Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Ulisse e l'ombra del tempo - 12 novembre 2019 Ho delle difficoltà a ricostruire i fatti e gli eventi accaduti negli oscuri millenni in una piccola isola greca che ho circumnavigato nella luce limpidissima dell'alba – or sono trenta e più anni - con un gommone a chiglia piatta e il motore al minimo per non oscurare i belati delle capre selvatiche che venivano dal monte e il lamento dei gabbiani sopra i nidi sugli scogli. Tentavo, invano, novello archeologo in erba, di riconoscere l'approdo del naufrago più famoso di tutti i tempi descritto nel poema omerico: Odisseo, reduce da decenni di oscure navigazioni tra isole mitiche infestate da maghe possessive e ammalianti sirene. E, invero, Itaca mi deluse: appendice ionica della più grande Cefalonia e regno piccolissimo agro-silvestre di un tale re greco dalla fama immensa e furbo più di una volpe, ma uomo infedele che condannò la moglie ad una attesa snervante mentre se la spassava tra le braccia di Circe e, forse, di Nausicaa che, nel poema, non fa mistero del suo desiderio e arriva a disdegnare lo sposo promesso: «Sentitemi, ancelle braccio bianco, che dica una cosa: non senza i numi tutti, che stanno in Olimpo, quest’uomo è venuto tra i Feaci divini. Prima m’era sembrato che fosse brutto davvero, e ora somiglia ai numi che il cielo ampio possiedono. Oh se un uomo così potesse chiamarsi mio sposo, abitando fra noi, e gli piacesse restare! Su, date all’ospite, ancelle, da mangiare e da bere». E la visita dell'isola, a piedi tra le forre e lungo gli alti pascoli delle capre, non mi tolse il dubbio che Omero, nel narrare del regno di Odisseo, avesse trascurato di rendere verosimile il fatto che in una tale isola piccolissima potessero davvero darsi i potentati agro pastorali dei molti Proci (pochi campi aspri e secchi ciascuno e qualche famiglia contadina i loro sudditi?) che si insediarono prepotenti nella reggia di Penelope e banchettarono e gozzovigliarono per anni pretendendo che la vedova si risposasse, così nominando un nuovo re. E' vero che non si dovrebbe mai 'fare le pulci' ai gloriosi poemi dell'antichità, mirabili per la narrazione di fatti straordinari ed apparizioni divine in tempi in cui non c'era la televisione nelle case e latitavano i divi di Hollywood e, tuttavia, l'archeologia, scienza della terra, non si è limitata a diminuire la possanza immaginifica della versificazione omerica e a consegnarci una Itaca oggi misera e spoglia al posto di quella ricca di messi e greggi e fitta di uomini di cui si narra. Perfino la Bibbia, testo magico e verità religiosa per troppi adepti e sedicenti 'fedeli', non ci fa una bella figura posta di fronte alle scarne rivelazioni dell'archeologia relative al monte Ararat e alla mitica Arca e al Sinai del roveto ardente e delle Tavole della Legge e/o al passaggio del popolo ebraico nel mar Rosso. E in verità, in verità vi dico che qualche dubbio ce l'ho anche sulla pietra sepolcrale divelta di un tal profeta palestinese crocefisso e i suoi apostoli lo dissero 'risorto', pur se in assenza di prove provate e di un 'corpo del reato' sulla 'scena del crimine'. Ma tant'è. I millenni sono tanti, milioni di milioni, e di cose sorprendenti e mitiche sulla crosta del pianeta Terra ne sono successe tante davvero, tutte diverse tra loro, molte contraddittorie e incredibili. E latitano, di questi tempi, i profeti che ci dovrebbero convincere di eventi miracolosi - e l'ultimo che ricordiamo, tale Muhammad, è per via dei 'radicalizzati sul web' che, di quando in quando, fanno strage di infedeli per le strade e negli aeroporti. Ed è il nostro cruccio e la pena che meritiamo noi cittadini europei per il troppo che stroppia che è stato stipato nelle tristi 'banlieues' delle città europee dal futuro oscuro e drammatico.
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