Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Messaggi del 26/11/2011

IL PIANISTA INNAMORATO

Post n°2036 pubblicato il 26 Novembre 2011 da pierrde

Giacomo Pellicciotti su La Repubblica di oggi intervista telefonicamente il grande pianista americano.

Un testo dai toni rosa, leggerete poi, e infarcito di titoli acchiappa-lettori (I miei consigli a Hendrix e Joplin) ma ben poco significativi nella sostanza. 

Informazioni utili: l'arrivo di un nuovo album live per lo Standard Trio e di una registrazione classica, ancora però da sistemare prima della pubblicazione.

Ecco l'intervista:

 

Proprio quando sembrava essersi smarrito in un labirinto di ossessioni, mali e amori perduti, Keith Jarrett ha ritrovato il sorriso. Il pianista geniale si è innamorato di nuovo a 66 anni. Dopo la dura batosta della sua rara malattia, la sindrome da fatica cronica che gli aveva fatto temere di non poter più suonare, dopo l´abbandono traumatico della moglie Rose Anne dopo trent´anni di matrimonio, ha scoperto in Giappone la sua anima gemella.

E che Jarrett abbia recuperato in pieno la sua vena creativa lo si sente già nei due dischi del nuovo album Rio, testimonianza dal vivo di un esaltante concerto di solo-piano tenuto lo scorso aprile a Rio de Janeiro. E´ questa la ragione per riannodare i fili con il problematico Keith, chiamandolo nella sua fattoria di campagna a Oxford, New Jersey, dove vive come un eremita dagli anni 70. Jarrett nella sua lunga carriera non ha mai degnato di attenzione la canzone brasiliana, come invece hanno fatto parecchi jazzisti famosi.

Forse non gli interessa? «No, mi piace molto. Se non la suono, è per rispetto, non ho le credenziali. Preferisco fare le mie cose, ma uso certe progressioni e ritmi della musica brasiliana. Se non la suono, non vuol dire che non la sento». E mentre si perde nei dettagli del concerto di Rio, il severo Keith di punto in bianco sbotta: «Ehi, la novità è che mi sono innamorato di Akiko, ci siamo incontrati come due persone qualsiasi, fa la segretaria in un´agenzia che lavora anche con i musicisti».

Ed ecco svelata la ragione della copertina gialla e rossa di Rio, sfumature insolitamente vivaci per un´etichetta austera come la Ecm. Oltre la musica, allora, ci sono altre cose per le quali vale la pena vivere? «Posso dire che ho avuto due mogli, due figli e fatto altre esperienze, ma con Akiko sento un feeling diverso, non vive con me tutto il giorno e mi sopporta dal Giappone. Siamo nati lo stesso giorno, anche se in anni diversi. A dicembre, per la prima volta in vita mia, ho fatto la dichiarazione d´amore a una ragazza con tanto di anello. Mi sono fidanzato ufficialmente e forse ci sposeremo presto. Non abbiamo ancora deciso quando. Con Akiko ci sentiamo al telefono almeno due volte al giorno».

Ha voglia di raccontarsi come una persona comune e non recitare per una volta il copione dell´irritante bastian contrario che interrompe i concerti se solo vola una mosca. Come sono stati i suoi inizi: è cresciuto in una famiglia digiuna di musica o di aspiranti musicisti? «In casa avevamo un malandato pianoforte verticale e da bambino rifacevo sulla tastiera i motivi delle canzoni che sentivo alla radio. A cinque anni mi ricordo vagamente di avere partecipato a un talent-show con la band di Paul Whiteman sul palco.

A otto ho avuto il primo vero piano e mia madre mi ha affidato a un insegnante che conosceva solo la classica». Come è arrivato al jazz? «A 13-14 anni già facevo recital in cui improvvisavo, ma è stato dopo, ascoltando i dischi di Oscar Peterson e Dave Brubeck». Con Jarrett non si può non parlare di Miles Davis, l´unico al quale concede di avergli insegnato qualcosa. «A diventare un band-leader migliore, e cioè a dire il meno possibile ai miei musicisti per stimolarli a inventare cose più personali che possano sorprendere anche me.

Ma anche io ho aiutato Miles. Voleva un approccio più funk nella sua musica da qualcuno che conoscesse bene il jazz. Chick (Corea) non glielo dava e io gliel´ho dato. La nostra collaborazione è stata breve, ma dopo Miles è stato sempre gentile con me». E´ talmente di buonumore Jarrett che si riconcilia per una volta anche con il rock. Lo frequentava da giovane, quando con il suo trio reinventava "My back pages" di Bob Dylan o "All I want" di Joni Mitchell.

E´ lui stesso a ricordare due episodi lontani: «Una sera Jimi Hendrix venne ad ascoltarmi in un club e mi confessò di essersi stancato del suo batterista (Mitch Mitchell, ndr). Ne voleva un altro più soul, forse io potevo aiutarlo, ma non si fece più sentire». Con Janis Joplin fu un incontro più importante. «Le dissi che mi piaceva la sua voce, ma sceglieva canzoni troppo old fashion. Secondo me ci volevano cose più rock. E lei mi chiese di lavorare insieme. Le promisi che l´avrei fatto, ma Janis morì troppo presto».

