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Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

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batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Messaggi del 23/07/2010

CIAO WILLEM, ADDIO HARRY

Post n°1561 pubblicato il 23 Luglio 2010 da pierrde

E' scomparso Willem Breuker uno dei più grandi musicisti europei, da oltre 35 anni alla testa del suo Kollektief, una delle band più divertenti e trascinanti in assoluto.

Il Willem Breuker Kollektief è uno dei più raffinati ensemble Europei attivi nel campo della musica contemparanea e improvvisata. La sua musica è una commistione di generi che taglia attraverso diverse linee musicali tradizionali, combinado jazz e musica classica con diversi generi popolari come marce da banda e musica da circo o passi di danza e musica per film o teatro. Sebbene il proprio repertorio si basi soprattutto su composizioni di Breuker, non mancano brani di Haydn, Prokofiev, Grieg, Mussorgsky, Satie, Weill, Gershwin, Morricone nonché quelli dei componenti del Kollektief.
Fondato nel 1974, il kollektief comprende undici musicisti professionisti che contribuiscono attivamente alla creazione del suono collettivo con la loro vivacità improvvisativa. Negli ultimi vent'anni il Kollektief ha fatto numerose tournée in Europa Occidentale e Orientale, negli Stati Uniti, Canada, Messico, Russia e India, con una media di cento concerti all'anno. Il Kollektief ha al suo attivo otto cd, numerose performance radio e televisive e un proprio festival annuale in Amsterdam. La biografia di Willem Breuker è stata pubblicata in Francia e in Olanda; egli ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti tra cui il prestigioso Bird Award nel 1988.

Così lo presentava Marcello Lorrai in occasione del festival Novara Jazz il mese scorso, dove il gruppo suonò senza il leader, malato già da tempo: "Al nuovo jazz europeo che con una estrema sottolineatura dell’elemento improvvisativo è emerso negli anni sessanta, i Paesi Bassi hanno assicurato un contributo decisivo: con lo slancio incondizionato di un nutrito ambiente musicale verso prospettive anticonformiste, con il protagonismo di numerose personalità di grande temperamento, e anche con alcune specificità nelle inclinazioni artistiche. Proverbiale la propensione teatrale del migliore nuovo jazz olandese: che d’altro canto meno di altri ambiti nazionali della free music europea ha nascosto il proprio profondo amore per il jazz americano più classico. Nato ad Amsterdam nel 1944, autodidatta, fondatore nella seconda metà degli anni sessanta con Misha Mengelberg e Han Bennink del cruciale Instant Composers Pool da cui si è poi separato nei primi anni settanta, Willem Breuker, da annoverare fra i capiscuola assoluti del jazz europeo di impronta “radicale”, riassume nel suo lavoro musicale molti dei motivi che hanno fatto la grandezza del jazz olandese: eterodossia delle forme e perfetta padronanza del linguaggio jazzistico, rottura delle convenzioni e virtuosismo strumentale (clarinetto e sax) e compositivo, antiautoritarismo e impeccabile disciplina orchestrale, propensione ludica e invidiabile professionalità, sganciamento dai modelli americani ma non senza una profonda, affettuosa interiorizzazione del jazz d’oltreoceano. Senza dimenticare la dialettica di estremo individualismo e forte dimensione collettiva: Kollektief, si chiama appunto da quattro decenni la sua formazione, un nome a cui fa onore la presenza nelle file attuali della compagine di diversi dei membri originari. Occorre in effetti condivisione di intenti e affiatamento per quello che, intriso di sofisticata cultura europea d’avanguardia, senza nessun pregiudizio di una preziosa qualità musicale si offre come uno – in senso forte – spettacolo: che Breuker negli ultimi anni ha dovuto mettere in scena con maggiore parsimonia e a cui è un vero privilegio poter assistere."

Giunge da Londra la notizia che il trombettista Harry Beckett, un grande dello strumento e presenza costante nelle più importanti pagine della storia del free jazz britannico, è morto ieri all'età di settantacinque anni, dopo un infarto. Lo ricorda tra i primi e con grande affetto Mike Westbrook, che lo ebbe di frequente nella propria orchestra nel periodo fine anni sessanta-primi anni settanta: "We were very sorry indeed to read about the death of Harry Beckett. An incomparable loss, personally and musically. He was one of our greatest, and most distinctive trumpet players, and a totally committed jazz musician. We worked together a lot in the 60s and early 70s, especially in my orchestra. His solo on the last track of the Metropolis album is one to treasure. Thereafter Kate, I and Chris Biscoe often ran into him on the road, always a delight. Chris, of course, has been working regularly with Harry in small groups. At one point the two of them did a two-year stint with the Orchestre National de Jazz, in Paris. We are all going to miss him terribly."


