Mondo Jazz
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Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 18/03/2014
Post n°3372 pubblicato il 18 Marzo 2014 da pierrde
Perugia 17 marzo 2014_ Umbria Jazz starebbe «corteggiando» Stevie Wonder. E’ lui infatti la star sulla quale l’organizzazione del festival starebbe puntando per accaparrarsi l’esclusiva italiana (l’artista verrà in tournée in Europa la prossima estate ma farà solo poche date). Dopo aver annunciato la gran parte dei protagonisti del cartellone dell’edizione 2014 infatti, UJ starebbe lavorando proprio per far arrivare al Santa Giuliana il cantante, compositore e polistrumentista, uno degli artisti decisivi nella storia della black music. A complicare le cose ci sarebbe però la ‘concorrenza’ del festival di Lucca che, forte di un budget consistente, starebbe provando a convincere management e produzione a ‘dirottare’ l’evento in Toscana. Per sapere come andrà a finire è ancora presto ma di sicuro Umbria Jazz (che già in passato era riuscita a fare il ’colpaccio’ con prince) proverà fino all’ultimo a raggiungere l’obiettivo. Stevie Wonder è un autentico colosso della musica mondiale. Soul e rhythm and blues, ma anche pop, funk, reggae e jazz. Una carriera iniziata da enfant prodige e proseguita sempre sotto il segno del successo, senza cedere mai ai colpi della sfortuna. Un mito della black music griffata Motown, ma anche un’icona della musica popolare tutta. Fonte: Donatella Miliani http://www.lanazione.it/umbria/cronaca/2014/03/17/1040563-umbria_jazz_corteggia_stevie_wonder.shtml Massima considerazione e ammirazione per Stevie Wonder, ma preferirei di gran lunga che Umbria Jazz corteggiasse jazzisti che mai sono transitati da Perugia pur avendo caratura e merito. Nomi ? Basterebbe comparare i musicisti invitati negli ultimi dieci anni a Perugia con quelli transitati, ad esempio, al North Sea Jazz Festival o a Willisau, Antwerp piuttosto che Salzau, Saalfelden oppure San Sebastian. Se ne ricaverebbero suggerimenti validi per molti anni.... |
Post n°3371 pubblicato il 18 Marzo 2014 da pierrde
Un video di 34 minuti con brevi assaggi degli artisti che hanno illuminato la stagione 2013 e 2014. E una lunga sfilata di immagini, splendide a dir poco, di Roberto Cifarelli che ha seguito tutti i concerti: http://www.robertocifarelli.com/index.php/Festival?l=1&i=44 |
Post n°3370 pubblicato il 18 Marzo 2014 da pierrde
Quando si pensa a Cesare Pavese (S. Stefano Belbo 1908-Torino 1950), inevitabilmente balena alla mente l'opera di un'instancabile traduttore, saggista, scrittore e redattore; eppure Cesare Pavese non fu solo questo; è altrettanto doveroso ricordarlo come un uomo schivo, introverso, dalla sensibilità non comune, attratto irrimediabilmente da quel famoso ‘mito americano' che, verso il 1937, interessò il mondo di numerosi intellettuali piemontesi. Pavese si dimostrò così interessato nei confronti della cultura americana e così favorevole alla sua diffusione, da dedicarsi con sincera passione fino alla metà degli anni trenta, alla traduzione delle opere degli scrittori statunitensi contemporanei e a dar vita a saggi critici, trasformando il mito americano in una vera e propria ‘fede letteraria ed ideologica'. Oltre a ciò non dimentichiamo che egli fu anche un grande appassionato di Jazz, altra forma culturale, o meglio musicale, tipicamente americana che riuscì ad avvicinare artisti e intellettuali molto diversi tra loro, sia per mentalità che per ideali politici. Ovviamente, non tutti i ‘grandi pensatori' italiani del tempo si rivolsero al Jazz con lo stesso entusiasmo; potrà apparire strano ma Gramsci, ad esempio, gli concesse solamente una marginale attenzione. Probabilmente i più ‘inebriati' dalla musica Jazz furono proprio lo stesso Pavese, Massimo Mila e Mario Soldati. E proprio grazie a Mila, Pavese riuscì a conoscere Antonio Chiuminatto, un giovane musicista insegnante di violino al Conservatorio di Chicago, con il quale instaurò una solida amicizia e approfondì la sua conoscenza musicale. Tra i due fu possibile un ricco e proficuo scambio di saperi: Pavese infatti voleva assorbire tutto il possibile della cultura, della musica e della società americana e le sue richieste venivano ben presto esaudite dall'amico italo-americano. Inoltre lo scrittore piemontese era diventato un appassionato collezionista di musica sincopata e spesso si rivolgeva proprio a Chiuminatto per riuscire ad avere i testi o i dischi difficili da reperire. Riferimenti al Jazz sono presenti spesso nelle opere di Pavese, basti pensare al romanzo del 1932 ‘Ciau Masino', nel quale lo scrittore se ne servì per un divertissement linguistico o ancora quando, nella stessa opera, il protagonista Masino propone una lirica, ‘Il blues dei blues'. Leggiamone alcuni versi: "Il male cominciò con me seduto/sul sofà e la ragazza che canterellando scendeva/a rimettere un disco dei soliti - un blues./ erano cose gaie d'America, anche i blues/ma sentirli ripetere-sempre gli stessi-/e vederli ripetere, sempre, dalla medesima mano". Il blues è un elemento ricorrente nella poetica di Pavese, forse perché ben si addice alla perenne malinconia del suo carattere, alla sua inguaribile incapacità di vivere e di riconoscersi, almeno un poco, nella società cui appartiene. Il Blues, il Jazz, sono lo specchio della sua anima e, perché no, rappresentano la ribellione nei confronti della realtà del suo tempo, insieme all'ammirazione per la cultura americana. Anche nella raccolta di liriche ‘Blues della grande città' del 1929 e quindi risalente all'inizio dell'amicizia e del rapporto epistolare con Chiuminatto, sono presenti il Jazz e il Blues. Pensiamo ad ‘A solo di saxofono': "Tutta l'anima mia/ rabbrividisce e trema e s'abbandona/al saxofono rauco./E' una donna in balia di un'amante, una foglia/dentro il vento, un miracolo,/una musica anch'essa". Pavese amò l'America, la sua cultura, la sua libertà, la sua musica e immaginò che anche Torino potesse diventare una città giovane, moderna e cosmopolita, capace di star dietro al ritmo gioioso e swingante tipico delle big bands americane. Il Jazz inoltre, nella sua opera è spesso presente per esprimere un'atmosfera, uno stato d'animo, ‘the mood' come amava dire il grande Duke Ellington; sinonimo di musica da ballo nella Torino fascista intorno agli anni trenta, ancora una volta la musica, questa volta il blues e lo swing, i più tipici ingredienti del jazz, entrano a far parte prepotentemente della vita e dell'opera poetica e letteraria dello scrittore, finendo per diventare il leit-motiv della sua intera esistenza. Fonte: http://www.neapolisjazz.net/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=114 |
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