Creato da fedechiara il 14/11/2014
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Messaggi di Luglio 2018

Di scienziati e nomadi pastori

Post n°559 pubblicato il 26 Luglio 2018 da fedechiara
 

Chissà quale è stato l'elemento scatenante l'odio della Fallaci – che così a lungo e approfonditamente frequentò i luoghi dell'islam e le sue genti. Odio nei confronti dell'ideologia totalizzante e imprigionante di quei dessi: tutti 'allah akbar' e guai a sgarrare in costumi libertari e libertini perché, subito, 'boko aram' - che rapisce e reclude le vergini nere già avviate verso i luminosi orizzonti del terzo millennio e le re-imprigiona nel nero velo luttuoso del monachesimo medievale islamico.

Gli è che, per la Fallaci, in principio fu amore e ammirazione - come capita al viaggiatore che transita per quelle contrade armato di bella comprensione e voglia di conoscenza, e riporta e narra nei suoi volonterosi diari di gentilezze e accoglienze squisite, - ma, si sa, viaggiare è transito breve e, se non supera la soglia fatale di giorni tre, l'ospite viene salutato con il fazzoletto sventolante e non puzza - come, invece, recita un acre e icastico adagio delle mie parti.

E, se si leggono le statistiche della presenza mussulmana nel Regno Unito riportate dall'articolo qui sotto, non si può non dirsi preoccupati del fatto che nel 2001 quei dessi viaggiavano intorno al 14 per cento della popolazione residente e nel 2014 già sono al 21 e fischia. Che, di questo passo, il sogno del Califfato dell'Isis - con tutti noi, indigeni storici ormai minoritari e proni sul tappetino rivolti alla Mecca, e mandare le sure a memoria e scritte cento volte sulle pareti di casa - si realizzerà per via di accoglienza indiscriminata e progressiva ed esponenziale.

E se il governo britannico si premura di dirci che saranno puniti i 'cattivi maestri' che hanno consentito alla lobby islamico-radicale di mettere mano ai sacri principi dell'insegnamento occidentale e di cassare la musica e il canto e iconoclasti sopratutto per la figura femminile, pure non ci sentiamo rassicurati e temiamo fortemente il medioevo prossimo venturo che si accompagna all'idea di allah e del suo profeta barbuto che unificò i nomadi pastori di allora e ancora ce li propone vittoriosi e in espansione al nord con pochi neuroni modificati e adeguati alla post modernità.

Chi vivrà vedrà e i cocci sono i suoi; però c'è una comunità multietnica che mi va di additare ad esempio di nobili e preclare visioni di un futuro migliore e buona e civile convivenza ed è la comunità scientifica dei campus universitari e dei centri di ricerca avanzata. Peccato sia abbondantemente minoritaria e di scarsa presa esemplare su quei nomadi ex pastori che ci ostiniamo ad accogliere e a non integrare.L'immagine può contenere: una o più persone

https://www.corriere.it/esteri/14_luglio_25/iraq-distrutta-moschea-giona-isis-era-meta-apostasia-e8bc459c-13ed-11e4-9950-e546b7448c47.shtml

 

 
 
 

Sublimi lentezze

Post n°557 pubblicato il 25 Luglio 2018 da fedechiara
 

A costo di apparire 'lento' e non 'rock' - come semplificava il ragazzo della via Gluck-, ecco due o tre note sulla morte di Amy Winehouse (chi era costei?).
Occorre darsi morte volontaria per entrare nella leggenda? Non è che, poi, varcata la fatale soglia, ci si dispiaccia per non poter tornare indietro a vedere 'l'effetto che fa' e poter riderci sopra?
E tutto questo riempire il mondo del rock di strani miti di 'poeti maledetti' e di 'sex and drugs and rock and roll' non arriverà a saziarci e scopriremo che anche una sana normalità può fare aggio su una 'vita spericolata alla Steve Macqueen'?
E perché non tornare al concerto k622 di Mozart, dimenticando tutto il rumore che frastorna il mondo del rock, rivalutando certe soavissime e deliziose cose del Settecento e dell'Ottocento?

