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Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi di Aprile 2020
18 aprile 2015 E' gioioso l'approccio iniziale che si ha con quel Grande Vecchio che è Martial Raysse. Grande Vecchio perché ancora bambino dentro e capace di magie e laboriose fantasie che sintetizzano artisticamente il mondo intero e ne correggono i molti aspetti grotteschi e mortiferi e lo trasfigurano e rivitalizzano. E già all'ingresso, nella corte interna del palazzo che ospita la sua mostra (M.a.r.t.i.a.l R.a.y.s.s.e - Palazzo Grassi – Venezia), ti aggiri tra le teche di un immaginario museo della Conoscenza e della Fantasia dove le statuette di antichi satiri e deità si confondono con i funghetti colorati e le capre e i contadini-ushabti che menano una strana carriola, e con gli altri sogni infantili buffi e grotteschi e le fiabe trasposte in sculture arcane di un Bimbo Meraviglioso capace di proporsi quale Fautore del Mondo Nuovo che tutti abbiamo inseguito da bambini, ma è durato poco, ahinoi e solo ne serbiamo brandelli e sfilacci nella memoria. E ti colpisce quella statuetta di un tale che cerca di uscire dalla sua scatola angusta aperta a fatica - e dentro si mostra la luce di un inferno da cui cerca di scappare, ma fuori è tutto un fiorire di luce e galli-eroi ritti nelle loro piume che tirano con l'arco e bambini divini che eruttano fontane luminose. E se un corpo nudo giace sulla pira della sua vita sofferta - che sembra un eroe troiano a cui è stata negata la meta di una Nuova Città da fondare - nella stessa teca gli fanno consolatoria compagnia i funghetti colorati della rigenerazione e trasformazione della materia e un satiro cornuto che porta sulle spalle una divinità gioiosa e un'altra bianca divinità della pace, più in là, con in testa la piccola colomba simbolica del Volo a cui tutti aspiriamo - o Resurrezione, che verrà qualche millennio più avanti. E sembrano davvero le teche di un museo dell'archeologia minoica, ma rivitalizzato dal Buffo della fantasia infantile che non trascura la meticolosità nella riproduzione delle sculture e statuette e oggettini correlati - e Raysse è autorevole, autorevolissimo nel coinvolgerci in quel suo mondo di fiaba e cento fiabe della Storia e delle odissee e delle eneidi e le dice vere, più vere del vero, e se il mondo fuori dal palazzo è altra cosa e più avvilente e piatto, beh è un nostro problema, di noi che artisti non siamo e la Fantasia che abbiamo avuto in dono è raggrinzita in un angolo delle nostre menti e spaventata e raggrumata – come quel grumo arboreo che si mangia il corpo di una figuretta di donna e viene in mente Dafne e Apollo e il Laurus Nobilis dalle foglie intensamente profumate.... |
It's a funny, funny world. E' uno strano mondo quello a cui do il buongiorno la mattina alle prime luci dell'alba, un mondo di apparenza serena – sguardo di campagna e case lontane, alberi ormai rinverditi e con un tappeto di petali ai piedi – ma per l'aria tiepida è tessuto un silenzio allarmato di notti insonni alle finestre perché il nemico è di fuori, invisibile, ma pronto a ghermirti se non ti bardi di mascherina e guanti, come ci dicono in tivù politici, medici e giornalisti consonanti. Una infodemia per alcuni aspetti peggiore della pandemia. Tratteniamo i respiri, il nemico aleggia, subdolo e vigliacco, manteniamo le distanze, ogni uomo e/o donna potrebbe contagiarti. E tuttavia sorridiamo, ci riconosciamo di là delle mascherine dei nostri selfies lunari, restiamo umani. E' un mondo di uomini e donne rattrappiti in questo genere di pensieri nei giorni e mesi della quarantena – e spaventati dagli annunci di morte perché 'a chi la tocca, la tocca' è il motto delle epidemie e, di giorno, è un rosario di conversazioni al telefono con amici e parenti per sapere se siamo ancora vivi: gloria del momento presente; e già il passato è consumato e il futuro si sfilaccia incerto con le prime luci dell'alba. E non vediamo l'ora che tutto questo nuovo mondo di incubi e follia collettiva si rischiari come la nebbia al sole e la 'normalità' dei rapporti di ieri si imponga e ci sia regalo ambito come la salute - e ci appoggiamo alla memoria dei profeti dell'Ecclesiaste che ci ricordano che 'c'è un tempo per vivere e un tempo per morire', d'accordo, ma questo che viviamo è il tempo di sognare. |
