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AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA QUEI GOVERNI NEMICI DEI BLOG

Post n°170 pubblicato il 24 Maggio 2013 da enricomonzatti
Foto di enricomonzatti

Il 9 ottobre 2012, in Pakistan, talebani armati hanno sparato un colpo alla testa della quindicenne Malala Yousafzai. La sua colpa era di aver invocato il diritto all’istruzione per le ragazze. Il suo mezzo di comunicazione, un blog. Come Mohamed Bouazizi, il cui atto estremo nel 2010 aveva innescato un effetto a cascata di proteste nell’intera regione del Medio Oriente e Africa del Nord, la determinazione di Malala è andata ben oltre i confini del Pakistan. Il coraggio e la sofferenza delle persone, insieme alla potenza senza confini dei social network, hanno cambiato la nostra visione della lotta per l’affermazione dei diritti umani, dell’uguaglianza e della giustizia e hanno determinato un sensibile cambiamento del dibattito che circonda il concetto di sovranità e diritti umani.

In ogni parte del mondo la gente è scesa per le strade, correndo un grande rischio personale, si è esposta nella sfera digitale, per mettere in luce la repressione e la violenza esercitate dai governi e dagli altri potenti attori. Attraverso i blog, i vari mezzi di comunicazione sociale e la stampa tradizionale, la gente ha creato un sentimento di solidarietà internazionale in grado di far rivivere il ricordo di Mohamed e i sogni di Malala.

Tale coraggio, insieme alla capacità di comunicare la nostra profonda fame di libertà, giustizia e diritti, ha messo in allarme i potenti. Le espressioni di sostegno a coloro che manifestano contro l’oppressione e la discriminazione sono in aperto contrasto con le azioni di molti governi che reprimono proteste pacifiche e tentano disperatamente di controllare la sfera della comunicazione digitale, ristabilendo anche qui i loro confini nazionali. ( Fonte Amnesty International ).

 
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