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Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 17/02/2015
Post n°3895 pubblicato il 17 Febbraio 2015 da pierrde
Nell’arco di qualche giorno ho visto due films, entrambi pluricandidati agli Oscar, con un sottile filo comune che li lega e che li apparenta in modo più o meno esplicito: la batteria. Si tratta di Birdman, candidato a 9 Oscar, e di Whiplash, candidato a 5 Oscar. La batteria, strumento musicale che li accomuna, è protagonista di primo piano nel film di Damien Chazelle e solitaria colonna sonora nella pellicola di Inarritu. Whiplash è una storia abbastanza scarna e semplice: la musica jazz funge solamente da sfondo, meglio, costituisce l’ambientazione della storia ma non incide e ne esce una immagine caricaturale, grottesca e ambigua. Non c’è nessun approfondimento ne verso la musica ne verso la sua storia o i suoi protagonisti. D’altronde ambigua è l’intera vicenda, una violenta escalation di angherie e soprusi che un professore di conservatorio riserva ai suoi allievi. I due protagonisti sono straordinari e tutto verte sulla loro bravura e credibilità ma il messaggio che passa è di una sconsolante amarezza: una gara di ego e una celebrazione della competitività spinta all’eccesso che porta il protagonista a rinunciare sia all’amicizia sia all’amore. Chazelle ha scelto il mondo jazzistico newyorkese come location della sua storia, ma, con gli stessi risultati avrebbe potuto ambientare il tutto nel mondo della letteratura o del canottaggio. Questo per dire che lo sguardo del regista sull’ambiente jazzistico è superficiale e distratto. Il giovane batterista ha come modello Buddy Rich ma non c’è spiegazione di questa scelta ne tantomeno alcun confronto con batteristi più vicini generazionalmente e/o più significativi nel loro retaggio strumentale. Nel film il protagonista JK Simmons ricorda più volte un episodio accaduto tra Papa Jo Jones e Charlie Parker, ma lo fa senza una reale adesione ai fatti accaduti. La verità storica la si può cercare nelle parole di Gene Ramey, contrabbassista e presente all’episodio accaduto nel 1936, quando Parker aveva 16 anni: “Bird had gotten up there and got his meter turned around,” Ramey remembered. “When they got to the end of the thirty-two-bar chorus, he was in the second bar on that next chorus. Somehow or other he got ahead of himself or something. He had the right meter. He was with the groove all right, but he was probably anxious to make it. Anyway, he couldn’t get off. Jo Jones hit the bell corners—ding. Bird kept playing. Ding. Ding. Everybody was looking, and people were starting to say, ‘Get this cat off of here.’ Ding! So finally, finally, Jo Jones pulled off the cymbal and said ‘DING’ on the floor. Some would call it a crash, and they were right, a DING trying to pass itself as under a crash. Bird jumped, you know, and it startled him and he eased out of the solo. Everybody was screaming and laughing. The whole place. (Stanley Crouch, Kansas City Lightning) L’amarezza, l’egocentrismo, l’individualismo e la competitività sono pietre fondanti anche di Birdman, il film che vede protagonista lo straordinario Michael Keaton, ma qui la vicenda è molto più complessa, lo sviluppo a tratti si fa onirico e ha squarci di buon cinema oltre che di presa di coscienza dell’inutilità delle umane cose e di tutti gli affanni che ne conseguono. La batteria in Birdman funge da colonna sonora, praticamente quasi l’unica musica ascoltabile in tutto il film, e vede il formidabile Antonio Sanchez alle prese con le pelli ed i metalli che sottolineano e precedono ogni intervento di Keaton. Una scelta molto particolare ma del tutto indovinata, e il regista concede anche due brevissimi camei a Sanchez. Il film scorre, non tutto mi è sembrato ben calibrato, sicuramente c’è molto più mestiere e anche molti più investimenti finanziari e di aspettative rispetto a Whiplash. Rimane una constatazione che naturalmente riguarda esclusivamente i miei gusti: se questi sono due tra i maggiori candidati all’Oscar ne deriva che il cinema americano ha prodotto ben poco di interessante nell’ultimo anno... |
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