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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi di Dicembre 2015

 

Eroi di questo stivale

Post n°837 pubblicato il 14 Dicembre 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Tal gesta mai potranno trovar l’oblio nelle menti del popolo di questo stivale.

Penisola di grande storia ora accogli tra le tue braccia, colme d’arte e di grandi ingegni, gli eroi del nostro moderno evo, brillanti avvelenator di sangue, incapaci condottier di navi, politici corrotti e mafiosi, banchieri ladri e ministri collusi arricchiscono or la tua chioma, d’ Alpi vestita, del lignaggio e del linguaggio figlio dell’arte crollante e della terra maleodorante.  

Cuffaro è l’ultimo dei tuoi splendenti eroi, visse 5 anni nelle patrie galere con gran coraggio, dopo aver vissuto per decenni affianco ai peggior mafiosi e aver attaccato il guidice Falcone poco prima che la mafia lo uccidesse. Gran merito va al suo non esser fuggito ed all’aver pagato le sue colpe, tanto che gli araldi dell’ informazione lo portano ad esempio, novello animator dell’animo italico. Ora contrito e pur pentito l’ex-mafioso, per sua indubbia incuria ed ignavia, si accinge a trovar “ristoro” aiutando chi dagli altri mari giunge sulle nostre terre, un po’ come anelavano quelli di mafia capitale.

Ugual onori toccano a chi, qualche decennio fa, come tal Di Lorenzo Francesco da Napoli, allor ministro della salute, rovinò la stessa al popolo malato avvelenandone il sangue assieme a Poggiolini, e con tal incauto giochetto riempì le tasche sue e del suo comparetto. Or di mille cariche insignito rappresenta lo stival martoriato sinanco nell’ Europa, come “esperto” nella Commissione per il controllo del cancro.

Da tali meriti non sembra venir lasciato scevro chi abbandonò la propria nave al primo intoppo, da mille microfoni inseguito ed autor di memorie vendute in ogni dove, si appresta a scontar la sua pena per tornar tra noi gente mortale, ad insegnar come si fugge a gambe levate quando la barca affonda e voi ve ne fregate.

Nessun ricordo e nessuna medaglia al merito, nessun microfono e nessuna carica per Michele Liguori che  denunciò lo scempio e l’avvelenamento della Campania, e da vigile fu trasferito ad aspettar la morte. L’inail riconobbe il nesso causale tra il suo servizio e la sua malattia solo dopo esequie avvenute.

Come nessun merito è andato a Genchi, assolto dalle accuse di abuso di ufficio, per aver intercettato “telefonate” che svelavano i rapporti tra politica, imprenditoria e malavita.

Lo stesso silenzio è toccato al magistrato Clementina Forleo, assolta da tutte le accuse che la riguardavano sull’ utilizzo delle intercettazioni sul caso “furbetti del quartierino”, che videro imprenditori sotto indagine rivolgersi a gente come Pietro Fassino, Massimo D’Alema, Nicola Latorre, etc.

Ma si sa la suola dello stival, quando affonda nella melma, “ricorda” solo il fango che l’ha ricoperta.

 
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Non rompiamogli la Leopolda

Post n°836 pubblicato il 13 Dicembre 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

In un’atmosfera, che trasudava ipocrisia, sul palco è piombata la ministra per caso ed azionista per certo della Banca Etruria Boschi, in versione Heidi…sullo sfondo non c’erano le montagne, ma, in compenso, il parquet era pieno di pecorelle che gli facevano “ciao” e l’applaudivano.

Alla Leopolda di Firenze va in scena la kermesse del premier e del suo governo, mentre un altro suicidio si consuma lungo il percorso di bugie e falsità di cui questa cricca va fiera. Dopo il pensionato truffato dalle banche e dal governo, viene il turno di un piccolo imprenditore del Nord, al quale volevano togliere anche la casa, quella “pietra” sulla quale aveva costruito i suoi sogni.

Ironia della sorte lo slogan della Leopolda parla di pietre, non quelle che dovrebbero essere lanciate al passaggio di ognuno di questi personaggi indecenti, ma di quello che loro intendono come “contributo” al nostro paese, un contributo fatto di tanti “mattoncini” che puzzano di furti, tangenti, espropriazione di diritti e cancellazione di democrazia e sovranità popolare.

Guai a rompergli la Leopolda nel paniere, l’intero PD si ribella alle “strumentalizzazioni”, allo “sciacallaggio”, ai quotidiani, anzi al quotidiano di Travaglio, a tutti quelli che non sono d’accordo, in quella visione ormai sempre più antidemocratica e simil fascista che ne accompagna  ogni atto ed ogni antefatto.

