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Il Sole della produttività

Post n°849 pubblicato il 06 Gennaio 2016 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

C’era una volta il sole dell’avvenire, uno sperato mondo futuro in cui i diritti e le libertà ne sarebbero dovute diventare le basi fondanti ed irrinunciabili.

Negli anni che son passati sopra quei sogni di quel sole rimane ben poco, se non nulla e, come se ci fossero altri soli capaci di “illuminare” il futuro dell’uomo, ne nascono a ripetizione, una sorta di clonazione venuta male, un grigio, o meglio un grigiore, che ne cancella del tutto il significato.

Ora la “crescita” delle nostre società si chiama produzione competitiva. Già, il futuro di questo pianeta, secondo alcuni, nella totalità nullafacenti ben pagati, è produrre a più non posso, senza regole e senza neanche reali e necessari bisogni, anzi quelli sono i primi a venir esclusi, senza diritti e senza un briciolo di dignità e di libertà.

Di solito, almeno tra persone che hanno un minimo di cervello e di onestà intellettuale, quando uno spara una cazzata senza alcun senso, la discussione non certo verte sul come darne seguito, la si ignora, si lascia l’oratore finire di dire la sua fesseria quotidiana e poi si parla d’altro.

Da noi, da un bel po’ di tempo a questa parte, quando uno come Ichino dice una corbelleria anticostituzionale ed antidemocratica, subito parte il dibattito tra chi è completamente contrario e chi, solo in parte, ne appoggia lo “spirito”…finisce quasi sempre che la corbelleria diventi poi legge.

Ora è toccato a Poletti, nullafacente decennale di quella “sinistra” italiana che vivacchia tra sindacato e cooperative. Per il ministro non è l’orario a dover stabilire il salario di un lavoratore, l’orario è un “feticcio” del passato, è su altro che deve essere commisurata la prestazione e il corrispettivo di chi lavora.

Il silenzio sarebbe stata la risposta più adeguata, ma siamo in Italia ed i primi a raccogliere l’invito a parlar del nulla sono proprio quei sindacati che ogni 7-8 giorni minacciano uno sciopero, ed ogni tanto, solitamente durante i periodi festivi, firmano accordi ed “intese” che vanno nel senso diametralmente opposto a quanto appena dichiarato davanti alle telecamere.

E così la triplice, agli inizi del 2016, raggiunge l’intesa sulla “produttività” come metro di misurazione del salario e dello stesso rinnovo del contratto aziendale, al quale si legano anche i diritti dei lavoratori.

Non è certo una sorpresa, Cisl e Uil avevano già firmato, senza batter ciglio, i contratti capestro Fiat, ora il “modello” di sfruttamento e di annientamento della vita della gente diviene “proposta da presentare alla controparte”, che sarebbe Confindustria, che ci immaginiamo già in festa.

Un altro mattone posto alla costruzione di quella piramide di menzogne che vede al vertice il “padrone”, o, come ormai piace di più, “il datore di lavoro”, ed i suoi interessi, e tutto ciò che viene sotto a sopportare il peso di quei  guadagni e di quei soprusi che vanno esclusivamente a scapito dei diritti elementari delle persone, del diritto alla famiglia, al proprio tempo libero, al riposo, allo svago.

Vivere per lavorare e far guadagnare altri, senza alcuna sicurezza, neanche quella sanitaria e pensionistica, questo il futuro del “sole della produttività” e dell’ottimismo della svolta buona italiana.

 
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