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Mondo Jazz

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Messaggi del 13/01/2011

LA MUSICA E' EMOZIONE

Post n°1732 pubblicato il 13 Gennaio 2011 da pierrde

 


"Scrivere di musica è come ballare di architettura" diceva Frank Zappa, uno che notoriamente se ne intendeva e non le mandava a dire. Se ingrato è il mestiere del critico musicale, che però è pagato, almeno lui, per assemblare le sue impressioni in forma leggibile, del tutto perdente ed inutile sembra essere lo sforzo del blogger.

Perchè allora insistere nel dare voce alle emozioni e ai sentimenti che un arte immateriale come la musica riesce a suscitare nel profondo di ognuno ? Per passione, certo, per il piacere della scrittura, per quella forza che diventa bellezza, per tentare di comunicare almeno in parte il groviglio di colori, sentimenti, immagini, che una grande musica suscita negli animi più sensibili.

La passione è un dono innato, ma qualsiasi persona è in grado di cogliere la luce, la forma, il ritmo, il respiro di una pagina musicale. E' sufficiente che si fermi, si stacchi e lasci scorrere il flusso sonoro dentro di sè. Tutti provano emozioni e la musica provoca emozioni, quindi la musica è per tutti.
 

 


Ma non tutti sono nelle condizioni di conoscere ed apprezzare il meglio. Al contrario, la maggior parte delle persone si ferma al primo stadio: musica da consumare, musica di sottofondo, musica per estetismi, musica per non pensare.
Se mi si passa il paragone, imparare a discernere in campo musicale è come andare in bicicletta: all'inizio si comincia con un mezzo qualsiasi, con una attrezzatura raffazzonata e con un chilometraggio limitato. 
Se la passione persiste, gli strumenti si affinano, dal pesante rampichino di 20 chili si passa ad una bici da corsa di 11 chili, i pochi chilometri diventano sempre di più, si prova anche il percorso in salita, infine si raggiunge una condizione fisico-atletica che permette uscite di un certo rilievo.
Io ho iniziato prestissimo ad ascoltare musica, con i pochi strumenti che una modesta famiglia si poteva permettere. Gli anni della gioventù coincisero con l'esplosione del rock: Hendrix, Grateful Dead, Jefferson Airplane, Pink Floyd.
Ad ogni tappa conquistata mi chiedevo cosa ci sarebbe stato dopo. Ad un certo punto il rock non mi è più bastato, cominciavo a vederne i limiti, le scopiazzature, il respiro corto, l'anima commerciale che pian piano prendeva il sopravvento su quella artistica.
 
 

 

E' stato allora che prepotentemente sono stato attratto dalla musica del 900', il jazz e la contemporanea. L'allenamento è servito: comprendere e conoscere gli stili, i protagonisti e le evoluzioni della musica afro-americana è diventato una naturale prosecuzione del percorso intrapreso.
Lo stesso è successo anche con la musica classica, ma il motore ed il fine di tutto è rimasta quell'emozione iniziale, quel brivido che da significato alla conoscenza e alla passione e che naturalmente, non ha barriere ne etichette, può nascere da qualsiasi musica.
Il Koln Concert di Keith Jarrett che qui propongo in una versione con un accurato montaggio di tele rappresenta un incontro magico tra la bellezza della musica e l'immediatezza della fruibilità. Emozione allo stato puro in grado di scuotere qualsiasi animo senza bisogno di....allenamento.
E' successo molte altre volte naturalmente, ma l'album di Jarrett ha avuto un riscontro di vendite notevole come pochi altri album di jazz sono riusciti ad ottenere. 
La storia più o meno la conoscono tutti: si era alla fine di una tourneè europea, Jarrett era stanco e non era in condizioni fisiche ottimali. A Colonia trovò un pianoforte mal ridotto, con alcuni tasti addiritura inutilizzabili. Come sempre si sedette davanti alla tastiera senza una idea precostituita nè una scaletta per la serata. La musica inizio' a fluire naturalmente, con l'unica accortenza per il pianista di non adoperare i tasti danneggiati: ne usci' un capolavoro assoluto (a mio parere comunque non l'opera migliore di Keith), e per fortuna che Manfred Eicher, il patron della ECM, aveva la buona abitudine di registrare ogni concerto, altrimenti oggi non potremmo godere di tutto ciò. 
Una miscela di caso, fortuna, e talento.  
 


 
 
 
 

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