Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 13/02/2013
Post n°2587 pubblicato il 13 Febbraio 2013 da pierrde
Ho sempre avuto ed ho grande stima di Massimo Gramellini, un giornalista ed un autore capace di scrivere in punta di penna, con un'ironia devastante ed una particolare capacità di sintesi che rendono i suoi corsivi su La Stampa pungenti e irresistibili ed i suoi libri piacevoli e in grado di affascinare il lettore. Orbene, sul sito de La Stampa il giorno 11 è comparsa questa video-intervista del nostro a Ludovico Einaudi dal titolo : Cosi' nasce un'opera d'arte Con un pò di stupore mi sono messo alla visione e all'ascolto, il video dura poco meno di un quarto d'ora, sentendomi un pò parte in causa dato che da pochi giorni ho postato le mie impressioni sul nuovo album e sulla musica in particolare di Einaudi. Ovviamente il video ha riscosso centinaia di MI PIACE su Facebook, mi sarei meravigliato del contrario, ma alla fine dell'intervista non ho trovato nessun nuovo elemento in grado di farmi modificare l'opinione precedentemente espressa. Qualsiasi appassionato di musica classica e che conosca minimamente anche le opere di Glass, Reich o Riley non può che considerare Einaudi un surrogato economico di emozioni, un bignami ad uso del consumatore profano di ben altre profondità, un diluitore di concetti musicali annegati in brodo di melassa. Non discuto i gusti, la maggior parte delle vendite discografiche vede protagonisti personaggi che non sanno nemmeno suonare, ma considerare In A Time Lapse un'opera d'arte è un po troppo osè anche per chi ha profonda considerazione di Gramellini. Finalmente ho trovato un argomento sul quale mi dissocio da Massimo. Il nostro durante l'intervista racconta il commento scritto da una fans americana su Facebook: "la musica di Einaudi è nell'I-Pod di Dio". Accidenti, io ero convinto che in quel lettore ci fossero Bach, Mozart, Beethoven e anche Coltrane, Miles e Mingus. Einaudi al massimo starebbe bene in camera da letto, non si sa mai, capitasse un pò di insonnia.....
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Post n°2586 pubblicato il 13 Febbraio 2013 da pierrde
Cambia. Lentamente, ma cambia. Che cosa? La geografia dei locali milanesi la cui programmazione è interamente (o quasi) incentrata sul jazz. Ad affiancare nomi ormai collaudati - leggi il Blue Note e la Salumeria della Musica -, crescono nuove realtà accomunate dalla passione per la musica che ha reso grandi Davis e Coltrane. Come, per esempio, il Memo Restaurant di via Monte Ortigara 30 (in zona piazzale Martini, non lontano dal passante ferroviario Porta Vittoria), un ex cinema (in passato sede provvisoria del Derbino, poi divenuto magazzino di ricambi Innocenti), che il 48enne Stefano Menotti Colucci, architetto ed ex musicista, ha trasformato in un locale all'americana dove si fa l'aperitivo, si mangia (dalla pizza in su) e/o si viene per il dopo cena, ma soprattutto si ascolta musica dal vivo - jazz, blues e soul - per quasi tutta settimana. «Stimolato da questo edificio entusiasmante, ho progettato lo spazio, elegante, raffinato, ma tutto fuorché pretenzioso, come utente di musica jazz e credo che questo salti all'occhio a chiunque ci venga a trovare», racconta il «signor Memo». Tra le tante iniziative messe in cantiere da Colucci (naturalmente assieme al socio Alberto Pilotti), i mercoledì targati «Memo Youg Jazz», nei quali i giovani sotto i 25 anni assistono ai concerti pagando 7 euro (con consumazione inclusa). Oggi, dalle 22 in avanti, si esibirà il trio capitanato dal contrabbassista siciliano Claudio Ottaviano, affiancato dal sassonista (di Fresu) Tino Tracanna e il pianista Michele Franzini.
Ad arricchire la scena, infine, ecco il Quasi Capolinea, il club ideato da Musica Oggi, l'Associazione culturale creata da Enrico Intra, Franco Cerri e da musicologo Maurizio Franco, e dall'Academy Musicabaret, che aprirà i battenti in via Mecenate 76 mercoledì prossimo. Fonte: Luca Testoni, Il Giornale |
Post n°2585 pubblicato il 13 Febbraio 2013 da pierrde
Non sono venuto meno a quanto avevo espresso pochi post orsono, quando parlando del Festival di Sanremo avevo annunciato la mia naturale "astensione" dal video. Semplicemente ho fatto in modo di essere avvisato prima delle esibizioni di Raphael Gualazzi e Simona Molinari in duo con Peter Cincotti. Giusto per avere un'idea diretta, una impressione del livello qualitativo. Gino Castaldo su La Repubblica di oggi si spinge a dare le pagelle degli artisti che si sono esibiti nella prima serata. Dalle sue righe traggo qualche frase, solo per dare un metro di giudizio: Puro Piacere della Musica (Raphale Gualazzi) L'inedito di Luttazzi è una gioiosa delizia, antica, ma pur sempre di qualità (Molinari e Cincotti) Ovviamente è legittimo che ci si possa far piacere quello che passa dall'Ariston, tutto è spettacolo sopratutto per chi ci campa in vario modo, e daltronde se un quarto degli italiani ancora crede alle panzane del piazzista di Arcore figuriamoci se disturba emozionarsi per qualche canzoncina innocua. Le impressioni che ho ricavato di persona sono piuttosto diverse da quelle di Castaldo. Non entro in valutazioni singole, non ho motivo per essere ingeneroso, basti dire però che Cincotti (!!!) è apparso un gigante sia come pianista che come crooner, e sopratutto che il livello artistico complessivo a mio parere non si è sollevato dalla modestia. Chiudo con una nota sulla vignetta che pubblico: carina, ma la migliore è di Vauro su Fazio. Non posso pubblicarla ma potete vederla cliccando questo link: http://vauro.globalist.it/Detail_News_Display?ID=50735&typeb=0 |
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