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Il referendum tradito

Post n°754 pubblicato il 12 Luglio 2015 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Appena pochi giorni fa titolavamo: “Non hanno capito”, rivolgendoci ai vertici dell’UE e di quelle “istituzioni” finanziarie, come FMI e Bce, che continuavano a fare ricatti ad un popolo che aveva dimostrato, con il NO, forte e chiaro, tutta la sua volontà di uscire dal ricatto e dalle bugie di questi terroristi.

Non avevamo previsto affatto che neanche il premier Tsipras avesse realmente compreso la portata di quel voto, la forza che dava al suo mandato, quello avuto tramite elezioni democratiche che lo avevano visto trionfare contro ogni previsione.

Con un piano di tagli superiori alle richieste dell’eurogruppo, ed approvato dalle opposizioni parlamentari, Tsipras, contestato dalla sinistra del suo partito, ma soprattutto dal popolo che aveva partecipato e votato in massa, si è presentato, capo chino, davanti ai massacratori della Grecia chiedendo ascolto ed un accordo.

Neanche uno stupido poteva sperare che chi, sino al giorno prima, aveva messo in campo ogni mezzo per togliersi dalle scatole chi aveva “osato” contrapporsi ai voleri della troika, accogliesse il suo invito senza approfittare, invece, di quei passi indietro che ne minano forza e credibilità nei confronti dell’unico vero sostenitore, quel popolo greco sceso in piazza conscio delle sue scelte.

Da arma a boomerang nel giro di pochi giorni e di una sola estromissione, di quel Varoufakis che aveva saputo ben descrivere la vera anima di questa Europa.

Ora la Germania in testa, offesa da quel singulto di democrazia, parola dal popolo tedesco sempre odiata, chiede la capitolazione del paese, la testa di Tsipras, la resa del popolo, la povertà come prospettiva, l’umiliazione come punizione.

Ora la partita non si gioca più sui tavoli che il voto greco aveva rimesso in campo, quelli della democrazia e delle libertà dei popoli, torna negli edifici da dove parte il massacro e da dove non c’è nessuna intenzione di fermarlo.

Un tradimento del referendum, molto all’ italiana, che sancisce, forse definitivamente, la fine delle variegate ed inutili sinistre europee, sempre più schiacciate sul pensiero unico, disposte a muoversi in quelle scacchiere e non a rovesciare tavoli dove chi vince e chi perde è già deciso prima di sedersi.

 
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