Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
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pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 27/04/2012
Post n°2239 pubblicato il 27 Aprile 2012 da pierrde
Una fotografia dello stato attuale del jazz italiano, analizzato attraverso le sue componenti, è quella che traccia Alceste Ayroldi su Andymag.com. Per chi minimamente è all'interno della vicenda nulla di particolrmente nuovo, ma comunque sia lettura interessante e stimolante. Propongo le conclusioni di Ayroldi rimandando al link del testo completo: Il jazz system italiano c’è, con le sue manchevolezze, con i suoi fraintendimenti e con le sue storie necessariamente legate alla politica e all’evoluzione dei tempi. Gli italiani il jazz lo sanno fare, alla pari di tanti altri e, alcune volte, anche meglio. Le case discografiche si danno un gran da fare, i manager altrettanto, così come gli uffici stampa, invece il mondo mediatico legato al jazz si muove ancora con il respiro grosso, mentre il web si scatena, forse anche troppo. Saltuariamente se ne parla su qualche rivista, inserto di qualche quotidiano, spesso per fare cenno, però, ai soliti noti italiani o stranieri. Un punto fermo sono le poche riviste specializzate: Musica Jazz e Jazzit, alle quali in passato se ne affiancavano altre che hanno dovuto gettare la spugna. Troppo poco per dare voce ad una musica ancora nascosta, bistrattata, ritenuta difficile dai più, snobbata o trattata con aria di sufficienza dagli amanti della musica classica. Eccoci quindi di fronte a un sistema piuttosto articolato e, per ogni settore, ben armato. Sarebbe bello far funzionare i vari componenti come un meccanismo, coordinare alcune attività, unire gli sforzi per poter raggiungere dei risultati condivisi da tutti, anche economicamente. Sfoderare le spade non per incrociarle in una guerra fratricida, ma per convincere le istituzioni (che spesso non hanno neanche contezza del jazz, salvo pensare allo swingettino da balera), i privati e anche il pubblico che il jazz fatto dagli italiani esiste, è di buona fattura, ricco di creatività, che esistono ottime scuole, ottimi management, eccellenti uffici stampa e valenti organizzatori e che tutto questo – sembrerà strano dirlo di questi tempi – può creare posti di lavoro, rendere felice anche economicamente un bel po’ di gente, creare cultura vera ed essere esportato all’estero. A bocce ferme, questo scenario potrebbe sembrare l’iperuranio platonico. Ma siamo sicuri che ciò non sia possibile? http://www.andymag.com/rubriche/radiografie-contemporanee/1598-alceste-ayroldi.html |
Post n°2238 pubblicato il 27 Aprile 2012 da pierrde
Orrori da Gustare è il titolo di una fortunata trasmissione televisiva del canale satellitare Travel & Living: il protagonista è un curioso e simpatico buongustaio americano che sperimenta i piatti più improbabili delle culture più diverse. Cosi' è possibile vedere in padella gli animali più estremi, dalle tarantole cambogiane alle uova di uccello con feto sviluppato, piatto concepito in diverse regioni del mondo. Le ragioni dello sbigottimento dello spettatore diventano quindi evidenti, esattamente come quelle dell'appassionato di jazz che passa un pò del suo tempo libero sulla rete a caccia di notizie e si imbatte in strafalcioni di vario tipo e natura, da quelli più simpatici a quelli più sospetti. Tra i simpatici c'è sicuramente la presentazione di questo video risalente al Festival di Sanremo del 1963: il povero Art Blakey viene linguisticamente maltrattato da una gentile presentatrice tanto sicura di sè quanto inadeguata sia nella pronuncia che nei concetti espressi. In compenso il concerto è splendido e da gustare per intero. La scorsa estate mi ero divertito a postare in più riprese estratti e spezzoni tratti dalla rete ma pubblicati perlopiù da quotidiani e relativi a recensioni dei numerosi festival italiani. E' un esercizio di ironia, senza nessuna canzonatura per l'autore, tutti potremmo vedere un nostro scritto estrapolato, giusto per sorridere e sdrammatizzare un ambiente già troppo serioso di suo. Ecco quindi alcune segnalazioni, alle quali in futuro aggiungerò nuove perle.... Di Gualazzi ho parlato nel post n. 2232, ma credo sia evidente che la fantascientifica bufala sia opera più dell'ufficio stampa che della testata che l'ha pubblicata. Una più grave, vista l'importanza ed il prestigio del quotidiano, è la recensione di Radio Music Society di Esperanza Spalding ad opera di Francesco Prisco sul Sole 24 Ore. Il nostro dopo una serie di ardimentosi parallelismi si lancia in un finale tremendo per chi ha a cuore la nostra musica: Se il jazz del futuro è questo, ci sono ottime probabilità che torni a essere la musica popolare delle origini. Mah, che dire, speriamo di rimanere impopolari a lungo.... http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-04-24/jazz-formato-song-radio-124040.shtml?uuid=AbDvhvSF Un percorso per molti versi terrificante, naturalmente però è solo questione di gusti, è esemplificato sul quotidiano on-line di Asti: come passare con immutato entusiasmo da Chopin ad Allevi con una tappa intermedia anche attraverso il jazz. A mio modo di vedere questo è sicuramente l'orrore del mese: Per chiudere una notizia tutt'altro che orrorifica: per tutti gli appassionati lombardi c'è la conferma che il Festival Jazz di Tremezzo ci sarà anche quest'anno. Le serate saranno tre, il 16 17 e 18 di agosto nel bellissimo parco comunale. I nomi ? Ancora presto.... |
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