E´ nota la disciplina quotidiana che Keith dedica alla musica, esercitandosi al piano per ore, ma ci sarà anche un Jarrett ascoltatore? «Vado a periodi, ultimamente ascolto musica classica, ma dopo Rio non potevo smettere di risentire il mio concerto. Da solo al piano davanti al pubblico che aspetta è orribile cominciare, ma a Rio quella sera ho fatto tante soste e non c´è stato mai un calo di tensione». Infine Jarrett annuncia per il prossimo anno l´uscita di un nuovo live-album dello Standards Trio con Peacock e DeJohnette. Quanto al suo ritorno alla classica con un disco dedicato alle sonate per violino e pianoforte di Bach, tutto è nelle mani di Manfred Eicher, il lunatico producer della Ecm. «Io l´ho registrato, ma Manfred dice che ci vogliono alcune correzioni».

Fonte: 

http://www.micciacorta.it/home/naviga-tra-le-categorie/25-libri/5399-keith-jarrett-qi-miei-consigli-a-hendrix-e-janis-joplinq-.html

 
 
 

SAXOPHOBIA

Post n°2035 pubblicato il 26 Novembre 2011 da pierrde

Uno spettacolo musicale originalissimo ed unico al mondo che riporta in auge il periodo più straordinario del saxofono e del jazz: Saxophobia. “Nel 1844 Adolphe Sax inventa il saxofono. Col timore di essere derubato del brevetto, decide di presentarlo suonandolo nascosto dietro una tenda e…”. Inizia così, in una nuova edizione e con una nuova orchestra, lo spettacolo, che attraverso musiche, storie ed incredibili strumenti, racconta la storia dello strumento divenuto l’icona multiforme del novecento. Nel corso di 150 anni il saxofono ha subito una miriade di trasformazioni ed un numero impressionante di variazioni. Da anonima pipa di nichel, da parente lontano e bastardo del clarinetto relegato ad avvilenti manovalanze bandistiche, ha saputo trasformarsi nello strumento re del jazz capace di esprimere rabbia, desideri, sonorità ed umori più disparati.

Nella splendida cornice del Teatro Il Rivellino di Tuscania, il pubblico potrà ascoltare ed ammirare alcuni tra gli strumenti musicali più rari, inusuali e bizzarri mai costruiti: dal più piccolo saxofono del mondo, il soprillo di soli 30cm, al gigantesco sax contrabasso di oltre 2 metri, dal sax tenore diritto al Grafton Plastic di Charlie Parker, dal Conn O Sax ai saxorusofoni, dal Goofus Sax di Adrian Rollini al Mellosax di Snub Mosely, dal tenore Selmer MarkVI-Varitone di Sonny Rollins al tarogato, dai saxofoni a coulisse al sax tenore appartenuto all’inventore dello strumento Adolphe Sax.

Saxophobia è un viaggio straordinario nelle metamorfosi e nel variegato mondo dei suoni del saxofono. Un concerto-evento nel quale Attilio Berni, accompagnato dalla sua strepitosa orchestra, si esibirà con oltre 35 strumenti musicali diversi rendendo omaggio ai grandi esecutori del jazz che hanno abbracciato questo strumento, ridando vita alle passioni ed alle emozioni da sempre soffiate dentro questo “tubo misterioso”. Durante lo spettacolo sarà presentato in anteprima “Saxophobia-Live”: un fantastico cofanetto DVD per rivedere e riascoltare tutti gli stupefacenti strumenti e gli straordinari racconti di Attilio Berni.

Fonte: www.concertionline.com

 

 
 
 

HANS REICHEL R.I.P.

Post n°2034 pubblicato il 26 Novembre 2011 da pierrde

Avant-Garde Guitarist Hans Reichel Passes Away at 62

Wed, 23 Nov 2011 11:00:36

 

 

Hans Reichel—the criminally under-appreciated German experimental guitarist—passed away in his hometown of Wuppertal yesterday at the age of 62, according to a West German newspaper. Virtually unknown on this side of the Atlantic, Reichel was a self-taught guitarist who may be best remembered for his radical homemade guitars and his invented instrument, the Daxophone.

 

The Daxophone

 

Picking up music at an early age by teaching himself violin, Reichel (like just about everybody else) became enamored with rock music in the ‘60s, picked up a guitar and played in various blues-based groups before all but abandoning music to study graphic design (Reichel would go on to be a fairly well known typesetter). Reichel returned to music in the early ‘70s with his folky and unpretentious improvisational approach to the guitar differentiating him from the field of European improvisers at the time. His idiosyncratic take on the guitar drew the attention of legendary German avant-garde label, FMP, who would go on to release the majority of his work—much of which has never seen proper North American distribution. Reichel collaborated with a wide range of like-minded players, including cellist Tom Cora and guitarist Fred Frith.

Though he will never be a household name, Reichel’s contributions to the avant-garde are considerable and will be sorely missed by fans of forward-thinking music. Fare thee well, Hans.

Jeff Conklin  

Fonte: www.eastvillageradio.com

 
 
 
 

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