Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 07/05/2012
Post n°2251 pubblicato il 07 Maggio 2012 da pierrde
Vicenza, questa settimana, è tutta jazz. Lo si capisce dai cartelloni gialli e arancioni che tappezzano la città, dai gruppi che suonano agli angoli delle strade e dalle facce un po' più strane delle solite che si vedono in giro. Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, ci ha pensato Elio (quello delle Storie Tese) a ricordarlo durante il maxi concerto di apertura di New Conversations presentato sabato sera in piazza dei Signori. E allora ecco che Stefano Belisari (all'anagrafe di Milano è registrato così dal 1961, Elio è un nom de plume ricavato dal titolo di una delle sue prime canzoni) si presenta sul palco in completo bianco e farfallina, un po' cameriere in Costa Azzurra, un po' mafioso a Brooklyn, mooolto crooner di grande orchestra, di quelle con l'insegna davanti a ogni musicista, che accompagnavano con grandi squilli di tromba Ella Fitzgerald o Frank Sinatra. Tutto dunque è rigorosamente e tremendamente “jazz”, per le migliaia di persone stipate in piazza: Mangoni, l'insider mascherato che dà corpo alle follie dei testi “eliani”, è “un monumento del jazz italiano”; il burlesque, genere porno soft portato da poco alla ribalta indovinate da chi, “affonda le sue radici nel jazz” e avanti così con un'insistenza che sfiora lo sfinimento. La cosa meno jazz di tutte, è la musica. Si perché, a parte qualche accordo del “giovane” Rocco Tanica che al piano fa finta di essere Duke Ellington e un paio di squillanti assolo di sax, gli Elii non rinunciano al loro stile particolare, diventato famoso proprio perché non ha un canone preciso ma si diverte a prendere a prestito (e in giro) i più svariati generi musicali. Si inizia – puntualissimi, alle nove spaccate, roba mai vista a un concerto rock – con la rutilante “Vendetta del fantasma Formaggino” che offre a Mangoni lo spunto per il suo primo raid mascherato e alla band il modo da mettere a punto il suono. Poi tocca a “Shpalman”, inno al supereroe che combatte i cattivi con un metodo tutto suo e a “Gomito a gomito con l'aborto”, accorato grido in difesa della donna che, chissà come mai, è stato rifiutato al festival di Sanremo. “Come gli Area” è un sentito omaggio al gruppo di Demetrio Stratos che mette in bella mostra le capacità camaleontiche di Elio e le sue Storie Tese. Con il brano successivo, “Plafone”, si passa al progressive con un una fuga dell'organo che non ha niente da invidiare ai Camel o ai Gentle Giant; “Disco Music” è un titolo che parla da solo e “T.V.U.M.D.B.” (acronimo di Ti Voglio Un Mondo Di Bene) se la prende in un colpo solo con le mode giovanilistiche dei lucchetti attaccati ai lampioni e con chi affida ai muri le sue pene d'amore. Il massimo della contaminazione è “Born to be Abramo”, fantasioso medley che contiene un paio di canzoni religiose (“Resta con noi Signore la sera” e “Esci dalla tua terra”), “Resta cu' mme” di Domenico Modugno, “You Make Me Feel” di Sylvester e “Born to Be Alive” di Patrick Hernandez. La parte ufficiale del concerto termina con “Parco Sempione”, grido di dolore per il solito crimine ecologico che contiene una strofa destinata a entrare nell'olimpo della letteratura italiana: “Piantala con 'sti bonghi, non siamo mica in Africa, porti i capelli lunghi ma devi fare pratica”. I bis invocati a gran voce regalano “Nudo e senza cacchio”, l'immortale “Pippero” (con un richiamo al Coro femminile di stato della radio e televisione bulgara che ben si attaglia alla “Fiera dell'Est” celebrata quest'anno dal festival) e “Tapparella” che chiude con l'irresistibile grido di “Forza panino!”, slogan insensato e quindi liberatorio urlato da tutta la piazza. Insomma, quel diavolo di un Elio e quei diavoletti dei suoi orchestrali (il citato Rocco Tanica al piano, i classici Cesareo, Faso e Christian Meyer alla chitarra, al basso e alla batteria, il tuttofare Jantoman agli altri strumenti e la vispa cantante Paola Folli) riescono ancora una volta a entusiasmare il pubblico. Merito della loro bravura, della magica coreografia palladiana e, come elegantemente ricordato da Elio, del fatto che il concerto era gratis. Fonte: Il Giornale di Vicenza
