Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 25/06/2014
Ci voleva un finanziere di stanza a Hong Kong, appassionato di musica, all'anagrafe Matthew Ruddick, per raccogliere in 670 pagine (Arcana euro 35) duecento interviste sul più maledetto dei musicisti, Chet Baker. Una biografia monumentale (titolo: Funny Valentine) a 26 anni dalla morte, dedicata all'uomo che spruzzò di bianco la musica nera, contraendo la malattia di Charlie Parker. Come Bird, anche Baker fu tossico. Per tutta la vita (lui, più bello di James Dean e Marlon Brando) fece a pezzi cuori femminili. Gli spacciatori gli ruppero i denti. Da allora suonò a fatica la sua tromba. Ma quando iniziò a cantare (il periodo cosiddetto "minore", con lunghi soggiorni e concerti in Italia, dove venne arrestato) si capi' di cosa sono fatti gli angeli. Piero Melati, Musica da Leggere, Il Venerdi' de La Repubblica Non voglio dispiacere il buon Piero Melati ma questa, più che una recensione, è una sequenza impressionante di banalità un tanto al chilo e di luoghi comuni, buoni tuttalpiù per irretire o incuriosire il lettore distratto, preferibilmente a digiuno dell'argomento e magari più morbosamente attratto dal triangolo sesso-droga-jazz. Per chi ha anche solo una passabile conoscenza di Chet, della sua musica e della sua vita sarebbe stato utile piuttosto capire se i 35 euro sono da spendere o meno e se le 200 interviste provengono da Sorrisi e Canzoni o da giornalisti impressionati più dalla musica che dalla bellezza di Baker. Il fatto poi che l'autore sia un finanziere di stanza ad Hong Kong indurrebbe a sospetti sull'ennesimo falso in salsa cinese. Per fortuna, a smentire dubbi e a recensire come si deve il libro, ci pensa Chris May su AllAboutJazz |
Post n°3555 pubblicato il 25 Giugno 2014 da pierrde
Riccardo Facchi sul portale Tracce di Jazz inizia una analisi approfondita su L'influenza afro-cubana ed il "latin-tinge" nel jazz. Un lavoro accurato e sostanzioso distribuito in più puntate. Ecco l'incipt: Il jazz è una musica che nel corso della sua evoluzione si è in qualche modo “globalizzata” mostrando una peculiare capacità di espandersi, fagocitando ed elaborando materiali musicali dalle più varie provenienze, modificandosi progressivamente anche in funzione del luogo geografico in cui si è venuto a sviluppare, inglobando, almeno in parte, le relative tradizioni culturali, caratterizzandosi quindi per una interessante forma di sincretismo musicale. Tutto ciò utilizzando come principale collante, o fattore comune, il “tool” dell’improvvisazione. Questa capacità del jazz, che potremmo definire integrativa, o inclusiva, di assimilare una così vasta messe di materiale, si spiega probabilmente con certe caratteristiche intrinseche del luogo nel quale è nato, ossia quell’America che, nei secoli addietro, si è rivelata luogo storico di incontro di etnie e culture molto diverse tra loro, arrivando ad elaborare linguaggi innovativi, non solo musicali, in una modalità che ha fatto da modello utilizzabile per successivi cicli culturali. Il testo completo su : |
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