Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Sono un testimone del tempo. Assisto ad un documentario sulle microplastiche, ormai dilagate nei mari/oceani e nutrimento accessorio dei pesci di cui ci nutriamo, che si costituiscono ad isole galleggianti più grandi del Texas e mi viene in mente il mio essere stato giovinetto spensierato a cui la madre (le rare volte che la frequentavo) affidava il compito di 'andare a prendere il latte' (era il tempo della nota canzone, anno più anno meno). Ci andavo con la bottiglia del vetro dell'acquisto primo sempre riciclata dopo rapido lavaggio e la plastica delle presenti bottiglie era stata inventata da poco (il primo imballaggio del latte fu con il tetraedro del tetrapak) e faceva le sue prime, festose prove televisive nei soli due canali in bianco e nero che si osservavano nelle case e nei bar – per chi la tivù non se la poteva permettere. 'E mo e mo e mo, Moplen.' recitava con piglio di allegria un noto attore ignaro della tragedia sociale che andava ad iniziare ed avrebbe spiegato le sue ampie vele nere su tutti i continenti. E mo sticaxxi, gli replichiamo in coro noi precari viventi (ancora un poco e mi leggerete, un altro poco e vi vedrò ai miei funerali). E nella 'drogheria' - el biavarol - che mi vendeva il latte (la 'latteria' con annessi burro e formaggi era parecchio distante da casa) campeggiavano i grandi sacchi di iuta che contenevano i cereali alla rinfusa e i fagioli delle diverse specie e le fave disseccate e le carrube – ed era una festa dello sguardo come l'infilata dei banchetti ai mercati rionali: 'Metri, litri, essenze e colori della vita, fino avorio delirante delle patate e pomodori ripetuti fino al mare.' (Spiego alcune cose di Pablo Neruda - Filastrocche.it) Poi cominciò la nostra, convulsa e disordinata, 'era industriale' e le campagne si spopolavano ai ritmi di abbandoni mensili di intere famiglie e crebbero come funghi notturni le città-monstres del sogno operaio e borghese con annesso quello del 'titolo di studio' per i figli. Tutti medici e avvocati – o capitani d'industria per i più dentuti (come squali) e/o muniti di opportuno capitale iniziale familiare e raccomandazioni politiche ad hoc. Curiosamente, a me toccò uno dei pochi padri in circolazione che mi obbligò, invece, (volevo fare il liceo Classico) a frequentare le 'medie ad avviamento industriale' con l'intento di conseguire il diploma di un rapido 'mestiere per le mani' e presto 'fuori di casa'. Operaio tornitore era il mio indirizzo finale, ma avrei fatto uscire troppi pezzi difettosi, ne sono quasi certo, e non sarei 'andato in paradiso' - come si narrava al cinema della classe operaia del mio tempo. Il desiderio di lasciare al più presto quel simulacro di famiglia era anche mio, giunti al punto, e il mestiere me lo cercai diverso dal titolo di studio minimale in mio possesso e me ne andai di casa pochi mesi dopo aver assolto il servizio militare – ma, prima, falsificai la firma di mio padre e passai l'esame di 'scuola media unificata', da poco entrata in vigore, con la media del sette, latino incluso. Mio padre lo venne a sapere tramite il bidello suo cliente di bottega (pensava di fargli piacere l'anticipargli la notizia della promozione del figlio) e mi piace pensare che fu uno schiaffo morale e non ne parlammo se non brevemente a muso duro. L'intenzione mia era di proseguire gli studi privatamente fino alla laurea ma il destino ci mise del suo ed andò diversamente. La cultura, chi lo vuole, in qualche modo la rimedia. Quell'estate, prima del servizio militare, la passai sui tavoli della Biblioteca Marciana. Mattina e sera a leggere i libri i più vari e diversi. Perfino 'I Prolegomeni della ragion Pura' del gran filosofo, ma credo di non averne capito molto, privo com'ero dell'assistenza di un professore di liceo. I miei studi 'matti e disperatissimi', ma che lasciarono un segno. Ci sono più cose in Cielo e in Terra di quanto le asfittiche fantasie degli uomini riescano ad immaginare. Poi entrai nel limbo sospeso di noi 'booomers' a cui toccò in sorte il lavoro fisso, la casa di proprietà e la pensione garantita ed effettiva: il sogno effimero della generazione Z. Ma oggi tutto è mutato. E come nella poesia di Neruda: 'E una mattina tutto era in fiamme, E una mattina i roghi Uscivan dalla terra, Divorando esseri, E da allora fuoco, Da allora polvere da sparo, Da allora sangue. Ed eccoci al ritorno della guerra in Europa, ai bellicismi ostinati, ai nemici storici riesumati dalla pattumiera della Storia, al declino dell'Occidente, ai timori di un olocausto termonucleare apocalittico, al ritorno dei maledetti confini, ai popoli in fuga dalle loro storie patrie, agli arrembaggi dei pretesi naufraghi e l'assalto finale alla diligenza-Europa che perde la sua identità. Una mattina i roghi uscivano dalla terra divorando esseri. E da allora spari e missili e droni. Da allora sangue. Testimone del Tempo. |
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