Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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violoncello, voce, Hank Roberts
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 10/12/2011
E' in libreria l'ultimo volume dello scrittore giapponese dal titolo enigmatico 1Q84, salutato da buona parte della critica come il capolavoro di Murakami. I suoi lettori abituali conoscono la sua passione per il jazz; a Tokyo ha gestito il Peter Cat un jazz bar, come si può vedere dalla foto in chiusura articolo. Spesso Haruki ha anche scritto del suo rapporto con la musica jazz. Ecco tradotti alcuni passaggi significativi di un suo articolo in inglese sul New York Times al quale rimando per la lettura completa con il link a fine post.
Nella musica, come in un romanzo, la cosa essenziale è il ritmo. Le persone continueranno a leggerti se il tuo stile è piacevole, naturale, continuo. Ho imparato l’importanza del ritmo dalla musica, soprattutto dal jazz. Poi viene la melodia, che in letteratura è l’ordine più appropriato delle parole per servire il ritmo. Se le parole servono il ritmo in modo piacevole e fluido, già non puoi desiderare di più. Ma poi viene l’armonia, i suoni mentali che supportano le parole. E infine la parte che preferisco: la libera improvvisazione. Attraverso qualche speciale canale, la storia sgorga liberamente da dentro. Tutto quel che devi fare è seguirne il flusso. La cosa più importante di tutte è l’altezza che raggiungi quando finisci il lavoro, la tua “esecuzione”, e senti che sei arrivato in un posto nuovo e ricco di senso. Se tutto va bene, riesci a condividere questa sensazione con i tuoi lettori, il tuo “pubblico”. Un punto di arrivo meraviglioso, che non puoi raggiungere in altro modo. “Non può esserci nessuna nuova nota – diceva il mio pianista preferito Thelonious Monk – Se guardi la tastiera, tutte le note sono già lì. Ma se dai a una nota un particolare significato, quella nota avrà un suono diverso. E riuscirai a scegliere proprio le note che ti servono.” Quando scrivo, queste parole mi tornano spesso in mente e penso: “È vero, non c’è nessuna nuova parola. Il nostro compito è dare nuovi significati e sfumature particolari a parole assolutamente normali.” È un pensiero rassicurante. Significa avere di fronte un territorio vasto e sconosciuto, ma fertile, che aspetta solo di essere coltivato.
http://www.nytimes.com/2007/07/08/books/review/Murakami-t.html
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Post n°2053 pubblicato il 10 Dicembre 2011 da pierrde
D Domenica 11 dicembre 2011, alle ore 11.00, presso il Teatro Manzoni di Milano (via Manzoni, 42), “Aperitivo in Concerto”, un altro protagonista del nuovo jazz mediorientale e beniamino del pubblico internazionale, il contrabbassista israeliano Omer Avital, a capo di un quintetto che ospita alcuni fra i migliori e più acclamati solisti sulla scena musicale newyorkese. Come ha scritto Andrea Scaccia per “Musica Jazz”: C’è tutto un mondo a colori nella musica di Omer Avital, contrabbassista nato nella piccola cittadina israeliana di Givataim. Un caleidoscopio di influenze che fa del compositore, arrangiatore e virtuoso del basso una delle realtà più brillanti della scena newyorkese. Sì, perché è proprio nella Grande Mela che Avital ha fatto il salto definitivo nel jazz che conta, incrociando l’ingombrante strumento con quelli di alcune delle personalità più convincenti che attualmente animano la scena downtown, come Mark Turner. Il suo jazz è pregno di umori e tradizioni provenienti dagli angoli più diversi del mondo, dal jazz classico alle indiscutibili influenze klezmer, passando talvolta – e senza troppi complimenti – per il Latin, con una disinvoltura onnivora che ricorda il Willem Breuker Kollektief. Musica vitale, che fa battere il piede, contagiati dall’energia della danza, componente imprescindibile degli show della sua band: «Quando compongo mi rifaccio a diverse tecniche e tradizioni: jazz, musica araba, classica, europea, latina. Fondamentalmente mi piace studiare le diverse declinazioni della musica per metterle al servizio della mia scrittura." Da tempo Avital, attraverso l’improvvisazione jazzistica, ha saputo riassumere nella sua musica le molteplici influenze presenti nell’incredibile melting pot israeliano: dalle sue radici nordafricane e yemenite sino al sofisticato cosmopolitismo del mondo yiddish trapiantato a New York, la musica di questo eccezionale contrabbassista riflette il dinamismo culturale di aree del mondo in cui l’arte sa donare speranza ai molti drammi della vita quotidiana. Fonte: Comunicato Stampa di Aperitivo in Concerto
Il contrabbassista israeliano Omer Avital, al teatro Manzoni domenica mattina per «Aperitivo in concerto», divide i jazzofili. Da una parte ci sono critiche entusiastiche, dall' altra una schiera di ascoltatori che trovano abbastanza risaputo il suo mainstream con inserti di sonorità mediorientali e klezmer. Forse la verità sta nel mezzo: Avital è certamente un ottimo solista e riesce a ricavarsi con intelligenza spazi da leader, ma possiede un profilo più debole sul piano della scrittura, che tende a scegliere strade piuttosto battute. Non dimentichiamo che un personaggio come John Zorn ha scritto e suonato brani straordinari partendo dalla cultura ebraica, ma con un' elaborazione infinitamente più originale. Esiste quindi una riflessione sulle possibilità di contaminazione fra jazz e sonorità tradizionali da parte di musicisti di quest' area (inclusi solisti arabi come il trombettista libanese Ibrahim Maalouf), che nel caso di Avital ha un esito più incline a un buon suono d' insieme che alla ricerca. Fonte: Fabrizio Guglielmini, Corriere della Sera |
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