Domande spontanee: assodato che Elio non centra un pippero con il festival, possibile che agli organizzatori non sia venuto in mente qualcosa di più coerente e in sintonia con il programma ? Qualcuno ancora si illude che il pubblico che va ad ascoltare Le Storie Tese poi frequenti anche il festival ? Non sembra ai vari direttori artistici dei festival jazz che stanno pian piano snaturando le loro stesse creature ? Ah, non mi aspetto risposte, le so già ...... |
Post n°2250 pubblicato il 07 Maggio 2012 da pierrde
Dal 14 al 20 maggio torna a “invadere” il Quartiere Isola l’Ah-Um Milano Jazz Festival con la sua decima edizione , ancora più ricca di appuntamenti e grande musica. Come in passato il cuore della manifestazione è una nutrita serie di concerti jazz originali e innovativi, capaci di fotografare lo stato della scena musicale contemporanea e di porsi come elemento di collegamento fra tradizione e nuove tendenze. I punti cardine sui quali è costruito il progetto 2012 sono quattro: 1. I PROGETTI SPECIALI 2. “VIVI L’ISOLA CHE SUONA” 3. GLI EVENTI COLLATERALI 4. AH-UM KIDS I PROGETTI SPECIALI con i protagonisti del jazz Ah-Um 2012 coincide con la decima edizione del festival, che si conferma come uno degli eventi jazz più importanti e autorevoli della città di Milano. Per l’occasione la direzione artistica ha deciso di dare un messaggio incisivo, con un programma di quattro progetti speciali ed esclusivi. Tra questi, la serata inaugurale con il concerto del Larry Schneider Quartet, dedicata al locale Capolinea, storico “tempio del jazz” italiano in cui hanno suonato i più grandi musicisti internazionali. Al mitico Blue Note, invece, il quintetto del pianista Francesco Grillo, che presenta il suo ultimo lavoro con nomi del calibro di Andrea Dulbecco (vibrafono) e Nico Gori (clarinetto). VIVI L’ISOLA CHE SUONA un circuito per i progetti emergenti Anche nell’edizione 2012 il motto Vivi l’Isola che suona (nato dalla partnership con ViviMilano-Corriere della Sera) contraddistingue un circuito di concerti, organizzati in spazi polifunzionali, gallerie d’arte, music club e locali, dall’ora dell’aperitivo a notte fonda. La rassegna rappresenta il culmine di un attento monitoraggio su progetti di musicisti emergenti, ma già all’attenzione della critica e del pubblico, allo scopo di valorizzare e dare maggiore visibilità ai più meritevoli. GLI EVENTI COLLATERALI il jazz al centro dei linguaggi Per il terzo anno consecutivo il festival ha trovato la sua sede ideale in tutto il quartiere Isola di Milano, coinvolgendo oltre che jazz club e teatri, anche gallerie d’arte e spazi espositivi. Per il 2012 sono in cartellone tre mostre di pittura e fotografia, che inaugurano contemporaneamente con tre concerti live. Il fil rouge delle mostre è, naturalmente, la musica. Fotografia Sezione dedicata principalmente alla fotografia di spettacolo. Ha per protagonista un “veterano” del settore, che ha documentato la storia del jazz internazionale negli anni Sessanta. Accanto alle foto dei più grandi musicisti dell’epoca, ci sono testimonianze di un’altra grande passione dell’autore, la Street Art, con immagini “rubate” in giro per il mondo nel nostro millennio. Il filo conduttore? Una parola che è quasi sinonimo di jazz: improvvisazione. Arte Anche quest’anno è prevista una mostra collettiva, che comprende dipinti,istallazioni e opere grafiche ispirate alla musica o, più precisamente, al suono nell’arte. La personale, invece, è dedicata al jazz e ai suoi grandi protagonisti, rappresentati con grande immediatezza e originalità. Video La sezione, inaugurata nell’edizione 2011, sarà ampliata e arricchita di contenuti, che approfondiranno il rapporto tra il jazz e Milano in chiave documentaristica. Fondamentali, a questo scopo, le collaborazioni con Visual Container, distributore internazionale di video arte, e Storie Digitali, che ha prodotto recentemente il documentario Milano Modern Sound. Fonte: http://www.ecodimilano.com/festival-ah-um-milano-jazz-al-quartier-isola-dal-14-al-20-maggio.htm |
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