Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 24/11/2011
Post n°2031 pubblicato il 24 Novembre 2011 da pierrde
Mentre la piattaforma di Splinder dopo voci ricorrenti annuncia la chiusura (andate a leggere il post di Jazzfromitaly per farvi un'idea), Libero sembra continuare indisturbato la sua marcia di primo portale italiano. In passato ho espresso più volte i miei dubbi sui criteri con i quali viene gestito lo spazio notizie e blog: in primo piano sopratutto non-notizie purchè attinenti a sesso o a gossip. Come al solito l'imbecillità premia, e spesso sono stato tentato di migrare, vista anche la scarsa scelta grafica, le limitazioni sull'inserimento di video e widget e ancor più di files musicali. Non l'ho (ancora) fatto sopratutto per mancanza di tempo: passare dalla padella alla brace non sarebbe intelligente e per fare una scelta oculata ci vuole la materia prima che mi manca di più: il tempo. In compenso da qualche mese la redazione di Libero mi scrive invitandomi a diventare un utente Gold User, una "promozione" contrabbandata come maggiore visibilità e più importanza. Tradotto in soldoni invece significa sopratutto inserire avvisi pubblicitari nel blog che "potrebbero consentire al blogger di guadagnare (.....) con la sua attività ed il suo impegno". Non faccio il blog per guadagnare, ma solo per esprimere la mia passione più forte. E, purtroppo, mi basta andare su siti molto più importanti e visti del mio e gestiti da professionisti per trovare accanto ad articoli che parlano di jazz le pubblicità più idiote (Biglietti per il concerto di Laura Pausini e amenità similari). Io questo ve lo vorrei risparmiare.
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Post n°2030 pubblicato il 24 Novembre 2011 da pierrde
Ovviamente tutta la rete che si occupa di jazz in questi giorni pullula di ricordi del grande batterista. Un lungo e articolato servizio lo ha fatto Peter Hum, l'autore del blog collegato al quotidiano canadese Ottawa Citizen, che ha intervistato molti musicisti. Un sunto, in inglese, lo si trova anche sul nuovo e sempre più autorevole Mi Piace il Jazz di Elfio Nicolosi. Io ho trovato invece un annedoto scritto dal sassofonista Ellery Eskelin sul suo blog, in cui parla del suo incontro con Paul e della stima che da allora ha sempre accompagnato l'immagine del musicista e che riporto a fine post in lingua originale. Anch'io naturalmente ho un ricordo personale di Motian e non è legato ai pur eccezionali concerti in cui l'ho potuto ammirare più volte; troppo giovane per averlo potuto vedere all'opera nel trio di Bill Evans o, successivamente, nei gruppi di Jarrett, il mio primo ricordo è legato a quel meraviglioso trio che Paul mise in piedi con Joe Lovano e Bill Frisell. Eppure l'episodio che più rammento è una intervista, non ricordo nemmeno dove l'abbia letta, in cui Motian parlava della sua vita privata. Del suo matrimonio e del fallimento seguito, della rinuncia ad altre storie e successivamente alla scomparsa prematura della ex-moglie, alla quale comunque è rimasto sempre fedele. Una storia amara, una storia vera, che mi ha fatto apprezzare ancor più un musicista che ho sempre ammirato. Paul Motian passed away this morning. One of the great drummers in jazz, he was to me one of the world's deepest improvisors and one of the most individual musicians I have ever heard on any instrument. I think back to an evening in the mid '80s when I had the good fortune to play a bit with him. I had just come from an afternoon jam session with some friends. We were playing standards. And it was feeling a bit routine. At a certain point during the session I felt the need to break out of the musical web we were spinning and almost as a joke, I decided to take an entire solo that was completely free rhythmically while still making the changes in time. As it happened my little joke actually seemed to invigorate the music. I might have simply treated the experience as a curiosity had I not decided to head over to the 55 bar on Christopher street in the Village. Guitarist Leni Stern was playing her regular Sunday gig and she would always let me sit in. That evening she had hired Paul Motian to play drums with her. I was surprised and excited at the prospect of playing with him for the first time. With the effect of the afternoon session fresh in my mind I approached the music in just the same way. The effect of this looser playing had been interesting and unexpected during the afternoon session but now with Paul it was much deeper and richer. When I think back on it over the years I realize that at that moment in time Paul was probably the most perfect musician on the planet that I could have played with to validate and solidify this approach. His phrasing was so fluid and yet his internal pulse and feel so strong that I was able to play anything I heard and have it fit the music just the way I wanted it to. I can say with no exaggeration that this was a true musical epiphany. It was as if a door had