Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 12/04/2013
Post n°2729 pubblicato il 12 Aprile 2013 da pierrde
Da molto tempo tra gli appassionati l'etichetta di Manfred Eicher divide e fomenta opinioni radicalmente diverse. Indicativo a questo proposito l'accostamento che vi propongo. Due articoli recentissimi, uno in italiano tratto dal blog Free Fall che esprime critiche e perplessità, ed uno in inglese di Francis Marmande, pubblicato sia su Le Monde che sull'inserto settimanale del Guardian che invece ne tesse le lodi. Dove sta la verità ? Ammesso che una verità univoca esista, ognuno la evince e sperimenta in base ai propri convincimenti e alle proprie attitudini e molto difficilmente riuscirà a far mutare opinione a chi è convinto del contrario. Pertanto ecco i due brevi estratti degli articoli ed i link di riferimento. Se non l'avete già, fatevi una opinione...... ....quarant’anni di irradiazioni di ECM-sound hanno prodotto quel fenomeno a cui assistiamo oggi: un jazz europeo de-jazzizzato con la puzza sotto il naso, mondato da qualsiasi elemento linguistico originario, e ridotto ad una sorta di musica new age improvvisata per rilassare le orecchie e accompagnare lo yoga e ricongiungersi con la spiritualità perduta nella vita disumanizzante e alientante e… (inserire luoghi comuni a piacere, basta che si contrappongano a qualsiasi idea di velocità, dinamismo, metropoli, città, tecnologia, melting pot culturale). La stampa di settore, negli ultimi dieci anni almeno, lo ha talmente promosso ed elogiato che ormai la visione del jazz qui è irrimediabilmente distorta. "To begin with I just wanted to record the musicians I liked," Eicher explains. "I didn't know such a small label would grow so big." In his drive to bring avant-garde music to the attention of the largest possible audience, he achieved a remarkably consistent mixture with extremely diverse ingredients, pulling in free jazz, classical, cutting-edge contemporary, ethnic, vocal and meditative strands. This in turn he enhanced with beautifully designed artwork. ECM must be "the most beautiful sound next to silence", said Canada's Coda magazine. For more than four decades Eicher has done as he likes, guided by his tastes alone, simply seeking new musical encounters, with an ongoing concern for mutual respect between performers and technicians, in short responding to the pleasure principle http://freefalljazz.altervista.org/blog/?p=6188 http://www.guardian.co.uk/music/2013/mar/26/manfred-eicher-ecm-jazz-review |
Post n°2728 pubblicato il 12 Aprile 2013 da pierrde
Seguo sempre con interesse le interviste su Andy Magazine e spesso propongo i passaggi a mio giudizio più significativi . E' il caso anche di questa chiacchierata di Vincenzo Violi con Vanda Rapisardi, cantante siciliana. Cosa non ti piace del sistema del jazz italiano? Fonte : http://www.andymag.com/life/1992-vanda-rapisardi.html |
Post n°2727 pubblicato il 12 Aprile 2013 da pierrde
Quattro vite jazz è uno dei testi fondanti della moderna critica musicale, un vero e proprio classico della letteratura sul jazz. Attraverso i case studies di quattro musicisti geniali ma spesso avversati dai contemporanei perché considerati troppo «difficili» o «sperimentali» – i pianisti Cecil Taylor e Herbie Nichols, i sassofonisti Ornette Coleman e Jackie McLean – Spellman offre un resoconto aspro e disincantato del conflitto tra le esigenze dell’entertainment e quelle dell’integrità artistica, tra le asfissie del mercato discografico e gli orizzonti potenzialmente infiniti della ricerca musicale. Ciò che emerge da queste pagine, nel vivido racconto in prima persona dei protagonisti, è una vicenda di battaglie quotidiane per la sopravvivenza, fra difficoltà economiche, droghe e discriminazioni razziali; ma anche una storia di speranza e solidarietà, di inaspettati riscatti e rari, luminosi successi. Pubblicato originariamente nel 1966 e tradotto oggi per la prima volta in italiano, Quattro vite jazz è, come scrive l’autore nella nuova prefazione, «una macchina del tempo, il ritratto di quattro musicisti impegnati nella creazione artistica e in lotta contro fattori violentemente ostili. Quando ci sono lotte così, le belle storie da raccontare non mancano mai. E soprattutto, non invecchiano mai». Fonte: http://www.minimumfax.com/libri/scheda_libro/599 |
Post n°2726 pubblicato il 12 Aprile 2013 da pierrde
La prima italiana Moonsongs di Uri Caine Ensemble, con la partecipazione di Cristina Zavalloni, e ispirato a Pierrot Lunaire di Schoenberg, commissionato dalla Konzerthaus di Vienna nel 100/o anniversario della composizione, andrà in scena lunedì 15 aprile al Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena. Moonsongs di Uri Caine è l’ultima opera vocale che il pianista e compositore americano ha concepito. Caine è uno dei protagonisti e dei maggiori artefici del movimento crossover che a partire dagli anni Novanta ha contribuito a realizzare una nuova concezione di genere musicale. Note sono soprattutto le sue rielaborazioni di grandi autori del repertorio classico, come quelle dedicate a Gustav Mahler, alle Variazioni Goldberg di Bach, alle Variazioni Diabelli di Beethoven ma anche di opere di Wagner e Mozart. In Moonsongs, che ripropone gli stessi testi letterari e nella stessa sequenza dell’opera schoenberghiana, si ascolta di tutto: dal free jazz al ragtime, dal punk all’avanguardia radicale passando per il cabaret, il funk e l’hardcore. Cristina Zavalloni, che ha interpretato Pierrot Lunaire anche in versione classica, riprende con Moonsongs i fili di una collaborazione che l’ha vista vicina a Uri Caine in una sua recente produzione, Lamentations. Fonte: http://blog.ilgiornale.it/pavanel/2013/04/04/eventi-nuova-opera-targata-caine-chez-zavalloni/ |
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