Pensateci con indulgenza (e restiamo 'amici') Facebook, lo sappiamo, ha grandi pregi. Ti puoi riempire di amici, anche gente strana, mai vista né conosciuta o perlomeno assaggiata, testata di striscio. Gente assommata a migliaia nei profili spesso per categorie: cucina, tango o rock o salsa, parenti, arte, cani e gatti, spiaggia con profusione di tette e culi, frasi esemplari e di storica saggezza di Osho o Confucio o Einstein o Carneade, ecc. E, inevitabilmente - mano a mano che ti arrivano le 'notifiche' da tutto il mondo e scopri il chi è delle persone a cui Facebook chiede incessantemente (e impietosamente) 'A cosa stai pensando?' - succede che questo o quell'altro vengano cancellati dalla lista, per ragioni di radicale critica politica e sociale o di credo religioso, espressi magari con male e/o forti parole e palesi indignazioni nella bacheca quotidiana. E poco importa che molte indignazioni e rabbie abbiano motivazioni e radicamento plausibile e 'condivisibile' nelle molte cronache di infamia che ci vengono dalle letture dei giornali e dall'attento ascolto dei tiggì. E che in Spagna sia sorto perfino un movimento di popolo che si è fregiato del titolo (gli 'Indignados') e ne ha raccolto i voti con percentuali a due cifre. Ne abbiamo avuto prova recente con i talibani del #iorestoacasa che inveivano dalle finestre contro i resistenti e/o gli indifferenti alle pubbliche grida e decreti p.c.m. che uscivano in solitaria alle sei del mattino quatti quatti, magari per lavoro, ma, colti in flagranza di evasione, stigmatizzati come 'stragisti', mi racconta mia figlia. E l'indignazione e la rabbia e il dissenso hanno padri nobili, invece, e letterati di indubbia fede 'progressista' e/o 'di sinistra' come quel tal Brecht Bertolt, drammaturgo di tragici eventi sociali, che ci scrive dal passato (titolo del componimento: 'A coloro che verranno') : Per dire, coram populo, che: 'quando ce vo' ce vo'. E che lo sdegno e la rabbia compressi fanno più male di una invettiva bene espressa e, naturalmente, ben motivata e nel giusto bersaglio. E quel tal drammaturgo, feroce contro i borghesi e la borghesia, raccomandava, nel finale: 'Ma voi, quando sarà venuta l’ora Indulgenza, già. Che bella (e negletta) parola. |
Semidei versus dei medievali 17 aprile 2019 · E una delle immagini-simbolo della tragedia di Notre Dame - oltre a quelle del rogo che divampava inarrestabile e che sfidava le pompe dell'acqua e le proprietà sedative dei liquidi – è il canto religioso quieto e rassegnato delle centinaia di persone che si erano radunate nei pressi della cattedrale e sulle rive. Come se quello e non l'azione dei pompieri, pur seaffannoso e in ritardo e privi di un piano preordinato di intervento per quel genere di catastrofe, fosse la panacea e il rimedio del male che si svolgeva sotto i loro occhi di ingenui 'credenti'. E sembrava l'ennesimo 'ritorno al Medioevo' dei canti e delle offerte alla Madonna e ai santi patroni - con la promessa canonica dell'erezione di nuove chiese votive – che ci 'facessero la grazia' di far cessare la pestilenza o fermare la grandine sui raccolti o spegnere l'incendio che divorava le case della città o fermassero a mezz'aria le bombe che cadevano a grappoli dal cielo. E meglio, molto meglio, è predisporre piani di intervento mirati e accurati e precisi al millimetro, per intervenire in loco con gli strumenti 'giusti' - e usando al meglio le moderne tecniche e le tecnologie in nostro possesso – piuttosto che vedere quelle scene di canti soavissimi che ci fanno cadere le braccia e qualcos'altro e ci fanno dubitare che ancora vivano nelle menti di coloro i mitici dei e santi e beati medievali di riferimento, piuttosto che credere di essere noi i moderni semidei che costruiamo il futuro e diamo vita alla civiltà digitale e dell'intelligenza artificiale. E, piuttosto che i voti espressi e i concioni e i pistolotti edificanti che abbiamo ascoltato dai soliti politici e dai giornalisti-merlettai fino ad oggi, meglio una indagine seria su cosa è venuto a mancare e ha difettato nell'intervento dei pompieri e quali sono state le vere cause dell'incendio maledetto - e sia la nostra, di uomini e non di dei, la risposta che conta e conterà in futuro, se non vogliamo che anche il Louvre bruci, prima o poi, e con esso tutto il meraviglioso bagaglio di scienza e conoscenza e arte che vi è contenuto. Ad maiora. |
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Inviato da: ARCAN020
il 29/06/2024 alle 12:34
Inviato da: fedechiara
il 24/06/2024 alle 06:56
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 16:38
Inviato da: fedechiara
il 23/06/2024 alle 15:31
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 12:34