Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 12/03/2012
Post n°2182 pubblicato il 12 Marzo 2012 da pierrde
"Under the guise of “citizen journalism”—a term that covers a multitude of sins—anyone with an MP3 player and an opinion can now get equal footing with professional music journalists." (James Hale)
Esce domani il nuovo album di Esperanza Spalding,Radio Music Society, che potete ascoltare integralmente sul sito della radio americana NPR: http://www.npr.org/2012/03/11/147979893/first-listen-esperanza-spalding-radio-music-society?ps=mh_fl Per onor di cronaca, e per avvalorare la tesi di James Hale, giornalista e critico del Down Beat, dico subito e chiaramente che si tratta di un album pop, patinato e pregevole nei testi e nella costruzione quanto facilmente e immediatamente dimenticabile nella sostanza. Insomma un prodotto dell'industria e non dell'arte. Ma questo è il mio parere, quello di un "citizien journalist" sempre per parafrasare Hale. Il quale nel suo blog, Jazz Chronicles, riporta l'intervento scritto per l'annuale conferenza della Association of Writers and Writing Programs, in cui appunto detta le giuste regole per scrivere di musica. Una specie di decalogo stile dieci comandamenti, i più ampiamente condivisibili, da seguire prima di mettere le mani sulla tastiera. Hale pare prendersela con colleghi dalla vocazione dubbia o estemporanea, con un magazine americano (Spin) che ha sostituito le recensioni musicali con giudizi ripresi da Twitter e, presumibilmente, con il proilferare di bloggers che (s)parlano di musica (ehm...). Difficile non essere d'accordo con lui, ma forse Hale non vede quella che a mio parere è la vera discriminante tra giornalisti e dilettanti: il profitto. Il blogger scrive per passione, spesso con insufficiente cognizione, con sintassi e lessico improbabili, con fuoco invece che con equilibrio. Ma lo fa disinteressatamente, e se non ha costanza e capacità di presa finisce inevitabilmente per mollare dopo poco. Il critico musicale non è sempre un professionista inappuntabile: qualche volta antepone l'interesse privato. Quante recensioni taroccate, album e musicisti osannati in maniera sospetta, festival dal programma demenziale portati in palmo di mano (è difficile sputare nel piatto dove si mangia....), insomma un vero campionario di nefandezze che mi farebbe venire il desiderio di scrivere dei contro-comandamenti da sottoporre a Hale. Giusto per far capire che l'appassionato anche se è solo un dilettante non sempre ha le fette di salame sugli occhi....
http://jazzchronicles.blogspot.com/2012/03/professing-professionalism.html |
Post n°2181 pubblicato il 12 Marzo 2012 da pierrde
Reputato uno dei padri fondatori del jazz moderno, Charlie Parker fu uno dei musicisti più innovativi e influenti dell'intera storia del jazz. Dagli anni cinquanta ad oggi, il mondo della musica jazz (e non solo) si è trovato a dover fare i conti con l'influenza dell'opera di Parker. Molti musicisti trascrivevano e copiavano nota per nota i suoi assoli. Legioni di sassofonisti imitarono il suo stile e il suo modo di suonare. Come importanza, la figura di Parker è paragonabile forse solo a quella di Louis Armstrong: entrambi stabilirono quali erano i canoni definitivi dei loro strumenti per decenni interi, fecero compiere veri e propri balzi in avanti nella comprensione, nell'ideazione e nell'esecuzione musicale, e ben pochi non si lasciarono influenzare dai loro stili. In particolare la figura carismatica di Charlie Parker contribuì enormemente alla fortuna del sassofono contralto, spingendo sempre più appassionati verso questo strumento. La musica di Parker, considerata un tempo solo l'espressione artistica di una minoranza rivoluzionaria all'interno della comunità afroamericana, continua a essere studiata e ad influenzare la musica americana. (Wikipedia) « Non riuscivo più a sopportare le armonie stereotipate che allora venivano continuamente impiegate da tutti. Continuavo a pensare che doveva esserci qualche cosa di diverso. A volte riuscivo a sentire qualcosa, ma non ero in grado di suonarlo... Si quella notte improvvisai a lungo su Cherokee. Mentre lo facevo mi accorsi che impiegando come linea melodica gli intervalli più alti degli accordi, mettendovi sotto armonie nuove, abbastanza affini, stavo suonando improvvisamente ciò che per tutto quel tempo avevo sentito dentro di me. Rinacqui a nuova vita. » (Charlie Parker) |
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