Mondo Jazz
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 02/05/2011
Post n°1843 pubblicato il 02 Maggio 2011 da pierrde
Il concertone oramai tradizionale del 1° maggio ha sempre regalato spazi ristretti agli appassionati di jazz, ma ad ogni modo ha comunque acquisito i tratti di una festa di gioventù e di musica e come tale è uno spettacolo da godersi anche in casa. Proprio per come si è caratterizzato nel tempo e per la formula del palco rotante è difficile che il concerto possa essere qualcosa in più di una vetrina per gli invitati e di una abbuffata di musiche spesso assai differenti tra loro per gli spettatori. Senza aspettarmi niente di particolare anch'io ho provato a dare un'occhiata a quello che il video mi trasmetteva nelle ore serali. L'impressione che ne ho tratto è che le vicende musicali che si alternavano sul palco non facevano che riflettere lo stato del paese: vecchio, arretrato, provinciale e sfilacciato, esattamente come le proposte musicali ed i musicisti che passavano. Il "rock" italiano (mi si passi l'eufemismo) è come la politica italiana: i volti sono gli stessi da sempre, le idee anche. Certo qua e la qualcosa di interessante lo si è anche visto, ma complessivamente è stato l'ennesimo spettacolo prevedibile e noioso, e questo nonostante un Neri Marcorè frizzante, bravo e duttile come pochi. Un ritratto impietoso che però coniuga bene la realtà dello sfacelo in atto nel paese. Tre sindacati spaccati tra chi a priori firmerebbe qualsiasi trattato e chi rifiuterebbe anche il miglior contratto. Grazie al cielo Susanna Camusso mi pare donna pragmatica e poco incline a fare ideologia; gli altri due segretari hanno i tratti tipici delle macchiette da avanspettacolo, poco credibili nella loro enfasi. Difficile capire poi la retorica dell'unità d'Italia: se nasce da una reazione a quella parte politica che scelleratamente predica la secessione o se improvvisamente il nazionalismo tipico dei cugini d'oltralpe ci ha contagiato. Quando ho letto che anche a Umbria Jazz ai musicisti italiani verrà chiesto di suonare, seppur a modo loro, l'inno nazionale , dapprima mi sono fatto una risata incredula e poi ho commentato che forse, più che l'inno di Mameli, sarebbe opportuno un minuto di silenzio vista la devastazione morale e politica. Mi è parso sprecato il Morricone che arrangia inni e canti, ho trovato il suono di molte band vecchio di decenni, insopportabili i cantautori che si fotocopiano, ma anche imprevedibilmente accattivante Gino Paoli che canta Va Pensiero, i bottari di Enzo Avitabile frizzanti e divertenti, Rino Zurzolo, l'unico jazzista passato dalla piazza, sempre in grande forma. Continuo a pensare che il Concertone ha esaurito il suo compito, che andrebbe ripensato completamente, ma ovviamente chi tira le fila dell'organizzazione ha ben altri problemi e interessi che non siano la musica e la sua qualità. E allora va bene cosi', siamo il paese delle occasioni perdute, una in più una in meno.... |
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