 

https://www.youtube.com/watch?v=2oNnugi3yLU

 

Concerto per Clarinetto K622 - Concerto per Oboe K314 - Concerto per Flauto e Arpa K299

 

 
 
 

Il troppo che stroppia in tutte le direzioni

Post n°556 pubblicato il 24 Luglio 2018 da fedechiara
 

 

Osservavo perplesso Vittorino Andreoli, ieri sera in tivù, che, più agitato che mai e con toni e zazzera da Savonarola laico, sparava ad alzo zero contro i social degli 'odiatori' – che altri non sono se non i nostri compagni di classe o di lavoro o quelli che giocano a carte nei bar e 'dicono la loro' in rete nei modi fioriti e a volte eccessivi di sempre. Varia umanità, che volete farci. E prima dei 'social' c'era la televisione a meritarsi le reprimende di essere cattiva maestra di vita, ma ci abbiamo convissuto e 'fatti gli anticorpi' e basta fare zapping e scegliere il programma che più ci piace perchè scomodare la censura e la voglia di zittire gli oppositori?

E se Vittorino Andreoli ce l'ha con i 'social' – e con lui molti commentatori sui giornaloni a larga tiratura e molti politici di vecchia scuola e che si stimavano erroneamente 'maestri di pensiero' e dotti 'opinionisti' – è perchè i 'social' hanno assunto, nell'ultimo decennio, una forte valenza politica – che perfino i mitici 'hacker russi' di cui alle denunce delle commissioni di inchiesta sulle elezioni che hanno premiato Trump alla presidenza (un nome un'orticaria immediatamente visibile in molti buonisti e sedicenti democratici), perfino loro si sono scatenanti e hanno lanciato in rete strani 'avvisi ai naviganti' e presunte fake news che hanno convinto gli 'odiatori' a farsi soggetti politici visibili e clamanti e indignati e rabbiosi.

E l'alternativa alla libertà degli 'odiatori' (che è sinonimo di 'populisti' secondo il rabbioso verbo buonista e sedicente democratico) sarebbe quella di chiudere la rete o inserire in essa dei vincoli e molto filo spinato per impedire a questi nuovi rifugiati del libero pensiero e parola di rendersi visibili e operativi sulla scena politica ed elettorale.

Ma non bastano le querele per diffamazione, nel caso ricorressero i termini, o si ha paura di intasare i tribunali della repubblica perché il troppo del mondo rotto stroppia – sempre e in ogni vicenda e vicissitudine?

 

 
 
 

Guerre latenti

Post n°554 pubblicato il 23 Luglio 2018 da fedechiara
 

23 luglio 2016

 

Passavo traghetto, ieri sera, in un vaporetto che, credo, aveva imbarcato più passeggeri del massimo consentito che sta scritto dai costruttori sulle targhe inmetallo sopra la cabina. Una vera e propria scatola di sardine e olezzante del pari dei naturali effluvi sudoriferi dell'estate afosissima,

E i miei pensieri seguivano il corso delle funebri notizie che venivano in diretta da Monaco, - fatti atrocissimi che accadono solo pochi giorni dopo quelli di Nizza e dell'assalto all'arma bianca -ascia e coltello, armi di ferocia tribale - di un giovane afgano, ('rifugiato' e amorosamente ospitato da una famiglia tedesca, vera e propria 'serpe in seno') su un treno in corsa e contro inermi turisti cinesi in vacanza, compresi le donne e i bambini a cui il padre ha tentato, invano, di fare schermo col suo corpo ferito.

