Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi del 20/04/2013

LA STORIA PERDUTA

Post n°2751 pubblicato il 20 Aprile 2013 da pierrde

La decima edizione della manifestazione “Piacenza Jazz Fest”, che si fregia del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed è organizzata dall’Associazione culturale “Piacenza Jazz Club”, con il sostegno determinante della Fondazione di Piacenza e Vigevano, con il supporto della Regione Emilia-Romagna, del Comune e della Provincia di Piacenza e con il contributo di alcune importanti realtà istituzionali e imprenditoriali del territorio, prosegue sabato 20 aprile 2013 con il primo dei tanti momenti di approfondimento in cartellone. Grazie alla lunga e proficua collaborazione del “Piacenza Jazz Club” con la massima istituzione musicale piacentina, il Conservatorio “G. Nicolini”, viene presentata la conferenza “La storia perduta del Jazz. Cinque secoli cancellati: 1400 - 1900” a cura del musicologo Marcello Piras, in programma alle ore 15.00 presso l’Aula 14 dello stesso Conservatorio (Via S. Franca 35), a frequenza libera e gratuita.

Il Jazz prese forma all’inizio del Novecento e si diffuse al tempo della Prima Guerra Mondiale. All’inizio sembrava un’invenzione bizzarra e selvaggia. Negli USA il razzismo regnava sovrano e i neri erano tenuti ai margini come appestati, così si immaginò la nascita del Jazz come un miracolo accaduto nei bassifondi, in mezzo ad analfabeti istintivi. Oggi il razzismo non regna più, ma la leggenda sì e c’è ancora bisogno di spazzarla via. Una volta fatto ciò, si disegna un panorama ben diverso: il Jazz è un ramo moderno di una genealogia lunga e antica, che le storie della musica tacciono. La tratta degli schiavi africani ha deviato il corso degli eventi, lasciando segni profondi nei documenti musicali scritti, non dal Novecento, ma dal Cinquecento; fra essi, anche molti capolavori. Conoscendo questa storia, si pone il Jazz in una corretta luce storica. Il seminario di Marcello Piras si propone di illustrarla in sintesi e di analizzare alcune pagine di particolare pregio, esemplificative di vari stili ed epoche.

Marcello Piras, classe 1957, è uno dei musicologi italiani fra i più apprezzati al mondo e si occupa di musica jazz da quando aveva sedici anni. Ha pubblicato decine e decine di saggi per le più prestigiose riviste musicologiche del mondo, ha insegnato per molti anni a “Siena Jazz” e nelle più qualificate università e ha dato vita alla “Sisma”, la Società di Studi Musicologici Afroamericani. Alla fine degli anni ’90, deluso dalla totale assenza di meritocrazia che ha sperimentato in Italia (lui stesso parla di “peggiocrazia italiana”), decide di trasferirsi negli Stati Uniti: l’amico Bill Russo lo invita a insegnare all’Università di Chicago, dove si ferma per diciotto mesi, quindi un altro amico, Gunter Schuller, lo invita a insegnare all’Università del Michigan. Il terrorismo e l’attacco alle Twin Towers del 2001 lo convincono a trasferirsi infine in Messico, dove attualmente vive, ma per tre mesi all’anno fa ancora ritorno in Italia per insegnare al Conservatorio dell’Aquila.

Piras è critico nei confronti dello stato attuale del Jazz, come dichiara in un’intervista rilasciata a Serafino Paternoster del sito “MisterJazz”: «La fase creativa del Jazz, quella che guardava al futuro, si è fermata nel 1979. L’ultima generazione di creativi è quella nata negli anni ’50, a partire da Butch Morris. Nessun altro ha saputo esplorare il suo strumento come Roscoe Mitchell. In Italia il linguaggio non si è evoluto e si assiste troppo frequentemente a modelli scolastici. E questo riguarda anche le superstar».

