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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi di Gennaio 2015

 

Stato e mafia: la volta buona

Post n°660 pubblicato il 24 Gennaio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Segnali, e non solo segnali, arrivano dalle stanze, divenute indecenti, di una Repubblica allo sbando, e dai palesi accordi, e dalle non dette parole, di un clima irrespirabile che ricomincia a far sentire il suo puzzo.

Appena ieri Ingroia denunciava apertamente il ruolo che il premier, imposto da Napolitano, ricopre in questo triste momento del nostro paese: “Renzi è il trait d’union tra la classe dirigente, politica ed imprenditoriale, corrotta e il malaffare criminale e mafioso”.

Il patto del Nazareno, con Berlusconi, che aveva Mangano come “giardiniere” e Dell’ Utri, condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, come eterno e stretto collaboratore, sancisce quest’accordo che tocca dalle basi le libertà democratiche del popolo, negandogli nei fatti la possibilità di incidere, in maniera democratica e sostanziale, con il voto alla formazione dei propri governi, e immagina, con probabilità vicine al 100%, un nuovo Presidente della Repubblica  garante non più della Costituzione, ma di questo patto scellerato.

Di Matteo, il pm che si occupa di portare avanti, ormai da solo e contro tutti, l’indagine su un passaggio fondamentale non solo della nostra storia, ma del nascere e del consolidarsi di un potere politico figlio di una stagione di stragi e di indicibili accordi, non viene mai citato dall’ex- capo dello Stato, né mai dal nostro premier per caso. La citazione, taciuta alla platea, gli viene “dedicata” da Giovanni Canzio, presidente della Corte d’Appello di Milano, nella cui relazione si legge un aperto dissenso all’audizione del Presidente della Repubblica Napolitano, sui rapporti che lo stesso ebbe con l’indagato ex-ministro Mancino e sul significato della famosa lettera del consigliere D’Ambrosio.

Ancora una volta chi indaga sui rapporti tra politica e mafia, ed organizzazioni criminali, viene lasciato solo da tutti gli organi dello Stato, delegittimato, silenziato, cancellato da ogni discorso, velatamente, ma costantemente, messo sotto pressione ed attaccato.

Come fu per Falcone, come fu per Borsellino, come fu anche per Dalla Chiesa, per i preti coraggio, e per le tante vittime della mafia e dello Stato, il dubbio insinuato, la mascherata critica, il dissenso camuffato da “doverosi passaggi istituzionali tesi al rispetto delle prerogative costituzionali”, sono l’inizio del percorso di delegittimazione, anche agli occhi della disattenta opinione pubblica, di chi cerca di togliere finalmente il tappo da quella fogna che insozza la nostra storia e la nostra repubblica.

Lo si fa tra le righe, in veloci comunicati stampa, senza alcun approfondimento, in relazioni scritte, ma in parte taciute…con quel metodo che sa tanto di mafia…ed ogni giorno di più anche di stato…

 
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Croce e mestizia

Post n°659 pubblicato il 22 Gennaio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Non potevano mancare, nel desolante panorama italico, a pochi giorni dai tragici fatti di Parigi, le immediate strumentalizzazioni degli stessi.

In salsa “crociata contro l’infedele”,  i soliti “furbetti” dei vari quartierini del bel  paese, sull’onda dell’indignazione, sfruttano la rabbia e l’odio dei meno intelligenti,  per porre in essere iniziative che sono lo specchio della loro indecenza e della loro povertà morale.

Nasce, 8 giorni dopo gli attentati, “La croce quotidiano”, il cui responsabile è tal Mario Adinolfi, blogger, scrittore, giornalista, politico, giocatore di poker e chi più ne ha più ne metta, tanto i titoli in Italia non si hanno per meriti.

Il cui di sopra è noto per aver tentato, sempre ed in tutti i modi, di essere citato, per le sue stupidate dette ad alta voce, dai quotidiani che, purtroppo, concedono spazio a chi insulta e a chi dimostra, ogni volta che apre la sua bocca, la sua ignoranza ed il suo, ormai non più latente, senso di inferiorità e di incapacità.