E mi veniva da pensare a quale immensa strage seguita da affondamento nelle buie acque del Canal Grando avrebbe compiuto un attentatore suicida imbottito di esplosivo se imbarcato su quel vaporetto prossimo alla sua 'linea di galleggiamento'.
E non è paura, credetemi,- emozione dell'animo che non insorge dalle raffigurazioni di un pensiero fino ad oggi astratto, bensì solo nell'attimo in cui si raffigura concretamente la tua morte: e il tuo corpo va in pezzi o vedi sprizzare il tuo sangue e affondare nella tua carne il coltello o l'ascia dell'idiota 'radicalizzato sul web' e incroci lo sguardo con il tuo assassino e ti chiedi, il tuo ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi per sempre, quale idea di 'umanità' lo comprenda e lo includa, di questi tempi in cui gli orchi e gli assassini usano i riporti imparaticci di alcune 'sure' del Corano per dare un precario senso al loro sentirsi 'soldati' di una immaginaria e stupida 'jihad'.

E solo ieri ascoltavo alla radio la sintesi di una intervista che Marc Augè ha rilasciato a 'l'Espresso' (peccato che l'articolo sia criptato e non possa essere mostrato per intero) in cui si parla di 'guerra' tra noi e loro, - tra le migliaia (forse decine di migliaia) di aspiranti-martiri immigrati di prima, seconda o terza generazione e radicalizzati sul web e noi, le vittime di un massacro e di stragi indiscriminate e stupide dove a morire sono persone qualsiasi, perfino dei 'buonisti' che pensavano buona e giusta tutta questa follia di accoglienze fuori controllo e banlieues fitte di disoccupati cronici che si rivolge contro di noi come fosse una 'guerra civile', - ma è solo una 'guerra tribale' che potremmo facilmente controllare col mettere in sicurezza le frontiere e tenere l'allarme rosso sempre acceso e 'leggi speciali' che isolino e scovino i grandissimi figli di buonadonna che sparano, ammazzano e progettano attentati dei più fantasiosi e micidiali.

E finché durano gli arrivi sulle nostre coste a migliaia e non riusciamo a impedire il dispiegarsi del maledetto traffico di esseri umani e le partenze dei barconi dalle coste libiche ed egiziane a causa dell'incapacità politica e di governo dei presenti s-governanti europei, Juncker in testa e nessuno escluso, il numero di potenziali 'soldati' di questa sporca e infame guerra tribale aumenterà statisticamente insieme al numero dei nostri morti ammazzati – vittime inermi di una guerra che non abbiamo mai dichiarato e che non combattiamo con la necessaria durezza di 'intelligence' e leggi e provvedimenti di espulsione a migliaia che facciano il paio con le le 'migliaia' di soldati in sonno denunciati dallo stesso Augè e pronti a 'entrare in azione'.
Fermiamoli, cittadini. Con il voto e con ogni e tutti i mezzi delle nostre democrazie che vogliamo blindate e armate fino ai denti fino al compimento del doveroso compito di proteggere noi, i nostri figli e i nipoti. Ogni altro distinguo e attenuazione 'buonista' è complicità.

http://espresso.repubblica.it/…/la-frattura-francese-1.2782…

"Vi spiego la frattura che c'è oggi...
INTERVISTA
"Vi spiego la frattura che c'è oggi in Francia"
Si è prodotta negli anni 70 con la disoccupazione di massa, e i luoghi del riscatto operaio sono diventati simbolo di sconfitta, soprattutto per i figli degli immigrati arabi che cercano la rivincita. Parla il grande antropologo Marc Augé
DI ALESSANDRA BIANCHI 
22 luglio 2016
«Sì, la Francia è in guerra contro un nemico nuovo. Non è una guerra tradizionale. Certo, ci sono aspetti di un conflitto “classico” in Siria e in Iraq, ma anche delle variabili nuove». Parla Marc Augé, 80 anni, uno dei massimi antropologi francesi, e non ha paura a pronunciare quella parola che ancora, anche dopo la carneficina sulla Promenade des Anglais di Nizza (nel simbolico 14 luglio data della presa della Bastiglia, 85 morti e 302 feriti) spaventa: “Guerra”

ESPRESSO.REPUBBLICA.IT
Si è prodotta negli anni 70 con la disoccupazione di massa, e i luoghi del riscatto operaio sono diventati simbolo di sconfitta, soprattutto per i figli degli immigrati arabi che cercano la rivincita. Parla il grande antropologo Marc Augé

 
 
 

