Mondo Jazz
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batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 22/04/2013
Post n°2756 pubblicato il 22 Aprile 2013 da pierrde
Si contano a dozzine, i festival di jazz made in Italy, in ogni provincia e regione del Nord, del Centro e del Sud, isole comprese: sarà anche la più americana delle musiche del mondo, ma il jazz, nel nostro Paese, sembra aver trovato una seconda casa. ....Ma come si spiega questa proliferazione in un paese che – recentissimi dati Eurostat alla mano – è ultimo in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura? Come si giustifica la presenza di così tante manifestazioni – spesso gratuite – dedicate a una musica di non sempre facile interpretazione e fruizione? Da cosa deriva il presunto interesse per il jazz di una popolazione come quella italiana, che certo non si è distinta, negli ultimi decenni, per passione e spesa culturale? ....È difficile reperire dati certi sul consumo musicale nel nostro Paese, ma secondo una ricerca Fimi (Federazione industria musicale italiana) di pochi anni fa, il numero di cd venduti è diminuito, dal 2008 al 2010, del 25%. È vero che il calo delle vendite di dischi non corrisponde necessariamente al calo di pubblico dei festival, ma è altrettanto innegabile che, se si vanno ad analizzare i gusti degli acquirenti di cd, si scopre che il jazz le prime posizioni delle classifiche di vendita non le sfiora nemmeno, cedendo il posto al ben più facile pop nostrano e internazionale.Si torna allora alla domanda di partenza: perché in Italia i jazz festival resistono e, anzi, si moltiplicano a dismisura? Non essendo sufficiente, come spiegazione, il forte affetto che lega un pubblico di 40-60enni ai pochi grandi nomi del jazz nostrano (Enrico Rava, Paolo Fresu, Danilo Rea, Franco D’Andrea, il più giovane e popolare Stefano Bollani), prova a dare una risposta il sassofonista e studioso di jazz Simone Garino: «Le motivazioni principali sono due. La prima, molto positiva, è che la maggior parte di questi festival è in piedi da parecchi anni, specialmente nei piccoli centri urbani sparsi un po’ in tutta Italia», ha detto. Per questi piccoli centri i festival rappresentano inoltre una non indifferente fonte di sostentamento economico: «Avere anche solo 100 o 200 spettatori che vengono da fuori, che fanno la spesa o mangiano al ristorante può significare molto, in termini economici, per questi paesini, spesso tagliati fuori dal turismo di massa». Per Jacopo Tomatis, critico musicale e studioso di popular music, il perdurante successo dei jazz festival italiani è invece dovuto, tra le altre cose, a una sorta di annacquamento dell’offerta musicale: «Il jazz in Italia può contare su un discreto numero di appassionati molto fedeli, disposti a muoversi per ascoltare ciò che gli interessa. Ma è anche vero che molti festival storici, e non penso solo a Umbria Jazz, che è l’esempio più lampante, negli ultimi anni hanno allargato molto il concetto di jazz, inserendo concerti di richiamo. Sono meno, e con molto meno pubblico, i festival che perseguono una direzione artistica chiara verso una loro idea di jazz». FONTE: http://www.lettera43.it/cultura/il-jazz-che-non-ti-aspetti_4367591941.htm |
Post n°2755 pubblicato il 22 Aprile 2013 da pierrde
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Post n°2754 pubblicato il 22 Aprile 2013 da pierrde
La storia che Mingus racconta in "Haitian Fight Song" è una storia su come le voci dei singoli individui trovino il loro tono più vero quando si uniscono ad altre, su come si debba fare i conti con i nostri limiti, su come si possano condividere le nostre intuizioni, su come ci si metta insieme per cercare di cambiare il mondo. In "Haitian Fight Song" Mingus crea un mondo musicale complesso in cui la voce che ha trovato nell'oscurità subisce dei cambiamenti man mano che altre voci entrano e se ne vanno, in frustrazione e trionfo. Il significato che vuole dare è chiaro: non possiamo mai separare ciò che siamo dalla gente intorno a noi. Il loro destino è il nostro. Fonte: Craig Werner, Playing the Changes. From Afro-Modernism to the Jazz Impulse, University of Illinois Press, Urbana/Chicago 1994; A Change Is Gonna Come. Music, Race & the Soul of America, Plume, New York 1999 |
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