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Creato da: TomcatUSA il 15/08/2006
Fatti e situazioni di un Italiano in Cina

 

 
« Business in CinaPrendiamo Tempo »

Critica della Ragion Mia

Post n°159 pubblicato il 02 Agosto 2009 da TomcatUSA
Foto di TomcatUSA

Caro lettore, ti premetto che questo post probabilmente sarà un po’ palloso per cui ritieniti avvertito e capirò se a metà smetterai di leggere… il fatto è che mi è stato dato un incipit e io, quando mi viene dato un incipit, lo uso… che al giorno d’oggi un incipit è merce rara per cui è meglio approfittare.

L’incipit è il seguente: “Questa società è fatta per approvare indistintamente”. Si riferisce ai commenti benevoli che i lettori solitamente scrivono sotto ai miei post e che probabilmente l’amica Alessandra ritiene un po’ troppo di maniera quando invece sarebbe meglio ogni tanto bacchettarmi per quello che scrivo… In realtà, da quando ho incominciato a scrivere, critiche ne ho ricevute e ne ricevo abbastanza spesso solo che non appaiono tra i commenti non perché io li cancelli ma perché chi critica lo fa di solito via mail, messaggi e in qualche forum di alcuni social network che frequento. Per cui, in questo post, parlerò delle critiche che mi vengono rivolte e anche di coloro che mi criticano che si possono suddividere in due grandi gruppi: quelli che in Cina non ci sono mai stati e quelli che in Cina ci vivono o che comunque ci vengono spesso.

La critica più frequente che ricevo da chi in Cina non c’è mai stato è di inventarmi le cose e di creare ad arte situazioni assurde e inverosimili per divertire i lettori e per guadagnarmi la loro benevolenza a scapito della cultura Cinese. A tal proposito mi rendo conto che molte cose che scrivo possano sembrare effettivamente inventate e frutto di fantasia e anch’io, se non le vivessi di persona, farei fatica a credere cosa succede qui. Partendo da questo assunto, ovvero che quello che scrivo me lo invento solo per avere grande successo di pubblico e di critica, si passa poi ad “accusarmi” di cercare di raggiungere i miei biechi obiettivi di successo letterario utilizzando un atteggiamento intenzionalmente ipercritico e assolutamente “Politically Incorrect” nei riguardi della Cina mentre sarebbe auspicabile che mi impegnassi maggiormente a descrivere in maniera più matura, diplomatica e costruttiva le differenze culturali tra l’occidente e la Cina. Io ovviamente accetto questo tipo di critica però mi rendo anche conto che parte da un presupposto non corretto…  E se quello che scrivo non fosse inventato?? E se le situazioni, gli atteggiamenti, i modi di pensare con cui mi trovo ad avere a che fare ogni giorno fossero effettivamente reali e di fatto condivisi con la maggior parte degli occidentali che sono qui?? Cosa diventerebbero i miei post?? A me verrebbe da dire che sono fotografie di differenze culturali proprio come mi viene richiesto… raccontate magari con ironia e qualche volta in maniera divertente ma alla fine si tratta di una visione a basso livello di due culture completamente diverse che si incontrano. E quando dico “a basso livello” intendo che ci sono sicuramente delle macro motivazioni socio-culturali, delle importantissime e documentabili ragioni storico-politiche e quant’altro che giustificano il fatto che l’occidente e la Cina siano così diversi tra loro… Quello che io cerco di raccontare sono i risultati tangibili nella vita di tutti giorni di questi macro fenomeni  cosa che alla fine è quello che a me interessa di più. Se qualcuno è interessato a capire perché la Cina è così com’è, ci sono montagne di libri scritti da illustri letterati, storici e giornalisti che spiegano nei dettagli l’evoluzione storico-politico-culturale della Cina e a dire il vero alcuni di questi libri li ho anche letti pensando che mi preparassero ad affrontare la Cina. Purtroppo però da subito mi sono reso conto che leggere questi libri, seppure sicuramente interessanti in termini generali,  di fatto ti aiutano poco ad affrontare la vita di tutti i giorni qui… cosa che io un giorno ho deciso di raccontare.  Se poi qualcuno critica il fatto che le differenze culturali sono una cosa seria e non possono essere in alcuni casi anche divertenti, beh si sbagliano perché come dico spesso a mia moglie quando ci capita qualcosa di strano, “questi post si scrivono da soli” e se possono risultare divertenti lo sono indipendentemente da me che nella vita reale, come possono confermare tutte le mie zie, sono un grigio ingegnere noiosissimo…