Del 'prendere parte' e pagarne lo scotto

Post n°553 pubblicato il 21 Luglio 2018 da fedechiara
 

 

A rischio di passar per cinico, mi provo a chiosare i recenti avvenimenti della 'guerra di Gaza' e dei razzi e dei tunnel di Hamas - nuova frontiera sotterranea di quelle che erano le vecchie trincee delle vecchie guerre di posizione da dove si sparacchiavano addosso ad ogni ora del giorno e si mitragliavano e lanciavano gli 'shrapnel' con grande spreco di vite umane; ma mancavano i giornalisti free lance, oggi onnipresenti sui 'teatri di guerra' , e ancora non avevano inventato 'il web': che amplifica i torti dell'uno e magnifica il sacrificio degli altri e vince chi colleziona più 'mi piace' e 'condividi'.

Ho una discreta e lontana esperienza di dibattito sul merito dei civili loro malgrado coinvolti nelle guerre e costretti a 'prendere posizione' dall'una o dall'altra delle parti in conflitto che transitano sui loro territori. 
La prima esperienza risale a quarant'anni fa, circa: moriva Franco, noto dittatore, e la Spagna tornava libera e redenta dallo storico silenzio dei crimini franchisti della guerra di Spagna. E venni coinvolto quale 'attore' e altro in uno spettacolo teatrale che si recitò nel marzo ''76 nel teatro di palazzo Grassi – l'ultimo spettacolo che si tenne in quel luogo prima del restauro, se non erro. 
La 'pièce' scelta dal regista era: 'I fucili di madre Carrar', un pezzo non troppo noto di B. Brecht, che aveva come sua tesi centrale la necessità e l'obbligo morale dei 'civili' di prendere parte e posizione ed essere parte cosciente e responsabile contro il fascismo allora dilagante e vittorioso all over the world. 
E ciò perché, secondo B.B., non era ammissibile e tollerabile un 'chiamarsi fuori' e pietire uno status di innocenza e 'vittime incolpevoli' da parte di alcuno in un contesto di follia nazionalistica collettiva che giganteggiava e la maledetta Storia che partoriva mostri a decine, a centinaia, neanche fosse la madre degli imbecilli.

E la seconda volta fu quando raccolsi le memorie di mia suocera col fine di farne un libro e il contesto era l'Istria redenta e poi dannata pel volgere degli eventi storici del 'secolo breve' e la guerra persa ignominiosamente dal fascismo italiano e le armate di Tito dei 'fratelli slavi' che prendevano possesso di quei luoghi. E, ancora una volta, ecco il tema dei civili incolpevoli e vittime e il coro dolente (a volte arrogante) de: 'Poverini gli esuli e gli esodati.' - volontari o no - cacciati dalle loro case con le minacce di essere 'infoibati.' Neologismo atroce che tuttora ci perseguita nelle ricorrenze di quegli avvenimenti che 'non macinano più' - al pari dell'acqua che scorre sotto i ponti e 'chi ha dato ha dato e chi a ha avuto ha avuto', con quel che segue dei cinismi della Storia.

Perciò non si stupiscano tutti quei tali, giornalisti e lettori e web-frequentatori, se la tematica dei poveri civili vittime dei bombardamenti non mi suscita speciali attenzioni ed emozioni, dato che, quando si accende una guerra coi razzi sparati tra le case di Gaza e si fa 'saltare la mosca' al naso di un ingombrante vicino potente e super armato, non si può, poi, pietire uno status di eccezione - ed è a tutti noto che la guerra dei missili e delle bombe e dei razzi contiene per intero gli 'effetti collaterali', indesiderati, certo, ma inevitabili in caso di deflagrazioni, delle abitazioni civili e degli asili che saltano in aria e si sbriciolano.

Qualcuno potrebbe gentilmente avvisare quelli di Hamas che fare la guerra in un contesto siffatto significa 'chiamare alle armi' e obbligare ad essere parte attiva, sia pure obtorto collo, anche gli abitanti delle case e degli asili?

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto

 
 
 
 
 

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