Pochi anni fa sentenziò: “I campani si sono fatti devastare, tacendo, dalla camorra che ha interrato per anni rifiuti tossici, ora fanno le manifestazioni. Che popolo di merda.”…poi accusò i nostri padri di aver vissuto “sopra le righe” ed essere loro la causa, e non i parassiti che vegetano in parlamento, come anche lui ha fatto, il problema principale delle difficoltà del paese.

Ora si lancia nella “crociata” anti-islamica con un “quotidiano” che, ogni giorno, sentite sentite, pubblica un verso del Vangelo…accompagnato dalle sue esternazioni sul ruolo della donna in famiglia, che non si discostano di nulla da quanto scrivevano i fascisti durante il ventennio…neanche un minimo di fantasia…sigh !

Per aiutarlo riportiamo quanto Ferdinando Loffredo scriveva, nel 1937, in “Politica della famiglia”: “La donna deve tornare sotto la sudditanza dell’uomo (sottomessa cioè…come afferma il Mario blogger), sudditanza quindi inferiorità: spirituale, culturale ed economica”.

Il Loffredo spiega la natura del suo pensiero alla stessa maniera di come l’attuale moglie dell’Adinolfi fa cercando, goffamente, di difenderlo: “La maggiore soddisfazione, per la donna, si può trarre solo dalla famiglia”.

Nel percorso di rincretinimento avviato da Berlusconi, e proseguito alla grande dal suo amico Renzi, gli Adinolfi sono l’emblema di quella parte della popolazione che Francesco Flora, critico letterario antifascista italiano, scolpiva così nel 1943: “La servitù è sempre volontaria, anche quando è passiva. Nessuna scusa può essere riconosciuta a chi macchia quella dignità, che è essenziale alla natura sacra della parola”.

 
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Carpe capra

Post n°658 pubblicato il 21 Gennaio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Il premier, signor Renzi, quello che ha pagato i debiti dell’azienda di famiglia con i soldi pubblici, quello indagato dalla Corte dei Conti per i soldi sperperati come presidente della provincia, ci invita a cogliere l’attimo, l’attimo del furto, da lui e Berlusconi studiato e pianificato, dei diritti della gente.

Ci vuole come tanti Tafazzi, a prenderci a randellate sulle palle, per permettere a lui, ed al suo partito di corrotti e ladri, che si chiama PD, di dominare la scena politica per il prossimo ventennio, in stile Berlusconiano…ed in quello, non tanto lontano, ma altrettanto fallimentare, Mussoliniano.

Senato nominato, come le città metropolitane, liste scelte dai partiti e con i capi lista bloccati, premio alla lista che ottiene più voti, con una soglia molto simile a quella delle ultime elezioni europee…in perfetto stile fascista, cosa che si legge non solo tra le righe, ma nell’atteggiamento spavaldo dell’ignorante arrogante.

Già, è proprio l’ignoranza e l’arroganza che sottolinea il reale peso di questo governo e di tutti i correi e papponi che l‘ hanno votato e continuano ad appoggiarlo anche davanti ai fallimenti palesi, alla distruzione dei diritti, ai disabili che manifestano fuori alle Regioni per ottenere quegli aiuti negati, ai migliaia di disperati ridotti alla fame dai fallimenti delle piccole aziende, che si moltiplicano giorno per giorno, alla fame a cui sono ridotte quelle famiglie, costrette a pagare tasse per vedere il beota in televisione, senza ricevere nessun servizio sanitario, nessun aiuto scolastico per i propri figli, pensioni da fame, ingiurie alla loro intelligenza.

La capra, premier per caso, nei tweet quotidiani lancia i suoi spot…le capre, belanti e mangianti, rispondono in coro, con il loro puerile belato, la loro totale sottomissione, quel loro assenso dovuto a chi rimpingua le “casse” del loro stato sociale.

Chi ha i figli piazzati in Rai, per i mille e passa inchini fatti, chi ottiene appalti, grazie alla “famiglia” camorrista o a quella chiamata partitica, chi ottiene poltrone, per sé e le proprie donne, amanti, mogli, concubine, puttane, chi si vende, corre felice al seggio delle primarie, a quello delle elezioni circoscrizionali, comunali, provinciali, regionali, nazionali regalando il proprio sedere, che solo alcuni ancora chiamano dignità, a quel potente che darà la svolta alla propria vita…che gli permetterà di rubare con moderazione e servilismo, qualche viaggio da favola, foto assieme, sorrisi…e tanta, ma propria tanta negazione di ogni valore e di ogni dignità.

