Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 06/01/2012
Post n°2090 pubblicato il 06 Gennaio 2012 da pierrde
L'avvento del digitale terrestre ci ha riempito di molti canali spazzatura, ma, grazie al cielo, ci ha portato Rai 5, un canale attento alla cultura in generale e alla musica non solo commerciale. A pochi giorni dalla chiusura di Umbria Jazz Winter ecco uno speciale di un'ora circa che oggi ha permesso anche a chi ad Orvieto non c'era di farsi un'idea dell'accaduto. Ovvio che il filmato potesse ricreare solamente in parte l'atmosfera ed i personaggi di un grande festival e che non permetta di esprimere giudizio alcuno sui concerti presentati dato il minutaggio irrisorio dedicato alla musica. Meno ovvio che la scelta dei musicisti raccontati e ascoltati abbia privilegiato spesso i meno interessanti a scapito ad esempio di Stan Tracey, Gonzalo Rubalcaba, Lydian Sound Orchestra o dello stesso Paolo Fresu. Ma se una sola puntata non poteva coprire adeguatamente tutti gli eventi ci si chiede allora quali i criteri adoperati nella scelta dei personaggi da tratteggiare. Un ultimo appunto, non nuovo per chi mi legge con regolarità: come (quasi) sempre l'omaggio alla musica leggera italiana, in questo caso quello a Celentano, mi ha fatto rimpiangere l'originale pur con solo due brani ascoltati. Guardando l'organico schierato non ho fatto a meno di pensare a quanto talento sprecato in un progetto di dubbia originalità e riuscita. Evidentemente le esperienze passate non insegnano nulla e la storia si ripete: quanti sono gli omaggi alla musica leggera italiana che si possano considerare riusciti ? Considerando la quantità dei progetti in circolazione la percentuale è bassissima e credo dovrebbe indurre a maggior prudenza i nostri musicisti. Il discorso vale anche a livello internazionale: quante brutte riletture di musica pop o di altri generi sono state stampate a fronte di capolavori come le musiche di Hendrix rilette dall'orchestra di Gil Evans ?
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Post n°2089 pubblicato il 06 Gennaio 2012 da pierrde
Intervista interessante quella concessa da Dave Brubeck a Giacomo Pellicciotti su La Repubblica del 4 gennaio. Qui alcuni stralci, il testo completo cliccando il link a fine post. Ha suonato il suo spettacolare cool jazz fino a un anno fa Dave Brubeck, fino a quando il cuore ha fatto i capricci e i medici gli hanno intimato lo stop ai concerti. Ma adesso, con un tocco di magia, il pianista che negli anni 50 fu tra i primi a contaminare il jazz con i rondò, le fughe e i contrappunti della classica, riemerge dalla leggenda con un'inedita prova del periodo d'oro: è l'inatteso doppio album Sony Their last time out del mitico Dave Brubeck Quartet con Paul Desmond, una delle band più amate dell'intera storia del jazz, degna di figurare per consenso popolare e qualità della musica accanto alle all-stars di Louis Armstrong, al Modern Jazz Quartet, al Gerry Mulligan Quartet con Chet Baker o ai quintetti di Miles Davis.
N Nei due cd ora editi viene presentata per la prima volta su disco l'ultima esibizione pubblica del celebre Quartet con Desmond al sax alto, Eugene Wright al contrabbasso e Joe Morello alla batteria. Scoperto l'anno scorso dal produttore Russell Gloyd nei cassetti di casa Brubeck, il prezioso nastro registrato durante una serata benefica all'Hotel Hilton di Pittsburgh il 26 dicembre 1967 lascia trasparire la libertà e la consapevolezza del "concerto finale" vissuto senza drammi né rimpianti. È un buon pretesto per rintracciare l'indistruttibile Dave Brubeck, che ha appena compiuto 91 anni e ha avuto tempo di godersi da vivo onori mai concessi prima a un maestro del jazz, dalle mani di Bill Clinton, di Condoleeza Rice che gli ha consegnato il prestigioso Benjamin Franklin Award o di Arnold Schwarzenegger che lo ha inserito nella Hall of Fame della California. Brubeck è stato tra i primi paladini dell'integrazione razziale negli Usa. Cancellò diversi concerti del suo Quartet perché l'afroamericano Eugene Wright veniva spesso rifiutato da club e teatri americani. Annullò persino un'importante apparizione tv perché i produttori non volevano il nero Wright. I In molti si sono chiesti come facessero ad andare d'accordo due tipi così diversi: l'etereo e quasi metafisico Desmond e il più concreto e comunicativo Brubeck, capace di violenti contrasti... Come facevate? « Paul e io eravamo molto diversi come persone, ma molto simili nel modo di pensare la musica. Avrei potuto anticipare dove stava andando col suo assolo. In molte interviste Desmond diceva che ero il suo pianista preferito. Tutto risale alla nostra prima volta insieme in un club vicino alla Stanford University in California. Da quell'esperienza capimmo che c'era un'alchimia unica nel nostro suonare insieme, anche se ci sono poi voluti alcuni anni prima che Paul entrasse a far parte del quartetto». Link: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/01/04/brubeck-inedito.html |
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