Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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La conversione. Il film. E, ancora una volta, se vogliamo capire ciò che è accaduto e il come della pretesa 'conversione', dobbiamo improvvisarci registi e prepararci a rappresentare i luoghi africani e i giorni eterni e i lunghi silenzi della prigionia di Silvia - rinata Aisha per la gioia esplosiva (è giusto il caso di dirlo, dati i feroci protagonisti di Al Shabaab, kamikaze per vocazione jiahdista), la gioia, dicevo, dei nostri ospiti islamici immigrati, graziosamente divenuti cittadini italiani ed europei dopo lungo soggiorno e auspicata, faticosa integrazione nelle nostre città ospitalissime e i nostri valori civici riconosciuti e condivisi (sic). Perché è solo nelle immagini del film che andiamo a girare - privo di musiche suggestive, ma solo la colonna sonora del soffiare del caldo vento africano tra le sbarre della prigione – che troveremo la concentrazione mentale sufficiente a capire come la prigioniera, persona gioiosissima nelle foto di prima della cattura, abbia potuto barattare la sua fede religiosa di origine con una 'rinascita' nella cupa religione dei nomadi pastori di Maometto, - il profeta che Dante colloca nel suo Inferno, giusto per rammemorare le storiche e feroci contrapposizioni e le apostasie. E le immagini del film saranno a camera fissa e grandangolo a mezza altezza che copra l'intera superficie della capanna, il tetto compreso, perché dia il senso dell'oppressione che appartiene ad ogni prigionia – noi che abbiamo vissuto due mesi ai domiciliari una vaga idea ce la siamo fatta di che cosa significhi. Ecco: il nostro film comincia a dare i suoi risultati e cominciamo a capire che la sola lettura dedicata di un libro mitico e importante e 'vincolante' (nome omen), e sommamente gradito ai pii carcerieri perché dimostra la loro buona fede e l'appartenenza a una buona causa (rapire e rieducare e, se ci scappa il milioncino di preziosi euri, tutto di guadagnato per le future azioni militari), in quelle condizioni di prostrazione possa produrre una 'catarsi', una sindrome di Stoccolma letteraria e religiosa ed ecco la miracolosa 'rinascita' di Aisha e, forse, una concausa (insieme ai milioni di euro richiesti) della sua liberazione perché ariete in patria delle buone ragioni della 'sola e vera religione'. E il suo rifiuto a cambiarsi di abito e velo islamico, una volta atterrata sul suolo patrio, è stata la mossa vincente dei carcerieri che si vedono premiati due volte. Zoomata sulla folla che fa ressa festante davanti alla sua abitazione e titoli di coda.
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