Mondo Jazz
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 18/03/2013
Post n°2661 pubblicato il 18 Marzo 2013 da pierrde
Ogni tanto, senza una scadenza predeterminata, sento l'impulso di tornare alla musica di Mingus. Una sorgente sempre viva, un patrimonio culturale vastissimo e mai abbastanza esplorato. L'omaggio che gli dedicò Joni Mitchell è ben conosciuto, un album intero completato negli ultimi mesi di vita del contrabbassista, in cui si ascolta una musica che, almeno a mio parere, non appartiene al Mingus indomito e creativo, ma non è nemmeno nel solco consueto del materiale della cantautrice canadese. Di ben altro spessore il ricordo tenuto vivo dalla Mingus Dinasty, animato dallo spirito di Sue Mingus. Ma il brano che propongo è, sempre a mio parere, l'omaggio più bello e riuscito alla grandezza di Mingus. Scritto da Lester Bowie e interpretato dall'Art Ensemble, Charlie M. è un pezzo che riluce di bellezza e che interpreta magnificamente lo spirito dell'omaggiato.
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Seguo ed ammiro la carriera di Frisell (che oggi compie 62 anni, auguri !!!) fin dai suoi primi passi, e lo considero uno dei più importanti e influenti chitarristi. Il trio che lo vide protagonista con Paul Motian e Joe Lovano fu sicuramente una delle formazioni più stimolanti degli anni 80' e 90', ma nella mia memoria un posto altrettanto privilegiato spetta all'altro gruppo di quel periodo , quello che vide protagonisti Kermit Driscoll, Joey Baron e Hank Roberts. Rambler, l'album con giganti come Wheeler e ancora Motian, che oramai risale a quasi trent'anni fa, conserva un appeal costante nelle mie scelte discografiche. Poi nel 1997 venne Nashville, la svolta verso il country-jazz, che dopo il primo titolo di alto livello produsse a mio modo di vedere tutta una serie di altri album tanto gradevoli all'ascolto quanto non "urgenti" e poco duraturi nella memoria del tempo. Dall'inizio del nuovo millennio sono almeno due i progetti di rilievo: l'album in trio con Dave Holland ed Elvin Jones ed il gruppo 858, una singolare formazione tutte corde che vede di nuovo Hank Roberts affiancare Frisell unitamente a Jenny Scheinman e Eyvind Kang. L'album Richter 858 è l'esordio significativo di questo gruppo, per quanto sicuramente sia molto più flessibile, vario e godibile dal vivo che non su disco. Silent Comedy è il primo album per Tzadik, l'etichetta di Zorn con il quale invece vanta una lunga e proficua collaborazione fin dai tempi di Naked City. Undici improvvisazioni senza overdubbing, solo con la sua Nash Telecaster, un set di pedali per creare effetti e distorsioni utilizzando riverberi e suoni di feedback. Una proposta che va nella direzione opposta rispetto a buona parte della sua carriera discografica recente, spingendo la musica verso atmosfere in parte cupe e surreali solo brevemente interrotte da fraseggi delicati per poi subito virare verso complessità orchestrali, situazioni rumoristiche che si alternano a intricate armonie. Un album che potrebbe tranquillamente fare da soundtrack per un thriller ad alta tensione, e che ricorda con minori asprezze e più leggibilità l'analogo esperimento di Pat Metheny, quel Zero Tolerance For Silence che tanto indigesto risultò a tutti i fans del chitarrista del Missouri. Come per Metheny non credo che Silent Comedy possa avere una incidenza sui prossimi progetti di Frisell. Credo si tratti di un momento di sperimentazione e riflessione prima di intgraprendere nuovi sentieri. V A L U T A Z I O N E : * * *
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