Parliamo ora delle critiche che ricevo da chi in Cina ci vive magari da più tempo di me, ha studiato lingua e cultura cinese e conosce a menadito tutti i retroscena storico-politici della Cina recente. Chi è in questa fortunata condizione tende a criticarmi seguendo un canovaccio piuttosto standard che si articola in tre parti. La prima parte è imperniata su una reprimenda generale sostenendo che io soffro della sindrome dell’uomo bianco e che mi atteggio ad essere superiore utilizzando nei miei post un tono che va dall’irrispettoso fino a culminare nel disgustoso. Come conseguenza c’è chi si sente estremamente a disagio a leggere quello che scrivo fino a provare addirittura vergogna pensando che qualcuno possa in qualche modo associare me con loro accumunati nella nostra “occidentalità”.  A seguire viene criticato anche il mio supposto atteggiamento da missionario che viene qui in Cina ad insegnare come si fanno le cose ai poveri selvaggi che si aggirano per gli uffici con la sveglia al collo. A tal proposito colgo l’occasione per rassicurare tutti in tal senso: io non sono qui a fare il missionario. Non sono venuto qui ad insegnare niente a nessuno. Io sono venuto qui a lavorare per la mia azienda che, come molte altre, ha deciso di investire in Cina. Il problema è che io so lavorare solo in un determinato modo che mi è stato insegnato e che ho sviluppato negli anni precedenti in occidente basato sull’analisi dei dati, la pianificazione delle attività, sulla verifica dei risultati. L’azienda per cui lavoro è occidentale e si aspetta di operare in modo occidentale. Se qualcosa non va il responsabile sono io… gli azionisti chiameranno me… non chiameranno nessun cinese per chiedere spiegazioni sul perché una dato problema è successo. Per cui, siccome a torto o a ragione, io sono il responsabile ultimo di quello che succede qui, e siccome sono talmente ottuso che non so fare altro che lavorare all’occidentale, con buona pace di chi lavora con me bisogna che, per quanto possibile, siano loro ad adeguarsi al mio modo di fare almeno fino a quando qualcuno deciderà di mandarmi via. Se poi da questo contatto con il mio modo di fare qualcuno potrà imparare qualcosa, ben venga. Va da se che la cosa è biunivoca. Nonostante la mia marcata ottusità infatti, qualcosina dai cinesi tendo ad impararla anch’io. E questo porta ad un altro punto di critica ovvero: io, con la mia supponenza di occidentale essere superiore, sono convinto di riuscire in breve tempo a cambiare la Cina che da qui a poco obbedirà pedissequamente ai miei comandi impartiti con fermezza ed autorità. Non nascondo che la cosa mi piacerebbe non poco  ma purtroppo sono pienamente cosciente che le cose non andranno così… L’occidentale non vince qui in Cina… al massimo può puntare ad un pareggio fuori casa. Per cui anche in questo caso voglio rassicurare tutti: non sono così sprovveduto da credere di riuscire ad occidentalizzare la Cina… anzi è più probabile che la Cina “cinesizzi” me cosa che mi terrorizza e mi preoccupa non poco. E quello che scrivo credo sia proprio questo… la cinesità che mi accerchia e che cerca di sopraffarmi. Io per ora resisto… ma per quanto?? Non, so… sta di fatto che, come mi fanno notare i miei critici, mentre io sorrido dei cinesi, i Cinesi si sbellicano dalle risate pensando quanto io sia ingenuo ed inconcludente nel mio modo di fare e nelle mie assurde richieste assolutamente irrazionali (per loro). E su questo sono assolutamente d’accordo e non potrebbe essere altrimenti. Immagino che da qualche parte ci sia sicuramente un Blog scritto in cinese dal titolo “Te lo do io il LaoWai” in cui probabilmente lunedì prossimo qualcuno scriverà che il LaoWai pelato che ha in fabbrica e che gira spesso con una ridicolissima polo rosa con il colletto alzato, durante la riunione è andato su tutte le furie perché nel report che settimanalmente viene mandato in Italia nella casella “costo diretto” viene messo il valore del costo diretto più qualcos’altro che nessuno è riuscito a spiegare e che comunque varia settimanalmente a discrezione di chi compila il report… A me questo non fa ridere (anzi) ma probabilmente ai cinesi si.