Farebbe inorridire chiunque questo spettacolo, ma i vermi, che ne sono protagonisti, non hanno né anima né scheletro, il peso delle responsabilità dello sfascio di un paese, delle disperazioni delle famiglie, dei pianti dei milioni di bambini poveri, di quella miseria dilagante, non riesce a schiacciare ciò che nulla ha…e nulla possiede, se non il frutto della propria vendita.

Cogli l’attimo, diceva Orazio, spingendo l’uomo a cogliere l’attimo delle sue speranze, tensioni di libertà, ma si rivolgeva ad un uomo che voleva crescere e non pascere nei prati della sua vergogna…cogli la capra, l’ignorante che mangia il tuo prato lasciando te senza cibo…e cacciala dal tuo territorio se vuoi che quell’erba, che ti garantisce il tuo futuro, continui a crescere.

 
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Figli prodigi

Post n°657 pubblicato il 20 Gennaio 2015 da ilpasquino.controinf
 
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L’evoluzione del genere umano, almeno in Italia, si sarebbe fermata probabilmente al secolo scorso se avessimo puntato sui nostri figli, tutti disoccupati o scappati all’estero a trovare cattedre Universitarie e posti di prestigio nel campo scientifico, se non fosse stato per la prole dei nostri potenti  e dei nostri “amati” politici.

Non ce n’è uno, manco a cercarlo con il lanternino, che sia un imbecille, uno che sia disoccupato o precario, uno che a stento riesca a mantenersi per le sigarette che fuma…tutti, nessuno escluso, siedono, a pieno merito, nell’alveo dei meglio pagati del bel paese.

Consulenze, cattedre universitarie, posti da primario negli ospedali, toghe super pagate, “insigni” professionisti spesso utilizzati dallo Stato per affrontare i problemi che tanto preoccupano il popolo incolto e bue, dalla festa della Repubblica, al volo delle aquile, dalla fondazione VeDrò, al Coni…onniscienti e preparati talmente da ritenere inutile rispondere alle domande faziose, ed un po’ comunisto/terroristiche, dei variegati, ed un po’ scoccianti, test d’ingresso o di assunzione e a quelle di quei pochi giornalisti rimasti che si interrogano sul come sia possibile arrivare ad un tal grado di cultura generale, e sul come insegnare ai nostri figli, già colpiti dal non avere padri di tal lustro, il procedere nelle orme dorate dei figli prodigi dei politici.

Il gene, almeno nei nostri confini, si tramanda da padri e madri in figli: se siete operai i vostri figli al massimo saranno precari, se siete impiegati…altrettanto, se siete sindacalisti avranno un buon posto nell’azienda dove “combattete” per i diritti dei lavoratori, se siete primari di un ospedale, saranno inevitabilmente primari anche loro, se siete Presidi di qualche università, almeno una cattedra sarà di sicuro a loro assegnata…se siete politici…beh qui le strade si ampliano e la cultura infusa dai cervelli che hanno partorito tal genio inevitabilmente faranno assurgere a gloria e ricchezza il pargolo !

Figli prodigi che tramandano la tradizione italica che, i malpensanti, chiamano clientelare, ma che invece si collega direttamente a quella cultura popolare per la quale i figli so’ piezz’ e core, pezzi di quel “genio” che non può disperdersi in altri Stati e deve restare a dare il suo contributo alla crescita dei portafogli familiari, della spartizione di poltrone e di stipendi che permette al nostro paese di detenere il primato in corruzione e concussione, ai ponti di crollare pochi giorni dopo essere stati messi in piedi, ai malati di morire per una semplice appendicite, alle scuole di seppellire i bambini sotto cumuli di calcinacci, al bilancio dello Stato di crollare sotto i costi di consulenze e privilegi che neanche nel medioevo i ricchi e tirannici re immaginavano.

Figli prodigi della nostra casta politica, di quel Napolitano che truffava sui rimborsi spesa quando era al parlamento europeo o taceva sull’avvelenamento della propria terra,  e che ora ha entrambi i figli, guarda caso, ben piazzati il primo all’Antitrust ed il secondo, il più “sveglio”, un po’ dovunque, di quel Renzi, che, grato dei sacrifici dei loro genitori, paga, con i soldi pubblici, cioè i nostri,  i debiti dell’ azienda di famiglia (amore familiare).