Ai risparmiatori truffati non viene consentito neanche di avvicinarsi al perimetro dove si svolge la fiera della falsità, i “giornalisti” fanno domande talmente sceme da far arrossire la stessa Boschi, che li ringrazia per la “clemenza”, i telegiornali insistono sull’avventatezza degli anziani truffati che avrebbero dovuto, come ci dice il ministro, anch’egli per caso, Padoan, informarsi meglio, conoscere di economia e dei cavilli e degli imbrogli che le banche propongono…ed al quale dedichiamo l’unica risposta che può meritarsi…

https://www.youtube.com/watch?v=pP-9GFMTFKg

Nei fatti sarebbe da capire dove avrebbe preso, questo governo di “capitati per caso”, i soldi per salvare queste quattro banche del tubo, se non fossero stati rubati milioni di euro a chi ha creduto che in questo paese ci fossero ancora scampoli di onestà.

Quei “prodotti” venivano venduti non certo, e non solo, per dare ottime percentuali di guadagno a chi investiva…a meno che non si voglia credere che la Boschi sia veramente Heidi, Renzi veramente un premier capace e la Leopolda una cosa seria e non un fenomeno da baraccone.

 
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A chi offre di meno

Post n°835 pubblicato il 12 Dicembre 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Diciamo nella mia città, Napoli, che: “ ‘O sparagno nun è maje guadagno” (il risparmio non è mai un guadagno).

Su ben altra filosofia sembrano muoversi tutte le aziende e gli enti dello Stato, partecipati o meno. Quello che conta non è la qualità, in primis è la mazzetta, poi viene il costo previsto per quella determinata commessa, senza andare a vedere, neanche di sfuggita, la capacità di chi dovrebbe occuparsene, i materiali e/o i mezzi con i quali verrà realizzata l’impresa.

Abbiamo così ponti autostradali che crollano dopo poche settimane e professionisti sostituiti da incapaci, non è un caso, peraltro, che ci ritroviamo Renzi come premier.

Le Poste italiane perseguono lo stesso obiettivo, risparmiare, il più che si può, sui servizi dati ad aziende esterne, servizi che sino a ieri erano svolti da circa 700 lavoratori della Uptime, della Gepin contact e della Sogeic e che ora sembrano destinati a chi sarà capace di offrire il prezzo più basso, cinese, tanto per capirci, per coprire servizi di pubblica utilità, quelli cioè diretti a quei cittadini che pagano le tasse per ottenerli.

Un costo che, come denunciano i lavoratori, non coprirebbe neanche gli stipendi stabiliti dal contratto nazionale, forse legato, come ormai palesemente desidera il ministro Poletti, al “raggiungimento degli obiettivi”, piuttosto che all’impegno, alle capacità professionali ed alle ore impiegate per ottenerli.

Una “libera concorrenza” che lascia spazio a chi sfrutta la forza lavoro, a chi non rispetta le leggi e forse, anche, come spesso accade, a chi evade…sempre nel segno della famosa, ed ormai impronunciabile, senza farla seguire da un crassa risata, “svolta buona”.

Nel solito silenzio dei media i lavoratori hanno bloccato, il 9 dicembre, le attività da loro ricoperte entrando in sciopero e manifestando a Roma, chiedendo un intervento del Parlamento che con il ddl appalti si era impegnato a salvaguardare l’occupazione nei cambi di appalto nei call center.

Gli impegni presi dovrebbero essere sempre rispettati, speriamo che chi ha rubato il futuro agli esodati ed ha reso il “risparmio” un fattore dipendenti dai furti dei dirigenti e dei funzionari delle banche riesca, almeno in questo caso, a mantenerli.

 
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Mai tanto schifo visto tutto assieme

Post n°834 pubblicato il 11 Dicembre 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Se, come afferma questo premier che nessuno ha eletto, il governo fa sempre bene, chi sbaglia deve essere l’operaio che cade dal tetto o il pensionato derubato che si suicida.

Nei fatti la “svolta buona” si connota, ogni giorno di più, per un cammino verso la distruzione di ogni diritto, anche quelli più elementari e sacrosanti, un esproprio “democratico” di democrazia, un impoverimento strutturale delle fasce più deboli e del meridione dello stivale, un rafforzamento di quelle caste che nel programma dovevano essere rottamate e che, al contrario, godono ormai di un’impunità a 360 gradi, nel silenzio anche della più alta carica dello Stato.

Il deserto di tutele dei lavoratori che il “jobs act” prevede ha prodotto, sinora, un aumento record di infortuni mortali sul lavoro e non ha inciso, neanche minimamente (tranne che per l’ Istat), sulla precarietà, che ha soltanto cambiato nome, e su quella disoccupazione che continua a rimanere una delle tante vergogne del nostro paese.

Stesso discorso vale per lo stato di povertà in cui permangono larghi strati della popolazione, concentrati soprattutto nel sud Italia, dove continuano ad aumentare i senza tetto e dove i pensionati rinunciano anche alle cure mediche pur di poter mettere un povero piatto in tavola.