La fase di reprimenda finisce di solito ricordandomi che quello che scrivo è solo frutto della mia ignoranza sulla Cina e mi si consiglia quindi di evitare di parlare di cose che conosco poco e male facendomi  apparire qualunquista e non particolarmente interessante. Ancora una volta mi sento di tranquillizare tutti su questo punto. Per certi versi, oltre a cercare di descrivere l’oggettiva diversità tra la Cina e l’occidente, io mi rendo conto di scrivere anche (e forse soprattutto) della mia ignoranza sulla Cina… In molti casi di fatto prendo in giro me stesso che rimango lì, basito, di fronte a qualcosa che obiettivamente il più delle volte faccio fatica ad affrontare con i miei rigidi canoni occidentali. Probabilmente, come mi è stato detto in passato, sono io ad essere inadeguato alla Cina… può essere… ma lasciatemelo scrivere a modo mio… sarà eventualmente il lettore a giudicare se sono io il problema o meno… ammesso che gli interessi fare qualcosa del genere perché non bisogna dimenticare che questo blog non è un testo sacro con valenze sociali rilevanti. E’ un Blog molto leggero che ho cominciato a scrivere per caso su cui riporto fatti e situazioni che mi trovo ad affrontare giornalmente e che inaspettatamente ho scoperto viene letto anche da altri. In altre parole questo blog non vuole essere un impegnato trattato esaustivo sulla Cina ma semplicemente una condivisione di impressioni ed esperienze in un ambiente estremamente diverso da quello a cui io ero abituato. Tutto qui.
Finita la reprimenda si passa alla fase dell’anatema Manzoniano “Verrà un giorno…”: In questa fase mi si avverte che tutte le malefatte e gli abusi da me commessi  in Cina mi si ritorceranno contro e “Verrà un giorno” appunto in cui finalmente verrò cacciato dalla Cina con ignominia dai cinesi che dopo avermi usato a loro piacimento e aver appreso quello che gli serviva, di me non sapranno più che farsene. E allora avrò finito di ridere di loro e tornerò nell’oscuro occidente che nel frattempo si sarà trasformato nel nuovo terzo mondo. Una volta di più mi si dice qualcosa che so già. Il fatto che io sia qui non è perché i cinesi mi amino alla follia e siano estasiati dalla mia polo rosa con il colletto alzato. No, caro lettore, non è così. Io sono qui perché al momento a loro va bene così, perché sto portando capitali, Know How, prodotti e, mi scuso in anticipo per la parola che farà rabbrividire qualcuno, ricchezza generalizzata…  Ricchezza che sicuramente non è equamente distribuita tra tutti ma che comunque ha migliorato la condizione di vita della stragrande maggioranza dei cinesi. E questo il cinese lo sa… per cui per ora mi sorride e cerca di accontentarmi in tutte le mie assurde richieste. Mi osserva, mi studia e mi copia… e per ora questo non gli riesce sempre bene per cui preferisce tenermi ancora qui fintanto che non è sicuro di poter fare da solo. E quando questo succederà mi darà un bel calcio nel didietro rispedendomi lì da dove sono venuto. Per cui, grazie dell’avvertimento, ma lo so già come lo sanno tutti gli expat che sono qui…
