Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 09/04/2013
Post n°2720 pubblicato il 09 Aprile 2013 da pierrde
« Il tango non è maschio; è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, l' "otto", che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso che consente poi l'improvvisazione. (Miguel Angel Zotto) » |
Post n°2719 pubblicato il 09 Aprile 2013 da pierrde
L'ascolto di The Connection, il nuovo album di Aldo Romano New Blood, mi spinge a ricercare più informazioni sul giovane pianista fiorentino che da poco ha pubblicato anche un cpmpact a proprio nome per Cam Jazz. Ecco giungere a proposito un articolo di Edoardo Semmola sul Corriere Fiorentino: Non sarà sfuggito agli amanti di coincidenze e statistiche il singolare rapporto tra Firenze e il piano jazz. Ogni decennio questa città sforna un talento destinato a grandi imprese: tra gli ’80 e i ’90 esplose la classe del cupo, «maledetto» e sfortunato Luca Flores, celebrato anche da Walter Veltroni nel libro Il disco del mondo e interpretato al cinema da Kim Rossi Stuart; nel successivo apparve il genio del più solare ed eclettico Stefano Bollani, che di Flores fu allievo. Per il secondo decennio degli anni Duemila in molti osservatori e critici internazionali puntano sull’enfant prodige Alessandro Lanzoni. Anche lui fiorentino, anzi di San Piero a Ponti, cresciuto a poche centinaia di metri dalla casa di Bollani. E — sempre per il gioco delle coincidenze — allievo di Mauro Grossi, che fu il primo maestro di Bollani, oltre che di Leonardo Pieri e Franco Santarnecchi. Vent’anni, un diploma di Conservatorio fresco di appena 5 mesi, e già un curriculum che lo fa gareggiare con i migliori: dopo aver vinto il Premio Urbani, appena maggiorenne è stato riconosciuto come «Best Young Soloist» al concorso internazionale «Martial Solal» di Parigi, e a New York, dopo una borsa di studio alla Berkeley di Boston, è stato chiamato a suonare alla Morgan Library e al palazzo dell’Onu per Ban Ki-moon. Ha una grande responsabilità questo ragazzo ancora molto timido e nato con la cravatta ben annodata al collo come un piccolo lord inglese, perché sono in molti ormai ad averlo «candidato» a stella del pianismo mondiale dei prossimi anni. Ha ancora tutto da dimostrare per potersi confrontare con certi paragoni, e infatti tutti lo aspettavano al grande banco del primo disco. Ora ci siamo, a marzo è uscito per la Cam Jazz Dark Flavour che vede Lanzoni in trio con Matteo Bortone ed Enrico Morello conosciuti a Siena Jazz. Il titolo inganna: è tutto fuorché «dark» e lui è quanto di più lontano dai titoli che inventa per i suoi brani, come Feeling Nervous o appunto Dark Flavour, e anche se a suo dire si ispira proprio a Flores, possiede tutto tranne un temperamento inquieto. L’unica «scappatella» che si concede dal rigore formato in una ortodossa famiglia di insegnanti di conservatorio è «l’amore per i Radiohead e la musica elettronica — racconta — e un gruppo di amici con cui occasionalmente suona un mix tra il jazz e l’hip-hop». Dark Flavour è un’ora di jazz in stile libero lungo 11 tracce che corrono attraverso tutte le sue influenze, dal bebop al jazz francese, in un percorso che comprende composizioni originali — tra cui la «parigina» Levra, anagramma del suo compositore preferito, Ravel — ma anche due omaggi al mito del pianismo jazz anarchico e imprevedibile per eccellenza, Thelonious Monk, oltre al classico Satellite di John Coltrane. È cresciuto con il solo orizzonte della musica classica. «Prima di me, il jazz non aveva mai varcato la porta di casa mia» racconta. Nemmeno la scuola è riuscito a trattenerlo: «Troppo poco il tempo da dedicare alla matematica di fronte ai viaggi, alle prove e ai concerti: ho dovuto abbandonare lo scientifico e passare alla scuola privata». Ma l’altra sua passione non l’ha voluta abbandonare del tutto: «Sono un gran tifoso viola e gioco di punta». A fulminarlo sulla via del jazz fu la radio: «A 11 anni Keith Jarrett, Herbie Hancock e McCoy Tyner mi hanno aperto gli occhi». Il passo successivo fu un disco di Bill Evans «che con la sua capacità di tenere insieme mondo jazz e mondo classico» è stata la naturale stella polare per questo «piccolo lord» fiorentino che sta per spiccare il volo. |
Post n°2718 pubblicato il 09 Aprile 2013 da pierrde
Dopo le dodici puntate di Jazz-a-Record, rivolte ad alcune delle incisioni più conosciute della storia del jazz, con la puntata dedicata a Tommy Flanagan, prende il via Off Minor, la nuova serie video proposta da Jazz Convention on TV. L'obiettivo, in questo caso, è puntato su alcune figure importanti e di grande spessore artistico, spesso non troppo conosciute al grande pubblico. Le nove puntate di Off Minor sono dedicate a personaggi del calibro di Tommy Flanagan, Clifford Brown, Dodo Marmarosa, Don Pullen, Andrew Hill, Michel Portal, Buster Williams, Charlie Rouse e Herbie Mann: figure tutt'altro che dimenticate o minori, ma certamente figure alle quali normalmente l'ascoltatore arriva dopo un percorso di avvicinamento non sempre immediato. Le puntate sono condotte in studio da Marco Di Battista e Fabio Ciminiera e si possono vedere sulla home page di Jazz Convention (www.jazzconvention.net) e sul canale youtube del sito (www.youtube.com/jazzconvention).
Nel corso di questa primavera, inoltre, Off Minor sta dando vita ad una serie di appuntamenti organizzati a Roma, dalla Libreria Nero su Bianco e da Jazz Convention: negli incontri condotti da Mariangela Mincione, Fabio Ciminiera e Marco Di Battista, verranno ospitati musicisti e operatori del settore per ampliare il discorso e far trovare nuove chiavi per gli spettatori per arrivare all'ascolto di queste, ed altre, grandi vicende musicali.
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Andrea Baroni
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