La ciliegina sulla torta ci viene servita in questi ultimi giorni, a seguito del salvataggio di quattro banche, così ora chiamano le associazioni a delinquere, che è costata ai piccoli risparmiatori la cancellazione di tutti i sacrifici di una vita.

Quattro banche in difficoltà non da oggi, quella Etruria, dove pappava il padre della Boschi, anche commissariata, ma libera di poter continuare a versare milioni per i propri dirigenti e per imprese fallimentari, e far pagare tutto a chi crede ancora che questo “sistema” sia diverso da quello mafioso.

Ci sono voluti 11 giorni, alla stampa nostrana, per rendere nota la notizia del suicidio di un pensionato, che aveva perso tutti i suoi risparmi. Si 11 giorni, non poche ore come accade quando un disperato prova una rapina o quando lavoratori licenziati protestano e vengono manganellati.

La stampa toglie il velo dalle notizie scomode solo quando le stesse non possono essere più taciute, la stessa politica si muove solo quando è nell’ impossibilità di far finta di nulla.

Il fatto è semplice in tutto il suo evolversi. Banche in difficoltà, per investimenti fatti a capocchia e per milioni elargiti a dirigenti ed ex-dirigenti, oltre a finanziamenti per imprese che avrebbero fatto ridere anche un clown, vanno in crisi e si rischia che il loro tracollo non comporti, come sarebbe d’ obbligo, l’immediato arresto di tutti i dirigenti ed il sequestro dei loro beni per ripianare il maltolto, come si fa, o si dovrebbe fare, con le organizzazioni malavitose, ma l’esproprio coatto dei risparmi di tutti i correntisti e di tutti gli investitori.

Non parliamo di un ente pubblico, attenzione, ma di un’azienda privata, che ha i suoi padroni, i suoi dirigenti ed i suoi funzionari, tutti perseguibili se le azioni che commettono provocano un danno voluto non solo a chi ha investito, ma anche all’intera comunità. Presupporre la “buona fede” dei ladri è criminale allo stesso livello di chi ha commesso il crimine.

Ma il bello di quanto accade in queste ore è l’atteggiamento di quella informazione che ha taciuto sulla notizia e che ora si piomba su chi ha perso tutto domandando: “Come mai ha investito i suoi soldi in queste obbligazioni? ”, cercando di scaricare su chi ha subito il furto le responsabilità dello stesso…senza invece porre la giusta domanda che dovrebbe essere fatta : “Come mai non mi ha investito con la sua macchina dopo tutte le bugie che le ho raccontato in questi anni ?”.

 
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Scale e ponteggi

Post n°833 pubblicato il 08 Dicembre 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Erano tutti lì, sorridenti ed agghindati, alcuni peggio dei più volgari alberi di Natale mai visti da essere umano, difesi da uno schieramento di forze dell’ordine che ci sarà costato un occhio della testa.

Il gotha del lusso indecente italico ha sfilato sotto i flash di giornalisti freelance malpagati, sotto i riflettori di operatori a tempo determinato o pagati con i voucher,  distribuito pezzi della loro insipienza a microfoni tesi, sino allo strappo dei muscoli, in quella serata che presenta allo stivale il potere che ne decide le pensioni, le povertà, gli avvelenamenti, gli espropri, gli sprechi, i furti, le corruzioni, i vitalizi, i privilegi.

Nel salone gremito, da chi alla festa del potere non vuole mancare, ci si scambia strette di mano, si mischiano fetori di marcio e di rubato, di falso ed ignorante, si celebra la vittoria del più arrogante e del più potente del momento.

E’ la scala di Milano, che noi non intendiamo mettere con la “s” maiuscola, perché vive e prolifica sul minuscolo, sui flash e sui gossip, su chi intende la vita come un’arrampicata sui cadaveri e sulle disperazioni, sul sopruso e sull’arroganza, che si pone a passerella non certo più dell’arte, della musica e del canto, ma di chi ne sporca e ne utilizza il senso.

Nelle stesse ore, a poche decine di chilometri da Napoli, a Portici, un operaio, intento ad impermeabilizzare il solaio dell’ edificio del Comune, cadeva da un’altezza di circa 20 metri.

Mancanza di sicurezza o di visibilità sono le ipotesi che studia la Procura nell’ennesima indagine che si occupa di un morto sul posto di lavoro. Già perché ora, come vuole Renzi, si lavora anche senza visibilità, nel nome della produzione e della flessibilità dei diritti e delle leggi.

Scale e ponteggi sono i simboli delle disparità e delle diseguaglianze di una società che ha dimenticato il valore della vita. Ma sei il valore di una vita viene misurato in base al reddito od alla posizione sociale ricoperta, a prescindere da modo con il quale si sia ottenuta, le parole democrazia, libertà e diritti divengono solo il mezzo di quella “convenzione” sulla quale si arricchiscono, nidificano e prolificano i corrotti e gli assassini.

 
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