Infine la terza fase potrebbe essere intitolata “Te la spiego io la Cina” e questa è la parte che molto spesso mi lascia perplesso. In questa fase infatti, la persona che mi critica dall’alto della sua profonda conoscenza della Cina, incomincia ad elencare e descrivere nient’altro che le stesse situazioni, modi di fare e di pensare assurdi che racconto io nei miei post con l’unica differenza che, mentre io cerco di avere un taglio ironico e soft, loro di solito ci vanno giù pesante criticando, in maniera decisamente cruda e senza tanti distinguo, cosa succede effettivamente qui. Per cui io mi trovo un po’ spiazzato… Mi hai detto che non capisco niente della Cina, che sono ignorante, che sono qualunquista, che non rispetto le diversità culturali, che credo di avere la verità in tasca e poi, quando io mi sono quasi convinto che hai ragione, mi ripeti le stesse cose che sto dicendo io ma con un astio e una durezza che io, da quando ho iniziato a scrivere, non ho mai usato?? Forse il problema è proprio questo… Forse ho capito male le critiche che mi venivano mosse… Forse era lo smorzare i toni che non va bene…  Forse non bisogna prendere troppo sottogamba queste differenze come faccio io… Forse queste sono cose serie e come tali devono essere trattate… Ma se è così fatelo voi… a me non interessa inasprire i toni… Ne me ne viene niente in tasca… Magari potrò sembrare sempliciotto nelle mie analisi come bonariamente diceva l’amica Alessandra in un commento ma credo che per il taglio del blog va più che bene così…  Se qualcuno ha qualcosa da insegnarmi e spiegarmi della Cina per alzare il livello di quello che scrivo, ben venga, lo ascolterò… E a tal proposito partirei subito da un fatto che non è capitato a me ma ad un mio lettore che qualche settimana fa mi ha scritto per chiedermi consigli su come risolvere una intricata vicenda di visti e consolati cinesi.
Il lettore, che chiameremo con un nome di fantasia Davide, decide di passare le vacanze d’agosto a GuangZhou ospite da una sua amica, scelta un po’ questionabile visto il caldo che troverà. Comunque per prima cosa prenota un volo per Hong Kong e poi decide di avventurarsi al consolato Cinese a Roma per ottenere un visto turistico. La cosa ovviamente risulta estremamente complicata soprattutto perché gli viene contestato il fatto che se ha comprato un volo per Hong Kong perché mai dovrebbe voler andare a GuangZhou?? Che rimanga ad Hong Kong che è più semplice… Ma Davide è un ragazzo testardo e continua a sostenere di voler andare a trovare la sua amica a GuangZhou trovando però un grosso scetticismo da parte dell’impiegata del consolato cinese che trova la sua richiesta decisamente sospetta. Ne segue un simpatico botta e risposta durato diversi giorni senza che Davide riesca a venire a capo di niente. Alla fine chiede man forte al fratello sperando che almeno lui riesca a far ragionare l’ufficio visti del consolato Cinese ma purtroppo anche il fartello non viene a capo di niente tanto che Davide pensa seriamente di tatuarsi sul petto la scritta “Viva GuangZhou” per convincere l’impiegata che lui vuole effettivamente andare a trovare l’amica a GuangZhou. Alla fine l’ufficio visti gli dice che prenderà in considerazione la sua strana richiesta qualora sia in grado di provare che a GuangZhou ci sia effettivamente una sua amica che lo aspetta e della quale richiedono copia del passaporto e del contratto di locazione dell’appartamento dove abita a GuangZhou. Davide spiega quindi all’amica il problema richiedendo di avere copia del suo passaporto e del contratto d’affitto. Mentre è in attesa di ricevere questi documenti mi scrive chiedendomi suggerimenti su come fosse meglio agire per aggirare il problema soprattutto perché, dopo aver letto alcuni dei miei post, non era particolarmente sicuro di cosa l’amica gli avrebbe fatto recapitare. Io gli consiglio di andare in un’agenzia di viaggi e farsi fare le pratiche da loro cosa che poi ha effettivamente fatto senza grossi problemi. Qualche giorno dopo però Davide mi scrive nuovamente per comunicarmi cosa aveva ricevuto dall’amica… Con sua grande sorpresa, Davide avrebbe ricevuto una foto dell’amica sorridente con in mano il passaporto e il contratto d’affitto… Ora, io questo fatto lo riporto e basta senza commentarlo… Ma sarei curioso di avere qualche spiegazione o interpretazione di questo fatto da chi la Cina la conosce molto meglio di me…

 
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