 
 
 

APERITIVO IN MINIERA: PARTE AMBRIA JAZZ

Post n°1560 pubblicato il 23 Luglio 2010 da pierrde

Un inizio inconsueto per il festival valtellinese, con l'appuntamento di sabato 24 luglio nel pomeriggio a Lanzada alle 17 nella miniera di talco La Bagnada con il duo Non Posso Riposare costituito da Roberto Bartoli al contrabbasso e Paola Sabbatani alla fisarmonica e voce. La miniera, oggi museo, è importante testimonianza della storia estrattiva della Valmalenco, e si raggiunge solo a piedi con una passeggiata di circa 20 minuti , e chissà come sarà perplesso Bartoli all'idea di portare il suo strumento su per la valle....

Sullo scambio di esperienze tra il festival valtellinese e quello sardo di Berchidda, il famoso Time in Jazz, pubblico una interessante intervista a Paolo Fresu.

 

Intervista a Paolo Fresu Venerdì 25 giugno a “Radioattività”

A cura di Paolo Redaelli

 

PR – Siamo al telefono da Montreal con Paolo Fresu, ciao Paolo, ti strappiamo velocemente alle tue prove, stiamo parlando naturalmente di ambriajazz, volevamo sapere un tuo giudizio sulla manifestazione.

 

PF – Sono contento di partecipare a questa chiaccherata perché con Ambriajazz l’ho vista un po’ nascere anche se io non sono stato mai presente, però dai racconti di Giovanni in qualche modo mi sento anche un po’ responsabile, perché viene al nostro festival (Time in Jazz) già da tanti anni ed è nata questa idea che in qualche modo è nata anche da lì. Quindi sono molto contento che Ambria sta funzionando bene e che anche io quest’ anno posso essere presente con un mio progetto, che poi non è esattamente solo mio ma è un progetto condiviso con Gianluca Petrella, Steven Bernstein e Marcus Rojas, che si chiama Brass Bang! Ed è questo quartetto di fiati che inizierà a fare i concerti proprio nell’ultima decade di agosto e siamo felici di partecipare anche al vostro festival valtellinese.

E poi c’è anche una produzione originale che porteremo tra Berchidda ed Ambria, lo abbiamo già fatto l’anno scorso quindi ormai c’è questo rapporto molto stretto e quindi sono molto felice di questo risultato.

 

PR – C’è un pezzo di Berchidda che arriva in Valtellina praticamente.

 

PF – Beh si già l’anno scorso avevamo coprodotto assieme un progetto tra musica e danza che era il progetto di Giorgio Rossi che ebbe un bellissimo successo e quest’anno coprodurremo invece uno spettacolo di Cada Die Teatro, una delle migliori compagnie teatrali della Sardegna con Giancarlo Biffi e Pierpaolo Piludu e quest’anno a Berchidda il tema è l’aria, l’anno scorso era il tema dell’acqua, ci sarà un fischiatore nonché pianista, Tommaso Novi e quindi farà le musiche di questo spettacolo e sarà prodotto in prima istanza proprio ad ambriaJazz e poi verrà portato a Berchidda nella la metà del mese di agosto.

 

PR – Certo una cosa molto originale e molto interessante per questo festival che ha un po’ l’ambizione di voler dire qualcosa di diverso nel nostro panorama musicale.

 

PF – Beh mi sembra che lo stia già facendo, nel senso che è un festival che nasce con delle idee molto chiare con delle ottime prospettive e anche che si interroga con il rapporto sul territorio. Io penso che questa sia una delle nuove chiavi di lettura dei festival, cioè non basta fare un festival di jazz, non basta fare della buona musica, ma bisogna anche interrogarsi soprattutto in un posto piccolo, come il vostro e come il nostro anche sul senso dell’ organizzare una manifestazione musicale in un territorio che può offrire molto dal punto di vista culturale e turistico e quindi utilizzare la musica anche come grimaldello per aprire altre strade. Mi sembra che questo sia uno degli aspetti più importanti delle manifestazioni come la nostra e delle manifestazioni come la vostra.

PR – E su questo fronte Giovanni ha lavorato già da un paio di anni molto bene.

PF – Credo di si, mi sembra che i risultati siano già ottimi, io ho seguito un po’ attraverso la rassegna stampa anche la manifestazione dello scorso anno anche un po’ dai racconti di Giovanni. Sembra che i primi passi siano stati fatti molto bene ed è di buon auspicio perché quando le prime pietre sono poste molto bene si può costruire un palazzo molto alto e spero sarà così anche per voi

 

PR – Perfetto grazie Paolo per aver trovato tempo, aver sottratto tempo alle prove e naturalmente ti aspettiamo il 31 luglio in Valtellina a Sondrio.

 
 
 
 

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