Perché è sulla “famiglia”, di mafiosa cultura, che il nostro paese avanza, senza alcun ostacolo, verso il baratro del suo marciume.

 
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Déjà vu

Post n°656 pubblicato il 19 Gennaio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Tutto già visto, tutto tristemente già noto a chi segue, almeno un poco, gli arrampicamenti sugli specchi di una casta politica incollata alle poltrone ed indecentemente asina.

Sullo sfondo l’allarme terrorismo, che copre il frastuono scomposto delle lotte di bottega per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, che verrà eletto da un parlamento anticostituzionale e da un emiciclo pieno di corrotti e corruttori, per una nuova legge elettorale, ancora più scandalosa del porcellum, di una legge di stabilità e di un jobs act, che spianano la strada ai corrotti ed ai corruttori, a chi sfrutta chi lavora onestamente, a chi ruba e froda.

L’allarme serve a mettere il silenziatore, o almeno in secondo piano, quanto avviene sotto i nostri occhi, a nostre spese, con ponti e strade che crollano appena ricostruiti, con una corruzione che dilaga anche con la foglia di fico Cantone, con inciuci e veri e propri attacchi alla Costituzione, mascherati da necessari  provvedimenti per rilanciare un paese che marca, ad ogni mese, un ulteriore arretramento, in diritti e distribuzione di quella ricchezza che si concentra, ormai in maniera evidente, nelle mani di quei pochi affamatori che della crisi hanno fatto il loro portafoglio.

Scissioni, denunce di brogli, inchieste della magistratura su politici di ogni partito, evasione fiscale, crollo del Pil ed aumento esponenziale di una spesa pubblica, mai indirizzata verso i veri problemi della cittadinanza e tutta concentrata nel magna magna generale, che non smette un attimo di ingiuriare il paese ed i nostri sacrifici, sono la storia di questi anni bui attraversati da personaggi inguardabili, presi in giro da mezzo mondo, ed osannati dai papponi di turno del nostro paese.

Su twitter, su facebook, sui vari social network rimbalzano le “parole d’ordine” che i ladri della Costituzione e delle libertà democratiche lanciano dai loro profili, in una corsa contro il tempo ad essere i primi a dire la propria su qualsiasi cazzata, anche sul campionato di calcio, dimentichi dei milioni di poveri che vivono nella nostra terra, delle centinaia di suicidi per disperazione, dei disabili lasciati al loro destino, di una sanità che fa “accomodare” i malati sui tavoli operatori di sale cadenti dove piove quando fuori il tempo è ingrato (Don Bosco di Napoli), di scuole i cui calcinacci feriscono i nostri figli.

Scissioni annunciate e mai attuate o attuate per poi divenire stampelle di governi anti popolari ed anti democratici, altri partiti, grillini ed anti grillini, in un marasma che nulla cambia, che non smuove di un millimetro il percorso della casta, di quella casta che tutti vorremmo fuori dal nostro paese, ma che beatamente continua a condizionarne presente e futuro.

Lo spettacolo indegno dell’emiciclo vuoto si ripete quotidianamente, la pantomima di una responsabilità oramai delegata a scelte di partito e di lobbies è divenuta palese, schiaffata in faccia a chi ancora crede che dall’interno del fango si possa tramutare la melma in oro…e lo dice mentre ci affonda.

Déjà vu, come in un incubo, un incubo da cui questo paese non sa uscire, per una classe dirigente marcia che controlla ogni cosa, per il nutrito numero di servi fedeli che mangiano sulla pelle del resto del paese, e per l’incapacità congenita del popolo italiano di sentirsi, in prima persona, responsabile ed artefice del proprio futuro.

Le scorciatoie, sinonimo di “nuove” esperienze partitiche, si sono dimostrate, nel tempo, tutte fallimentari. E’ dalla strada, dalle coscienze, dalla riappropriazione dei propri spazi e dei propri diritti, dal rifiuto di accettare di essere schiavi per quattro spiccioli che può partire un percorso di rinascita…le chiacchiere e le poltrone lasciamole a chi non ha nulla da dire, se non ripetere la stessa favola di un’onestà imposta per decreto.

 
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