opened. I walked through and never looked back. Everything I've done since then has come out of that one seemingly casual but quite intense (and amazingly fortuitous) experience. Paul and I spoke about playing again but that never quite came about. I would go to hear him play and come away completely inspired each time. Some of the early music I wrote for my band came directly after hearing a set he did at the Village Vanguard in the mid '90s. We would cross paths on the road from time to time. In more recent years I began writing him letters, sending him music. Last time I saw him was at the Vanguard almost a year ago. He sounded amazing as usual. And he looked as if he had another twenty or thirty years in him. During the break I had a few moments to speak with him privately and I reminded him of that night some twenty odd years ago and told him how much he and his music meant to me. I'm so glad I had the chance to do that in person. The world feels different without Paul Motian in it…
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Ieri sera, con quel freddo, la nebbiolina e l’umido tutto mi andava ma non di uscir da casa. Rivestirsi, montare nella macchina fredda, e “smacchinare” un tot dopo che lo avevi fatto per andar al lavoro. Ma l’occasione era troppo ghiotta. C’era Christian McBride al Bluenote, a Milano, in trio. Ora non era solo la mia smodata passione per il contrabbasso (faccio sempre e ancora a botte con lo strumento per essere il più grande somaro planetario vivente!) che mi portava là, ma anche e soprattutto la voglia di sentire del jazz DOCG al 100%, e nonostante la scortesia tipica di chi lavora al Bluenote, e il costo altissimo, era DIFFICILE PERDERE L’OCCASIONE! Perché sì, il mondo è bello perché è vario e quindi oggi, come in passato, il jazz sfugge ad ogni confine ed inscatolamento, e ingloba in sé tutte le tendenze musicali che lo portano a lambire correnti musicali anche distanti da sé (folk, musica da camera, frullati-di-tutto-un-po’……un nome? Bollani!, eccetera) ma quando ti propongono il bel vecchio suono del jazz “centrale”….lo volete chiamar mainstream? Vabbè….ma ci siam capiti…..chi sa resistere davvero? Ed infatti non mi sbagliavo. Il trio è una macchina da swing autentica! Mi direte…che noia! Deja vu….e via di seguito, ma al sottoscritto bidello questo genere di jazz piace da morire! Giusto o sbagliato che sia quando questa girandola del Trio attacca un blues classico, beh….inizi ad avere la corrente elettrica sotto le sedie (scomode) del Bluenote….e poi se ci ragioni ti accorgi che ‘sto blues non è così sentito e scontato come ti pare di primo acchito. Per non parlare poi di una mirabile versione della mille volte sentita My Favorite Things che vira anche ad accenni free ma la bravura, la giocosità (McBride si vede lontano un miglio che si diverte da pazzi a suonare sta roba con un “tiro” bestiale….), la preparazione inaudita, del Trio non te la fa dimenticare presto. Poi sulla playing list c’è Sophisticated Lady da urlo. Credetemi, non mi impressiona tanto la titanica marziana bravura stratosferica di Christian al contrabbasso….beh, se lo mangia lo strumento, quanto la potenza del suono che non è data credetemi dall’ampli grossissimo Marc Bass, a 4 coni, ma dalle sue dita che tirano ‘ste corde sino a far credere che si rompano! E’ un suono “nero”, grosso, celestialmente nasale, potentissimo nei forti ma anche leggerissimo nei pianissimi….ha talvolta appena accennato a suonare. E bello sia nei velocissimi uptempo da capogiro, che nelle ballads più morbide e suadenti. Non da meno il pianista, meno di vent’anni! Mi par che si chiamasse Peter Martin, e il batterista, Ulysse Owens, che par un Elvin Jones reincarnato, con l’eleganza di un Max Roach. McBride lo sentii la prima volta per puro caso in un brano in trio con il vecchio capostipite del contra, Milt Hinton, e di spalla Ray Brown, il Signore dello strumento ed appunto Christian a far da terzo. Non un caso per niente. E’ l’erede migliore del grandissimo Ray Brown. Tra l’altro di un’educazione e di un’umiltà notevoli: sul palco si è sperticato di ringraziamenti per un Bluenote neanche tanto pieno. Ahi noi! Se questo Trio non piena neanche un Bluenote, come faranno i giovani jazzisti a far cassa? Mi chiedo che spazi veritieri possa avere tanto jazz frullatore-di-mille-stili-diversi quando questo jazz dimostra d’essere vivo e vegeto come mai? Per un nostalgico come me, pochi. Ma capisco i gusti altrui e li rispetto pienamente. Nel frattempo, chi ha voglia, tempo e curiosità, il Trio andrà a suonare credo a Bologna al jazz festival. Swing for ever! (Recensione di Danilo Fabbroni) |
AUTORI DEL BLOG
Andrea Baroni
Fabio Chiarini
Roberto Dell'Ava
Franco Riccardi
Ernesto Scurati
Inviato da: Less.is.more
il 24/08/2019 alle 11:46
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Inviato da: Piero Terranova
il 13/07/2019 alle 20:06
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Inviato da: juliensorel2018
il 12/10/2018 alle 15:21