Mondo Jazz
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pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 04/07/2012
Post n°2310 pubblicato il 04 Luglio 2012 da pierrde
Non conosco personalmente Paolo Fresu ma ho avuto modo di vederlo suonare e sentirlo parlare decine e decine di volte. Ho perfino visto un documentario su di lui grazie ai canali Sky in cui Paolo era ripreso nella sua casa e parlava del suo rapporto con la Sardegna e la sua gente. Mi sono fatto una opinione, credo abbastanza azzeccata, di una bella persona, seria e modesta, assolutamente innamorata della musica e della sua terra. Lo scorso anno in occasione del suo cinquantesimo compleanno Fresu ha dato vita ad una manifestazione credo irripetibile: 50 concerti consecutivi in 50 locations differenti e con 50 diverse soluzioni musicali. Un tour de force inaudito, trasmesso in streaming in diretta via web, che ha permesso a migliaia di persone, me compreso, di assistere a buona parte delle serate comodamente seduto nel salotto di casa. Da quelle sessions sono tratti i 4 compact più il dvd che compongono la collezione de L'espresso/La Repubblica. Devo dire che mentre non ho avuto dubbio alcuno se acquistare o meno i cd, la mia reazione all'ascolto delle compilations è però diventata un misto di delusione e fastidio. Album che presentano una musica troppo frammentata, spezzoni di testi teatrali o letterari seguiti da brani di tenores sardi o di formazioni quanto mai diverse, non solo non riescono a dare una idea precisa di quello che è stato l'evento ma annacquano le idee ed evidenziano una palese mancanza di unitarietà nella proposta editoriale. Certo ne esce un ritratto di un Fresu quanto mai poliedrico, dai mille interessi e non solo musicali, ma la mia critica si basa proprio sull'aver visto in diretta buona parte dei concerti: non era meglio proporre i migliori, magari in dvd, lasciando perdere quella specie di macedonia frullata che invece ho tra le mani ?
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Post n°2309 pubblicato il 04 Luglio 2012 da pierrde
Grande successo di pubblico e qualche inevitabile mugugno anche a Montreal, dove ci si pongono più o meno le stesse domande che ci facciamo anche noi. Ecco la cronaca:
Più di due milioni di appassionati sono arrivati nella città più popolosa del Quebec, per la 33esima edizione del Montreal International Jazz Festival. Iniziata il 28 giugno e lunga un mese, con oltre 3mila musicisti e artisti provenienti da circa 30 paesi diversi, la kermesse canadese, riporta la Bbc, si autocelebra come una "enorme compilation che ha nel jazz il suo punto forte". A scorrere i nomi in cartellone, tuttavia, qualche critico ha azzardato: "Il jazz è morto". Sono in programma mille concerti e attività, la maggior parte gratuiti, in 15 teatri e in 8 palchi all'aperto. "E' una delle più belle feste della musica", ha commentato il direttore artistico Andre Menard. Tra le star che si esibiranno ci sono i big del jazz, tra cui Wayne Shorter, Stanley Clarke, Melody Gardot, Norah Jones ed Esperanza Spalding. In cartellone anche l'idolo pop canadese Rufus Wainwright e l'artista britannico Seal, nomi che hanno fatto storcere il naso ai puristi, che hanno lamentato un "annacquamento" del genere. "Il nostro festival include musica vicina al jazz, senza essere jazz", ha spiegato il direttore Menard. Il Montreal Jazz Festival è diventato un grande appuntamento da quando è stato lanciato nel 1980. Attorno all'evento, tuttavia, divampa la polemica sull'attuale stato della musica di New Orleans, con alcuni critici che danno il genere per defunto. "Il jazz era popolare negli Anni '40 - ha spiegato il musicista Tim Richards - poi è arrivato Elvis Presley e non è più stata la stessa cosa". Il professore Stuart Nicholson, autore di "Is Jazz Dead? (Or Has it Moved To A New Address?)", rimane ottimista: "L'impulso creativo del jazz si è trasferito dall'America all'Europa, si tratta di una fase molto interessante del jazz", ha spiegato. Fonte: www.tmnews.it |
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