Post n°1155 pubblicato il
26 Gennaio 2009 da
pierrde
Enrico ha vissuto a New York per sei anni. Convinto da Gato Barbieri, nel 1967 parti' alla volta della grande mela con 300 dollari in tasca e senza sapere una parola d'inglese. Li conobbe i grandi del jazz e fece esperienze memorabili. Giusto un anno fa ottenne una scrittura di una settimana in un club della città, ed il proprietario volle che Enrico, oltre che con Stefano Bollani, si esibisse con un gruppo. Da li' l'idea di chiamare Paul Motian e Mark Turner, che già avevano collaborato con il trombettista, e Larry Grenadier conosciuto per la sua partecipazione ai gruppi di Brad Mehldau, Pat Metheny e dello stesso Turner. Il progetto si concretizzò grazie a Manfred Eicher nell'album che è da poco uscito e che rappresenta per molti versi, la summa artistica di Rava. Difatti il risultato finale è talmente forte che pare il logico lavoro di un gruppo affiatato che lavora insieme da molto tempo. Una naturale empatia tra i musicisti è la prima impressione di ascolto: Rava ha pescato nel proprio repertorio brani che calzano al meglio per i singoli protagonisti, dando come sempre pochi spunti melodico-tematici ed affidando alla creatività e alla fantasia di ognuno lo sviluppo conseguente. In questo il contributo di ognuno è al meglio delle rispettive capacità: raramente Bollani ha avuto un approccio tanto concentrato, senza fronzoli, diretto alla sostanza della musica. Paul Motian giganteggia dietro le pelli, con quella sua naturale capacità di essere avanti, sopra e sotto il ritmo senza mai perdere il tempo. Un continuo assolo, un accompagnamento stimolante e fuori dalle capacità di qualsiasi altro batterista. Mark Turner è un grande musicista più apprezzato dai suoi colleghi che dal pubblico: ha uno stile asciutto, per nulla appariscente, non concede niente allo spettacolo ma è straordinario per qualità, concentrazione e rigore. La maggiore derivazione stilistica del suo linguaggio è verso Warne Marsh, ma la statura di Turner è tale da renderlo ormai un modello da imitare per le generazioni successive . Grenadier è un contrabbassista lucido ed essenziale, la sua completa integrazione con Motian è uno dei punti di forza dell'album. Enrico ha un suono assolutamente originale, riconoscibile fin dalla prima nota. Frutto di grande lavoro e costanza, come spesso lui stesso si trova a sottolineare. Quando l'ètà avanza l'intelligenza del musicista consiste nello sfruttare quelli che in apparenza sono i punti deboli. Ecco che allora i tempi delle composizioni sono tutti medio-lenti e gli assoli più pacati che infuocati, carichi di matura consapevolezza, di tranquilla emozione. Non c'è traccia di ritmi altissimi, sovracuti e battaglie tra i fiati. Non ce nè bisogno, questi musicisti sanno donare brividi parlando a voce normale, quasi bassa. E' una conversazione confidenziale, intima, senza retorica e senza enfasi. Un album molto bello, degno suggello dei cinquanta anni di carriera di Rava.
V A L U T A Z I O N E : * * * * 1/2
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