Nella mia stanza...

Pubblicità ingannevole

Forse buone notizie dal lavoro. Domani sono fuori città e la settimana prossima dovrei fare una scappata a Roma. Tutto all'insegna del precariato ,per carità, ma sempre meglio di niente. Anche perchè l'ambito pubblicitario/comunicazionale da' poche prospettive in questo momento. ma tant'è..

Per scaramanzia non ne sa niente nessuno, neanche i miei a cui magari una notizia del genere risolleverebbe un morale già sotto i tacchi.

Il fatto è che sono infainato come una bestia. Se c'è qualcosa di cui sono veramente sicuro attualmente è che se questa opportunità mi si fosse presentata davanti un mese e mezzo fa, nonostante i 10000 impegni che avevo ancora in corso, sono arcisicuro che sarebbe stata una pura formalità. Avrei affrontato il tutto con la solita grinta e quel pizzico di incoscienza che non fa mai male, insomma avrei dato il meglio di me nelle mie migliori condizioni.

Invece arriva adesso. Che boccheggio di stanchezza, di delusione. Dovrò vendere un prodotto scarso come se fosse il migliore sul mercato. Ok, è (dovrebbe essere) il mio lavoro, ma a tutto c'è sempre un limite. Non ci stupiamo di fronte a certi spot ridicoli, figuriamoci quando si tratta di persone..
Dovrò fingere. Con tutte le mie foze. Di essere un'altra persona, di avere qualcosa dentro che in realtà è assente. Dovrò attingere a quel poco che mi rimane di energia e forza per capire cosa mi verrà esattamente proposto, a quali condizioni e quali prospettive. E in tutto questo apparire sereno, motivato e interessato. Fingere quindi, quando l'essere me stesso è l'unica concessione che mi sono dato.

Mi fa rabbia che tutto questo, che questa opportunità che aspetto da tempo immemore, capiti proprio ora. La coscienza di non essere nelle condizioni di dare il meglio di me, di presentarmi a questo appuntamento "monco" e con pochi stimoli. Mi pare una beffa, di quelle ben architettate.
So che, da un'altro punto di vista, tutto ciò potrebbe essere l'inizio della fine, un nuovo rilancio che possa rimettermi in sesto, distraendomi e gratificandomi, autoalimentando il motore che ho dentro. Ma la rabbia rimane lo stesso, perchè se mi sono fatto un mazzo così per arrivare a questo momento non l'ho fatto certo per presentarmi in questo stato.

Niente succede per caso. Magari tutto quello che sto vivendo era necessario per ritrovare nuovi obiettivi, nuovi stimoli nel momento di transizione da una realtà (prevalentemente studio) ad un'altra (esclusivamente lavoro). Come un reset necessario per prendere coscienza di entrare in un nuovo ordine di cose. Spero con tutto il cuore che sia questo. Anche se c'è una piccola vocina antipatica a cui ho sempre dato poca retta, ma che ora sento un po' più forte, che mi dice che è tempo perso, è solo l'ennesimo scassamento di cabasisi nel momento in cui vuoi essere lasciato in pace. Dura zittirla, ma me ne esco rispondendole che se non ci provo avrò un rimpianto con cui dover fare i conti per chissà quanto tempo.

C'è bisogno a volte di certe scosse. Di interpretare le cose che ti succedono nel modo più egoisticamente utile. Si tratta di lavoro e, non so perchè, la vedo come una sfida con me stesso. Non voglio neanche pensare ad un esito negativo, ma neanche ad un successo clamoroso. Andrà per come deve andare, come finirà prima o poi questa disillusione.

Con l'augurio che rivolgo a me stesso di non perdere tutte quelle qualità che in questi anni ho scoperto di avere, e che adesso sono in qualche modo "colpevoli" di questo mio stato d'animo.
"Ne è valsa la pena?" mi sono chiesto.
"Si, da morire" mi sono risposto.
Non voglio cambiare idea, ma l'uomo è un animale che si adatta. E che ha sentimenti. Mica cotiche..