Mondo Jazz
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IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 02/02/2009
Dopo una strepitosa carriera di quarant'anni e una vita travagliata, a soli sessant'anni se n'è andato John Martyn, eroe della chitarra folk. Nato Iain David McGeachy, Martyn già dalla metà dei Sessanta diventa una figura di riferimento per il modo di utilizzare la sei corde - una via di mezzo tra blues e country - tanto che nel '67 firma per la Island con cui pubblica "London Conversation", suo esordio discografico. Fanno seguito numerosi titoli, tra cui spicca il capolavoro "Solid Air", in cui lo affiancano prima l'ex moglie Beverly e successivamente il contrabbassista jazz Danny Thompson; nel '77 incide "One World" con la collaborazione di Lee "Scratch" Perry, introducendo stilemi che diventeranno propri del trip hop. Già da tempo Martyn sperimentava con il proprio strumento, collegando alla sua acustica effettistica inusuale come fuzz e phaser. Dopo il divorzio da Beverly, John attraversa un periodo terribile tra alcol e droga: il risultato è "Grace and Danger", suo album più scuro e sofferto, che Blackwell - suo produttore - non voleva nemmeno pubblicare. Gli '80 e i'90 sono anni di collaborazioni e nuovi album, diversi dal vivo; "The Church With One Bell" è invece un suo disco di cover del '98, in cui riarrangia pezzi di Portishead, Ben Harper, Dead Can Dance e altri. Con "Cobbles" (2004), Martyn torna al suono acustico, e nel 2008 viene premiato con i BBC2 Folk Awards; nel frattempo, nel 2003, aveva subito l'amputazione di una gamba e nonostante ciò continuava ad esibirsi in sedia a rotelle. Una grande forza di volontà, figlia di una vera passione. (FONTE: www.giornaledellamusica.it ) Martin ha solo dei lontani punti di contatto con il jazz ma è stato un musicista che ha comunque formato la mia generazione, mantenendo una originalità ed una coerenza ammirabili nelle traversie della vita. Nel suo album Inside Out ascoltai per la prima volta A Love Supreme di John Coltrane, che allora, ragazzetto innamoratodel rock, non conoscevo affatto.
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