Message in a bottle

L’altroieri ultimo trekking del 2008, se ne riparlerà poi a primavera 2009.

Destinazione: Riserva naturale regionale monte Genzana Alto Gizio, partenza da Pettorano sul Gizio (AQ) quota 650 slm.

Fa fresco (qualcuno direbbe freddo), circa 14°, il cielo è coperto da una spessa coltre di nuvole grigie, ma non piove. Siamo i soliti quattro: io, Gianluca, Marcello e Emilio.

Il percorso è il Vallone Santa Margherita, dislivello circa 1600 metri, tempo di percorrenza 5 ore.

Si parte dalla sorgenti del Gizio, il sentiero percorre una valle che va via via stringendosi. Una valle boscosa stretta da alte e scoscese pareti rocciose (gli americani lo chiamerebbero canyon).

La luce è scarsa, i monti nascosti dalle nubi, la rigogliosa vegetazione bagnata dalla rugiada mattutina. C’è comunque molta umidità, molti massi sono interamente ricoperti da una vera e propria moquette di muschio verde così come tantissime radici degli alberi. Rovi da cui prendiamo delle gustosissime more durante il cammino, pianticelle di rose selvatiche e tantissimi funghi di vari tipi, alcuni coloratissimi, spiccavano dal manto verde delle erbette del sottobosco.

Si odono versi sconosciuti di uccelli, a volte vicinissimi. Emilio racconta di aver visto un cervo a qualche metro da lui, in quei luoghi nell’ottobre dell’anno scorso.

Fila indiana, camminiamo in silenzio, l’ascesa è costante e ci sono di tanto in tanto degli strappi. Si odono solo i nostri respiri sotto l’affanno dello sforzo. Il bosco, con quella luce fioca, con lo sgocciolare, i versi degli uccelli, mi fa pensare ai boschi fatati dei racconti e dei film, mi aspetto di veder spuntare gnomi e elfi da un momento all’altro, camminiamo da un bel po’.

Ad un certo punto qualcosa di ancestrale, di selvatico, di un mondo anche non molto lontano, un qualcosa dei racconti di mio padre bambino, un richiamo antico, nobile, che risveglia istinti sopiti anche nell’uomo di città come me.

Siamo increduli, fermi, in silenzio, ci guardiamo. Sono lucido, sensazione nuova ma stranamente non sconosciuta in me.

Un antico concorrente dell’uomo nella lotta per la sopravvivenza.

Eh sì … non lontano da noi, anzi direi piuttosto vicini, molto vicini… ululati!

Erano lupi (adulti e cuccioli). Udivamo distintamente ululati vigorosi e l’abbaiare tipico dei cuccioli.

Zona impervia e boscosa, lì non ci sono branchi di randagi e non è zona di caccia, né di pascolo, gli unici segni di presenza umana sono i residui dell’attività dei tagliaboschi.

Lupi senz’ombra di dubbio ed a fugarmi ogni dubbio è il sito della riserva naturale.

Cinque minuti in cui mi sono sentito un uomo di secoli fa in un ambiente naturale non molto dissimile da quello di allora, non c’era nessun altro oltre noi.

Ripartiamo interrogandoci su ciò a cui avevamo assistito, il sentiero è ora appena accennato e coperto da un soffice strato di foglie, siamo in una faggeta, la salita si fa più impegnativa.

Camminiamo da tre ore. Emilio ha un problema alla schiena, non possiamo proseguire.

In una radura pranziamo. L’antipasto lo ha portato Emilio: insalata di polpo … in un bosco di montagna! Bè … lui è il proprietario di un rinomato ristorante (di pesce) a Pescara.

Torniamo indietro “brucando” le more dai rovi, soddisfatti dell’inatteso incontro avuto con uno dei sentimenti più antichi del nostro essere uomini sulla Terra.

In macchina, mentre ci cambiamo, accendiamo la radio: Torino 0 – Lazio 1, Raikkonen contro un muretto, il Catania sta vincendo. L’incantesimo è finito. Soddisfatti e stanchi torniamo a casa, la sera ci sarà il derby di Milano.

Trekking 2008 è stato ok, Focalone, Prena e Genzana (a metà) le mete più significative.

Ora spazio alla subacquea (Sharm a novembre) e allo sci (Dolomiti a dicembre).