Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Messaggi del 25/03/2013

84 PER CECIL

Post n°2678 pubblicato il 25 Marzo 2013 da pierrde

Oggi compie 84 anni Cecil Taylor, unanimemente considerato come uno dei maggiori esponenti del free jazz. La sua musica è caratterizzata da un approccio estremamente energico, fisico, che produce complessi suoni improvvisati, che si esprimono frequentemente con  cluster ed intricati poliritmi. La sua tecnica pianistica è prevalentemente percussiva e descritta come "88 tamburi accordati" ("eighty-eight tuned drums",esattamente come il numero dei tasti nel pianoforte).

Fonte: Wikipedia, riadattata

 
 
 

ESTRO, FANTASIA, IRONIA E UN PIZZICO DI FOLLIA: BENNINK E CAINE A BERGAMO JAZZ

Post n°2677 pubblicato il 25 Marzo 2013 da pierrde

Con ancora il formidabile ricordo della tromba puntuta, asprigna e imprendibile di Peter Evans vado ad ascoltare uno dei gruppi più interessanti tra gli "Young Lions" in circolazione: il quintetto di Mary Halvorson.

Conosco e apprezzo la chitarrista fin dalle sue prime apparizioni nei gruppi di Anthony Braxton, ma ad ogni volta che la incrocio mi sembra che la sua statura di leader e di strumentista  si amplifichi e cresca in maniera esponenziale. Nel suono originalissimo della sua chitarra si cela la stessa storia dello strumento dell'ultimo secolo, condensato ed esplicitato attraverso una visione del tutto personale che spazia dalla tradizione alla contemporaneità più avanzata, senza dimenticare il blues ed il rock.

Il gruppo non è da meno ed il set è una accurata esposizione dell'universo musicale della giovane chitarrista: complesso, intricato, con numerosi riferimenti e significative radici nella tradizione ma con lo sguardo proiettato oltre l'oramai consueto post bop e post free alla ricerca di nuove sorgenti e nuovi paesaggi musicali. Uno sforzo riuscito e che promette di raggiungere traguardi molto più lontani di quelli oggi visibili.

La serata al Teatro Donizetti propone due beniamini molto conosciuti ma mai in sodalizio prima d'ora: il pianista americano dalla cultura omnicomprensiva Uri Caine ed il pazzesco batterista Han Bennink, protagonista della storia del jazz europeo degli ultimi 40 anni.

Rigore e furore a confronto, e direi che il match è sicuramente finito in pareggio, per quanto le estemporaneità cariche di furibonda ironia e scatenata pazzia di Bennink calamitassero lo sguardo, la sostanza musicale è stata sicuramente appannaggio di Caine, solido nel proporre blues pronti a mutare pelle, con groove lancinanti al Fender Rhodes ed una versione dadaista, non saprei come altro definirla, di Round Midnight per pianoforte e rullante.

Molto divertente, ricco di swing, assolutamente da gustare dal vivo. E dopo tanta buona musica il trio di Scofiled mi sembrava avere lo stesso appeal di una camomilla. Ho preferito rinunciare e anche qui il commento degli amici rimasti mi ha confortato in merito.

Tirando le conclusioni, anche avendo visto solo una parte del festival appare evidente che gli spazi pomeridiani sono i più significativi ed interessanti.

Grazie a Rava, direttore artistico, per averci dato la possibilità di ascoltare musicisti di primaria grandezza. Nello stesso tempo, sempre a Rava, una preghiera: con il massimo rispetto, ma proposte come Concha Buika lo scorso anno e Hermeto Pascoal in questa edizione hanno poco a che spartire con lo spirito autentico della tradizione del festival. Per favore Enrico, per i prossimo anno lascia perdere esotismi a buon mercato, vorrei della buona musica !

Una opinione molto simile alla mia grazie alla penna di Enrico Bettinello:

http://www.giornaledellamusica.it/blog/?b=366

 
 
 

UN SABATO A BERGAMO JAZZ

Post n°2676 pubblicato il 25 Marzo 2013 da pierrde

Due giorni, quelli conclusivi, con quattro concerti; questo il mio percorso all'interno del festival, dribblando anche per motivi di orario e di distanze le proposte a mio parere meno intriganti.

L'inizio è scoppiettante e alla distanza si rivelerà come la proposta più innovativa e fresca ascoltata nella due giorni. Si tratta del trio di Peter Evans che nel pomeriggio di sabato all'Auditorium mi ha davvero molto impressionato.

Musica assolutamente originale, fresca, imparagonabile a qualsiasi altro combo oggi sulla scena e gestita magistralmente dal leader che ha sfoggiato una tecnica strumentale che personalmente non ricordo di aver ammirato in nessun altro trombettista da quarant'anni a questa parte.

Un set giocato sulla fisicità, imbastito intorno a temi dalle frasi lunghe e attorcigliate, senza riff o squarci melodici. Un post free spiazzante in cui la voce controcanto di Evans diventa la batteria di Kassa Overall mentre al contrabbasso di John Hebert spetta la funzione di ancoraggio ritmico.

Sulle spalle di Evans il carico maggiore del lavoro strumentale, affrontato con un uso strepitoso della respirazione circolare, un utilizzo della tromba a 360 gradi con colpi di lingua e soffiato in chiave effettistica ed un controllo complessivo dello strumento che ha dello sbalorditivo.

Da molto tempo a questa parte non avevo ascoltato nulla di cosi' fragrantemente innovativo.

La serata prevedeva il quintetto di Giovanni Guidi e il gruppo di Hermeto Pascoal. Ho subito scartato quest'ultimo, confortato il giorno successivo nella bontà della mia scelta dal parere negativo degli amici. Hermeto è stato un grande ma quarant'anni fa: oggi suona una miscela musicale per me indigeribile e banale.

Il quintetto di Guidi mi ha destato impressioni ambivalenti: sezione ritmica da sogno, una front line di tutto rispetto e temi accattivanti ma complessivamente non mi è parso decollare come ci si sarebbe potuti aspettare.

Vedi anche: http://www.bergamonews.it/cultura-e-spettacolo/bergamo-jazz-%E2%80%9Cpascoal-pochi-spunti-creativi-una-serata-deludente%E2%80%9D-172510

 
 
 
 

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