Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 06/01/2013
Il nuovo anno comincia con il piede giusto se il primo album ad uscire sul mercato è di Rob Mazurek, fresco co-vincitore in compagnia di Wadada Leo Smith del referendum Top Jazz per il migliore musicista dell'anno 2012. E in queste Skull Sessions il trombettista opera una fusione di ensemble, assemblando la formazione degli Starlicker con il Sao Paulo Underground . Il progetto nasce a seguito della mostra itinerante We Want Miles giunta in Brasile nella città paulista. A Mazurek venne chiesto un contributo musicale per ricordare il grande Miles e lui, invece che riprendere temi del passato, ha composto nuovi brani riarrangiandone altri che nell'album scorrono senza interruzione alcuna affrescando una tela composita e immaginifica. A pieni orchestrali si suggeguono momenti placidi e liricamente contrassegnati dalla tromba del leader su un supporto di elettroniche e di percussioni estremamente misurato e coinvolgente. Il vibrafono di Adasiewiczed il flauto di Nicole Mitchell elevano il tasso di imprevedibilità, spesso sostenuti dal cavaquinho di Takara e dalla sorprendente sonorità della rabeca, una viola del nord-est brasiliano, che sposta con enfasi il baricentro del gruppo verso una fusion dai colori astratti naturalmente innestata nel processo orchestrale. L'omaggio a Miles è assolutamente riuscito proprio nella misura in cui la musica è sideralmente lontana dal suo modello ispiratore: ai ritmi funky sovraeccitati e parossistici del periodo post Bitches Brew si sostituiscono paesaggi urbani africaneggianti e poliritmici, ampi respiri lirici e contaminazioni di matrice folklorica. La cornetta di Mazurek poi è molto più sodale alle sonorità di Bill Dixon rispetto alla ineguagliabile pronuncia davisiana, e si fa ammirare nella varietà di timbri e di colori. Il primo magnifico album dell'anno. V A L U T A Z I O N E : * * * * |
AUTORI DEL BLOG
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Inviato da: Less.is.more
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