Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi del 27/03/2012

E LA MONTAGNA PARTORI' IL TOPOLINO

Post n°2203 pubblicato il 27 Marzo 2012 da pierrde

A Torino c'era grande attesa (gonfiata da alcune polemiche sui giornali) per la presentazione del Torino Jazz Festival, fortemente voluto dall'assessore alla cultura del Comune Maurizio Braccialarghe: un grande evento di ambizioni internazionali, previsto dal 27 aprile al 1° maggio, di cui - fino ad oggi - poco o nulla era trapelato circa il programma.

L'attesa riguardava soprattutto i finanziamenti, con il timore che fossero toccati quelli relativi a MiTo Settembre Musica In conferenza stampa il sindaco Piero Fassino ha quindi subito messo le mani avanti, specificando come l'evento sia stato inteso «per aggiungere e non per sostituire». Braccialarghe ha poi specificato, auspicando un rientro in termini di visibilità e di turismo, come gli 890mila euro di budget siano coperti per il 65 percento da sponsor privati.

Il direttore artistico Dario Salvatori ha poi svelato l'intero programma: una sessantina di concerti gratuiti fra i due main stage - Piazzale Valdo Fusi e Piazza Castello - fra cui appuntamenti dedicati alla letteratura (al Circolo dei Lettori, con ospiti scrittori come Giuseppe Culicchia, Massimo Carlotto, Stefano Benni...), una rassegna cinematografica e molti eventi "fringe" per i club della città. Headliner - che testimoniano un certo gusto mainstream e un po' retrò da parte della direzione artistica - Buena Vista Italian Jazz (con Franco Cerri, Dino Piana, Renato Sellani...), YellowJackets, Ahmad Jamal, Dionne Warwick (con la Torino Jazz Orchestra), Ray Gelato, Billy Cobham, All Star Celebration of Lionel Hampton, Carla Bley e chiusura il 1° maggio con Lino Patruno, Chiara Civello, Trio Rosenberg, Memorie di Adriano con Peppe Servillo, Rita Marcotulli, Furio Di Castri, Javier Girotto, Fabrizio Bosso... e Stefano Bollani Danish Trio.

Un festival che Salvatori definisce "aperturista", che si somma ad un'offerta culturale già molto ricca a Torino e che sarà supportato da una campagna promozionale massiccia, per cercare di ovviare al poco tempo a disposizione.

Fonte: www.giornaledellamusica.it

Avevo seguito la difficile gestazione del festival con un post nelle scorse settimane. Allora

esprimevo perplessità sui tempi, sui modi e sui costi. Ora, a bocce ferme, il mio parere da

semplice appassionato è quello riportato nel titolo. Massimo rispetto per i gusti di Salvatori,

sicuramente molto lontani dai miei, ma voglio immaginare che sarebbe stato possibile fare

un uso migliore e con un costo inferiore dei soldi pubblici e privati. Non sono un organizzatore

ne ho esperienza di gestione di un festival. Le mie sono semplici considerazioni di un fruitore

comunque grato per la nascita di un nuovo spazio per la musica jazz.

Ma comunque, quasi 900 mila euro investiti per un programma cosi' modesto in proporzione

mi fanno tenere le .....Braccialarghe !


 
 
 

JAZZ DIALOG

Post n°2202 pubblicato il 27 Marzo 2012 da pierrde

In questi giorni seguo su diversi blog alcuni post con relativi dibattiti a mio giudizio più che interessanti. Inizio dal Festival Jazz di Bergamo del quale anch'io ho parlato per quanto riguarda la giornata di sabato 24 marzo.

Enzo Bettinello recensisce le tre giornate su Il Giornale della Musica, tra l'altro con notevole sintonia con quanto anche da me scritto, e traccia alla fine un bilancio del festival che mi sento di condividere pienamente.

Una discussione partita su A Proposito di Jazz e sviluppatasi anche su Mi Piace il Jazz riguarda l'importanza storica  della casa discografica Blue Note. Interventi di qualità  hanno elevato il livello fino a portarlo, credo, ad aver sviscerato a fondo la diatriba. Nessuno però, se non marginalmente, ha toccato il tasto delle scelte contemporanee della Blue Note, più improntate alla redditività che non alla qualità.

La pubblicazione dei risultati del Jazzit Awards 2011 ha dato vita su Jazz From Italy a delle considerazioni interessanti che si sono ulteriormente arricchite con gli interventi di Luciano Vanni di Jazzit e di Luca Conti di Musica Jazz. Mi sembrano particolarmente significative le parole di Conti, che esprimono una reale volontà di confronto e di cambiamento del magazine, idee dimostrate con la sua puntuale presenza sul web e disponibilità al dialogo. Credo che la storica rivista sia in buone mani.

Vanni difende la bontà e le scelte dietro al suo Jazzit Awards, e in effetti va riconosciuto che le storture della scorsa edizione a prima vista sono state corrette. A suo dire il referendum non ha volutamente preso in considerazione il web in tutte le sue ramificazioni per evitare conflitto di interessi. Può darsi, ma sarebbe bastato escludere dai risultati Jazzit ed i suoi redattori , il risultato non sarebbe stato completo ma certo significativo di una realtà ormai preponderante e impossibile da ignorare.

Infine sia su queste colonne che di nuovo su Mi Piace il Jazz si parla e si critica la figura di Cecil Taylor. Mi sembra opportuno ribadire che a prescindere dal gusto personale Taylor è a tutti gli effetti un personaggio che ha fatto la storia della nostra musica e come tale va considerato.

Di lui ho in memoria molti concerti: l'ultimo, a Reggio Emilia nel 2007, lo ha visto protagonista di un solo di circa mezz'ora talmente denso e impregnato di lirismo da spazzare via qualsiasi obiezione sulla sua leggibilità.

Ma nei miei ricordi Taylor lo associo all'ultima apparizione di Max Roach a Milano. Concerto in duo per la rassegna di Gianni Gualberto al Manzoni: oltre due ore divise in due set singoli ed in una parte finale in duo. Roach già camminava con passo incerto, ma seduto dietro pelli e cimbali era il gigante di sempre.

Taylor probabilmente più che un vero dialogo ha sempre cercato stimolo, supporto e intersezione con gli altri musicisti. Forse l'unico che è riuscito davvero ad avere un reale interscambio è stato Bill Dixon, ma memorabili rimangono gli album per Free Music Production in cui il pianista è colto dal vivo in un festival a Berlino a lui dedicato che lo vedeva ogni sera accompagnato da un diverso batterista. 

Sfolgoranti e bellissimi i duetti con Luis Moholo e Gunter Sommer: non solo energia, ma anche fantasia, suggerimento, suggestione. 

Tutti i link:

http://www.giornaledellamusica.it/

http://mipiaceiljazz.blogspot.it/

http://www.online-jazz.net/wp/

http://jazzfromitaly.blogspot.it/

L'acrilico che riporto come immagine si intitola Jazz Dialog, vedi il sito:

 

http://www.studio-beverast.de/overview/especially-jazz-art/

 
 
 
 

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