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Mondo Jazz

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JAZZ & WINE OF PEACE

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batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Messaggi del 05/10/2012

CERRI E MORONI APRONO ATELIER MUSICALE

Post n°2416 pubblicato il 05 Ottobre 2012 da pierrde

 

Il concerto d'apertura della nuova stagione dell'Atelier Musicale ha un titolo curioso: è il rovesciamento di quello del primo disco del pianista genovese, Franco Cerri Introducing Dado Moroni, inciso per l'etichetta Dire nel 1979, a soli diciassette anni, nel quale il popolare chitarrista teneva a battesimo un musicista dal grande avvenire, che lo aveva profondamente colpito per l'estro, la tecnica e lo swing.

Dopo trentatre anni, nei quali Cerri e Moroni si sono talvolta incontrati sul palco e in cui il chitarrista ha dimostrato di prediligerne il linguaggio pianistico, L'Atelier li propone in un progetto organico, a cui prendono parte anche i due abituali partner del pianista, cioè una delle più rilevanti ritmiche del jazz italiano. Il repertorio sarà principalmente basato sui brani del grande songbook americano, ideale terreno comune per questo incontro musicale all'insegna dello swing e di un linguaggio legato al miglior mainstream jazzistico.

Se Dado Moroni, dal 1979 sino a oggi, si è conquistato un ruolo primario tra i grandi pianisti del jazz contemporaneo, collaborando con parte del gotha internazionale e delle figure storiche di questa musica, Franco Cerri (che nel prossimo gennaio compirà ottantasette anni) ha alle spalle una carriera lunghissima e piena di soddisfazioni, di cui ricordiamo le collaborazioni con Kramer, Intra, il Quartetto Cetra, Jim Hall, Chet Baker, Gerry Mulligan e tanti altri, oltre all'intensa attività di conduttore televisivo di pionieristici e importanti programmi dedicati al jazz. Superbo stilista, Cerri attraversa imperturbabile i decenni con intatta inventiva e classe esecutiva.

Sabato, ore 17,30 Auditorium Di Vittorio, Milano

 
 
 

ASCOLTATORI "TRANQUILLIZZATI"

Post n°2415 pubblicato il 05 Ottobre 2012 da pierrde

Q

Quando si ascolta o si parla di Keith Jarrett, ossia del monumento all’arte pianistica, bisogna sottolineare che mai nessun pianista nella storia del jazz già all’età di 31 anni aveva ricevuto dalla critica (senza non tante polemiche) l’appellativo di “narcistico”, che si ritiene gli fu attribuito inizialmente dal suo produttore.

Le manie, le paranoie alquanto “snob” ed anche quell’antipatico modo di porsi, contribuiscono a rendere grande ed alimentare la leggenda di questo che definirei uno dei giganti della musica jazz moderna che ormai da più di quindici anni sta disseminando molteplici successi lasciando intravedere, quasi esclusivamente agli occhi delle persone più esperte, il suo talento.

Personalmente considero Keith Jarrett un grande maestro che non vuole e non ha nessuna intenzione di socializzare con la gente comune mantenendosi a distanza (al contrario di molti) e dalla quale non vorrebbe neanche farsi guardare, figuriamoci “dialogare” oppure farsi toccare. Il suo dialogo è con il pianoforte che rimane (a tutti gli effetti) l’unico ed esclusivo modo di esprimesi.

Quello che lo contraddistingue dai tanti è la sua tecnica d’improvvisazione pianistica che abbraccia, oltre al jazz, diversi generi musicali (classica, blues e musica etnica) e, senza dilungarci a parlare della “crescita” artistica di Keith (o delle vicende personali) vorrei che l’attenzione del lettore sia concentrata sulle vere e proprie galoppate pianistiche, che tengono incollati l’ascoltatore alla realizzazione di “fantasie” che nulla hanno a che fare con altre melodie, con altri ritmi.

Un artista che è talmente attento al tipo d’ambiente (acustica) in cui deve esibirsi che, se non in perfetta armonia con i suoi gusti, si rifiuta categoricamente di suonare! Non vuole che nessuno tocchi il suo pianoforte e, personalmente, ne esegue l’accordatura! Manie di perfezione? Non vedremo mai Jarrett suonare il pianoforte in un palasport oppure in un ambiente con scarsa acustica!

Pertanto, solo un “selezionato” pubblico potrà accedere alle sue esibizioni dal vivo il tutto a discapito dei grandi numeri e della gente comune. Passando all’analisi di The Köln Concert si può ascoltare (e vi invito a notare) un Jarrett concentratissimo con le sue tipiche melodizzazioni che hanno risvolti incantatori ed a volte da rapsodia. Il fraseggio dei suoi arpeggi mi ricordano per certi aspetti quelli di una chitarra con un ricorso quali all’ostinazione che propone (comunque) un fascino tutto “jarrettiano” per me incandescente e pronto ad esplodere all’improvviso quando non te lo aspetti.

A volte sembra di essere in una scorribanda quasi martellante ma poi tutto tende ad addolcirsi per riproporre quel ritmo e quella melodia che rendono i brani di una magia da “mille ed una notte”. Si riconosce il tocco del pianista esperto che vuole ammaliare l’ascoltatore, conquistarlo, emozionarlo e stupirlo allo stesso tempo con pianissimi e clamorose fortissime incursioni che altri non rivelano il Keith Jarrett pianista con pochi rivali! Di musica classica non ho una grande esperienza ma questo Jarrett, a mio avviso e per molti versi tende a penetrare apertamente e proiettarsi anche“sconfinando” verso questo genere musicale.

In questa incisione (come d’altronde in tutte le altre) Keith riesce a “tranquillizzare” l’ascoltatore con quella sua autentica “maratona” pianistica che comunque si diversifica in ogni sua registrazione. Se dovessi sintetizzare il concerto in esame direi che si tratta di un armonioso equilibrio con dei diversificati piacevoli contrasti. The Köln Concert viene recensito dagli esperti come il più famoso album di jazz solo, con tre milioni e mezzo di copie vendute e solo questo basterebbe a far capire di quale autentica e raffinata bellezza sia l’incisione.

Fonte: www.musicyes.org

Chissà se gli ascoltatori di Koln Concert si sono "tranquillizzati"....Di sicuro gli appassionati di jazz invece si sono agitati e parecchio nel leggere un simile cumulo concentrato di sciocchezze e banalità. 

Questo articolo non è tratto da un sito che si occupa di cucina o di medicina, bensi', ma guarda un pò, di musica. Chi lo avrebbe mai detto..... 

 
 
 
 

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