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Quando leggo un libro. Ad esempio. Ho analizzato l’azione del leggere un libro. Ho la pagina scritta davanti agli occhi. L’immagine che mi giunge è possibile percepirla perchè mi trasformo nella pagina del libro: la realtà rappresentata dal libro si specchia in me: io, il mio ego spirituale, si trasforma nella realtà: la realtà immaginata è uno specchio che riflette la realtà esterna: la realtà esterna è in questo caso il libro, Madre Natura inanimata e decisionale. L’osservazione (non la lettura) della pagina del libro non mi permette di comprendere cosa dicano le parole che sto vedendo: non essendoci lettura (voce enunciatrice) non sono in grado di dire cosa ci sia scritto nella pagina. Però mi sono trasformato nell’esatta replica speculare della pagina scritta perchè se no non potrei sapere della sua esistenza, non potrei percepirla. Se invece leggo le lettere che sto vedendo (in cui mi sono trasformato) allora posso capire ciò che la pagina mi comunica. Leggere è emettere voce (voce pensierosa): la scatola cranica silenziosa diventa popolata di versi suoni sfumature vocali che mi permettono di assaporare il piacere della lettura. La pagina del libro viene rappresentata da me specularmente grazie alla mia trasformazione nella pagina del libro: è la visione. Muta. Silenziosa. Ambigua. La lettura della pagina del libro è focalizzare l’attenzione su un punto. Il punto è mobile, posso muovere gli occhi da sinistra a destra e andare a capo, ho la possibilità di rendere il punto (di partenza) un punto mobile (di partenza) che è dare vita ad una linea di comprensione di ciò che sto simulando nell’immagine. La comprensione è un fenomeno vocale. La trasformazione di me stesso nell’immagine reale (specchio) è ambigua: non ha un senso, non è nè bella nè brutta, sono 2 dimensioni esistenziali di indeterminazione. Guardare una immagine in silenzio non esprime giudizio. L’azione del leggere, del focalizzare un punto e nel tempo muovere il punto in modo lineare, permette comprensione, dà un senso all’immagine: la voce è un giudizio. Lo spirito (l’immagine, l’io) è nulla senza la controparte vocale che determina, permette lo schierarsi e decidere. L’immagine è una moneta che non cade e non si schiera nè per un lato nè per l’altro; la voce definisce, sancisce, permette alla moneta di schierarsi per la positività o la negatività.
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