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Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

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batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Messaggi del 13/03/2014

TORRI D'AVORIO

Post n°3363 pubblicato il 13 Marzo 2014 da pierrde

Non c’è dubbio alcuno che fra i caratteri peculiari che hanno reso grande Umbria Jazz ci sia soprattutto quello di sapersi adattare ai tempi, di rinnovarsi costantemente, di aprirsi alle contaminazioni, con un coraggio che testimonia esso stesso uno spirito d’avventura straordinario, che poi è quella cosa lì che l’ha resa bella e unica al mondo. Perché è evidente che se questa manifestazione si fosse fin da subito “sclerotizzata” solo su un unico genere musicale di certo non saremmo qui oggi a parlarne dopo oltre quarant’anni di successi e di memorabili concerti passati alla storia.

(...) Da qui i nomi che hanno illuminato l’Arena, da quello di Elton John a Prince, da Liza Minnelli all’incommensurabile Sting, tanto per citarne alcuni. E adesso si comprende bene che dovevamo aspettarci un’altra sorpresa ancora. Perché chi fa spettacolo lo sa che per “bucare”, per far arrivare il “messaggio”, per farsi conoscere da più e più persone, l’importante non è solo proporre il meglio della produzione del genere, ma anche stupire ed allo stesso tempo evitare come la peste il chiudersi a riccio sulla propria torre d’avorio.

Fonte: http://www.giornaledellumbria.it/article/article156711.html

 

Da vecchio e "sclerotizzato" appassionato di jazz rigetto in toto tutto quello che scrive qui sopra Francesco Castellini. Se i nomi che hanno illuminato Perugia sono quelli citati dall'autore tanto vale spostare il festival di Sanremo all'Arena, smettere di far finta di occuparsi di jazz, sostituire Carlo Pagnotta con Fabio Fazio.

Inoltre, il concetto di "stupire" che esce dall'articolo sa di business in maniera imbarazzante. Nessun vero jazzofilo rifiuta la contaminazione che è parte fondamentale della stessa storia del jazz, di sicuro  si stupisce (per usare un eufemismo) se i nomi scelti sono quelli di cui sopra.

Quando si invitavano artisti come il Kronos Quartet, l'Hilliard Ensemble o il David Parson's Dance Company la qualità musicale e artistica del festival, a prescindere dalle etichette, era altissima.

Non mi si dica che c'è la stessa caratura con Giorgia o Fiorella Mannoia. O si è in mala fede e si cerca di giustificarla con autentiche puttanate del tipo "farsi conoscere da più e più persone" oppure si è al capolinea ed è arrivato il momento di un ricambio ideale, programmatico e generazionale. 

Magari sarebbe meglio richiamare qualcuno di coloro che si sono rifugiati nelle torri d'avorio....

 
 
 

LA POLONIA ANNI 60', COMUNISTA E INNAMORATA DEL JAZZ

Post n°3362 pubblicato il 13 Marzo 2014 da pierrde
 

PARIGI - Nella Polonia degli anni 60, poco prima di prendere i voti, Anna, giovane novizia orfana, decide di uscire dal convento e cercare le sue radici. Le resta un unico parente: Wanda, sorella di sua madre, giudice che di giorno sbatte in carcere gli oppositori del regime stalinista e la sera beve e si porta in casa sconosciuti. Sarà proprio questa zia dissociata, durante un viaggio attraverso sublimi paesaggi innevati, a svelare all’orfana cresciuta in convento che in realtà è ebrea e la sua famiglia è stata sterminata, che si chiama Ida ed è ancora viva grazie alla protezione delle suore. Un viaggio iniziatico attraverso la Polonia e nel cuore della ragazza, la quale, dopo essersi immersa nella vita reale — nella città, nel jazz e anche nell’amore — dovrà decidere se tornare in convento oppure no.

Ma c’è il jazz, ci sono autostoppisti, donne libere, vita notturna. Tutto era davvero così in bianco e nero?

«Negli anni 60 la Polonia era sì uno stato di polizia, ma decrepito e slabbrato. Da noi arrivavano il jazz e il pop, la moda francese e il cinema americano. Certo, in Bulgaria era diverso, ma lo sfondo melanconico era comunque sempre lo stesso ».

Leggi l'intero articolo qui: 

http://trovacinema.repubblica.it/news/dettaglio/vi-porto-nella-polonia-degli-anni-60-comunista-ma-innamorata-del-jazz/445892

 
 
 

TOOTS SI RITIRA

Post n°3361 pubblicato il 13 Marzo 2014 da pierrde

Bruxelles, 12 mar. (TMNews) - Il grande jazzista belga Toots Thielemans, considerato il re dell'armonica, ha annunciato a 91 anni che metterà fine alla sua carriera dopo oltre 70 anni di concerti.

Thielemans "non si sente più sufficientemente in forma per garantire un concerto completo", ha spiegato in un comunicato la sua manager, Veerle Van de Poel, aggiungendo che per non deludere i suoi fan ha deciso di annullare tutti i concerti, tra cui due serate in programma ad Anversa domani e venerdì.

Nato il 29 aprile 1922 a Bruxelles, Jean Baptiste "Toots" Thielemans, negli anni Settanta è divenuto noto anche al grande pubblico televisivo in Italia perché accompagnava Mina con la sua armonica in "Non gioco più", sigla finale della trasmissione Milleluci (1974). Negli anni Quaranta Thielemans ha vissuto negli Stati Uniti, dove ha suonato con i più grandi del jazz, tra cui Ella Fitzgerald, Charlie Parker, Bill Evans e il gigante della bossa nova, Gilberto Gil.

Special guest del Festival di Sanremo nel 1997 e ospite del concerto di Sergio Cammariere nel 2004 al Pescara Jazz Festival, "Toots" ha lasciato il suono della sua armonica nelle colonne sonore di vari film, e molti lo ricordano in particolare nel cult movie "Un uomo da marciapiede" (1969). Uno dei più apprezzati modelli di armonica cromatica porta il suo nome: la "Toots" della Hohner.

Fonte: 

http://www.tmnews.it/web/sezioni/dalla-redazione/jazz-il-re-dell-armonica-toots-thielemans-si-ritira-a-91-anni-PN_20140312_00144.shtml

 
 
 
 

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