In base agli studi approfonditi di Piras, la musica jazz non nasce come musica improvvisata e non nasce nel secolo scorso. Secondo lui, infatti, se si assume come punto di vista quello spagnolo, i primi segnali di Jazz risalgono al 1500, mentre se si assume come punto di vista quello del continente americano, allora il Jazz nasce nel 1600. «Nel secolo scorso - dichiara - sono stati gli americani a vendere il Jazz come musica improvvisata. Hanno venduto la loro cultura insieme alle istruzioni per l’uso». Quella del Jazz sarebbe, dunque, una storia tutta da riscrivere.

Fonte: http://www.piacenza24.eu/Appuntamenti/49411-La+storia+perduta+del+Jazz.+Cinque+secoli+cancellati%3A+1400+-+1900.html

 
 
 

NAPOLITANO VERSO IL BIS

Post n°2750 pubblicato il 20 Aprile 2013 da pierrde

Mi spiace che non si sia trovata un’intesa differente. Avrei pagato oro per vedere i parlamentari della Lega scrivere “Zagrebelsky”

 

 
 
 

THERE'S NO HEAVEN....

Post n°2749 pubblicato il 20 Aprile 2013 da pierrde

E poi ci sono alcune Canzoni che ti leggono il cuore e ascoltandole ti trafiggono nell'anima.

Laura Giavazzi

 

Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...
 
 
 

RECORD STORE DAY

Post n°2748 pubblicato il 20 Aprile 2013 da pierrde

Sette anni fa sembrava una scommessa o poco più. Due anni fa un fenomeno interessante da tenere sott’occhio. Quest’anno a quanto pare comincia a fare tendenza: sabato 20 aprile si celebrerà la settima edizione del «Record Store Day», giornata mondiale dell’orgoglio del disco in vinile. Formula collaudata: quattrocento tirature limitate di Lp, Ep, singoli e picture disc contenenti brani più o meno inediti in edizione di pregio in vendita nei negozi indipendenti che aderiscono all’iniziativa. Della serie: voi portate a casa una rarità del vostro artista preferito, noi facciamo un po’ di grana a sostegno della «causa».

 Si sa che, quando tratti con i fan, la leva giusta da muovere è sempre quella del feticismo. Quest’anno poi la manifestazione si arricchisce con l’intervento di un ambasciatore ufficiale, il leader dei White Stripes Jack White, e una serie di eventi collaterali per gli appassionati del microsolco. L’attenzione cresce: in Italia l’edizione del 2012 rispetto a quella dell’anno precedente ha fatto registrare un incremento del 25% nel giro d’affari degli store aderenti. Motivo buono per investirci su con ancora maggiore decisione.

 Sono 214 i negozi che qui da noi parteciperanno all’iniziativa contro i 192 della scorsa edizione e in più proiezione del documentario di Pip Piper «Last Shop Standing», ispirato al libro di Graham Jones «Il 33° Giro» edito da Arcana a Milano (Teatro Dal Verme), Roma (Brancaleone), Napoli (Pan), Torino (Astoria Club), Firenze (Auditorium Flog) e Bologna (Cineteca).

......

 

Non vi basta per uscire di casa e infilarvi nel primo record store a disposizione? Lasciatevi convincere allora da Nick Hornby, il romanziere inglese che con «Alta fedeltà» ha manifestato il proprio profondo amore per il microsolco: «Sì, sì, lo so. Scaricare musica è più semplice, e forse costa meno. Ma cosa ascoltano nel negozio in cui abitualmente scaricate musica? Niente. Chi ci incontrerete? Nessuno. Dove sono le bacheche in cui si segnalano appartamenti da condividere, o si cercano musicisti per formare band destinate a sfondare?». Eggià. Come dice il vecchio Hornby, «i negozi di dischi non vi salveranno la vita, ma possono renderla migliore».

 di Francesco Prisco - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/Msv5p

 
 
 
 

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