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Messaggi del 09/02/2022

Papi pop.

Post n°1949 pubblicato il 09 Febbraio 2022 da fedechiara
 

Sembra esserci una precisa strategia mediatica Oltretevere e sotto er Cupolone. Compensare le chiese vuote dove si recitano per pochi fedeli i riti vetusti della Dottrina con le post moderne cattedrali del culto laico e televisivo. Id est Fazio e, prossimamente, Sanremo, chissà, mai stupirsi, il peggio è sempre di là da venire e mai porre limiti alla Provvidenza, come dicevano i nonni.
Una propagande fide del terzo millennio a contrasto delle cronache malvagie che la Chiesa la mostrano, troppo spesso, sotto la luce sinistra della maledetta pedofilia delle sacrestie e delle troppe ricchezze possedute e niente imu agli 'edifici del culto' e dintorni. https://www.icostidellachiesa.it/esenzioni-imu/
E pazienza per le critiche feroci che piovono addosso a questo papa pop e digitale che non si perita di fare spottoni pubblicitari alla rai azienda di stato e di tirare la volata ad una trasmissione televisiva che è specchio e megafono di un buonismo peloso che ha nella distorta narrazione sui migranti il suo indice di borsa della popolarità di una voluta non-politica immigratoria e il male agire mediatico nei confronti della piaga-principe del terzo millennio: il commercio di vite umane dei naufragi organizzati con gli annessi taxi del mare.
Che pretendono di 'salvare vite', a sentire i capitani/e coraggiosi delle o.n.g. ma il loro ostinato agire nel Mediterraneo e surrogare le non-politiche immigratorie degli stati è potente megafono ai migranti già in attesa nei lager libici e alle centinaia di migliaia degli altri, amici, cugini, fratelli, zii, pronti a mettersi in viaggio e stiparsi nei lager della speranza perché hanno ricevuto gli sms fatali de: 'Ce l'abbiamo fatta! Siamo in Europa.' Già. Sono in Europa.
A spese dei contribuenti pietosi e tollerantissimi e dei malandati bilanci europei, ca va sans dire.
Una non-politica immigratoria fitta di annegati in mare che ci è imposta quotidianamente dal business degli scafisti milionari e dai politici libici compiacenti. E l'Europa delle stelle dei diversi stati in conflitto che stanno a guardare e si gettano vicendevolmente la croce sulle spalle di un trattato di Dublino prigione e causa del vagare inesausto dei clandestini da Ventimiglia a Calais, con tappa nelle ospitali banlieues parigine delle cronache di sangue 2015/16.
Ed ecco a voi la farsa, indigeribile, di una intervista televisiva ad un uomo, Bergoglio, papa pop, a cui non si può e non si deve opporre il giusto contraddittorio giornalistico perché stimato capo religioso, bensì la vergognosa deferenza dei devoti e pii e adoranti conduttori: a fungere da amplificatori dei cattivi messaggi politici che dicono ai migranti africani e asiatici:
'Venite parvulus a centinaia di migliaia.' che tutti vi accoglieremo.
Come fosse un pio messaggio evangelico e non la trista realtà di altri e più pietosi lager europei dove vengono stipati, negli hotspots e sulle navi-quarantena, fino a non poterne più di questo afflusso penoso e costante e quotidiano - e l'Europa accogliente in sempiterno affanno che, incapace di offrire un degno lavoro ai suoi indigeni, raschia il fondo del barile di una assistenza sociale indebita che gli scoppierà tra le mani e li veicola a migliaia nelle enclaves islamiche nemiche dei futuri 'radicalizzati sul web'.
Un grande futuro ci attende. Con il pietoso viatico di una benedizione urbi et orbi.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone e il seguente testo "IL Tempo di Osho "Pe Sanremo "PeSanremo'nc'èstao 'nc'è stato niente da fa... ho rimediato solo n'ospitata da Fazio" "E vabbè oh, mejo de niente....""

 
 
 

Furia e rumore...

Post n°1948 pubblicato il 09 Febbraio 2022 da fedechiara
 

Furia e rumore. 09 febbraio 2016
Il documentario sulla vita di Berlinguer di Walter Veltroni comincia con una comica (e un po' avvilente) citazione dell'Ecclesiaste: 'Cè un tempo per vivere e un tempo per morire, un tempo per ricordare e un tempo per dimenticare.'
E, ad ascoltare le risposte che danno in apertura di documentario quei giovani immemori di 'Chi era Berlinguer?', ti cadono le braccia e ti coglie l'affanno sul tempo della Storia che così repentinamente muta e 'volge al disio' e non resta che la cenere al vento delle nostre esistenze e delle nostre azioni sulla faccia del pianeta Terra.
Perché non è come chiedersi:' Carneade chi era costui?', come faceva don Abbondio prima di avvistare i bravi che lo minacciarono di morte. Da Carneade ci dividono i millenni mentre Berlinguer è (dovrebbe essere) parte delle nostre storie di ideologie troppo presto appassite e tramontate, di passioni civili per le quali abbiamo combattuto e di un tempo in cui il lavoro era il totem e il Moloch sul quale si misuravano i comportamenti a lungo termine delle famiglie e della società intera.
E, se non aveva ragione su tutto l'ambaradan della terza internazionale e su 'il socialismo in un solo paese' o da esportare in altri paesi, armi alla mano, come fece Guevara lasciandoci la vita e la 'cabeza', Berlinguer è stato il polo attrattore di una lunghissima serie di tensioni politiche e collettore di eventi tragicissimi: di stragi e assassini politici su commissione e veleni nelle tazzine del caffè propinati a banchieri ormai scomodi e di golpe annunciati o striscianti - e il partito comunista al trenta per cento dei consensi sempre proposto quale 'forza tranquilla' e sedatrice di rivoluzioni sociali delle quali non rimanevano che gli echi sotto forma di litanie antifasciste sempre riproposte ad ogni convegno e comizio, come fa la Chiesa con le pretese 'resurrezioni' e l'ebraismo con la memoria dell'olocausto: 'Vietato dimenticare.' La base di ogni propaganda fide.
E, invece, ecco quei giovani, in apertura di documentario, sorridere e ridere della loro smemoratezza e proporre le figure più improbabili e ridicole in risposta a 'Chi era Berlinguer.', - segno che non è affatto vero che: 'A egregie cose il forte animo accendono le urne dei forti'.
Perché nessuno più, in verità, si affanna a visitare le urne e i cimiteri, il 2 di novembre a parte, di questi tempi e forse non esistono più gli 'animi dei forti' e dei lavoratori appassionati di politica sostituiti da un folla di bisnipoti troppo presi dai loro sms e dagli ammennicoli stupidi degli i-pad e degli 'smartphone', cambiati ogni due mesi, su cui ficcano la loro vanesia testa da struzzi che non ricordano alcunchè delle lotte per il lavoro e gli scioperi ai cancelli della Fiat e l'onore dei lavoratori travolti da una misera 'marcia degli impiegati'. Nè gli importa più nulla della democrazia che si difende contro il terrorismo, come faceva Berlinguer-il gigante col fisico di un Davide e armato solo della fionda delle parole che con-vincono. Ma solo per un certo tempo e breve.
Il resto è cenere e vento della Storia che cancella perfino i cimiteri e rende illeggibili le scritte sulle urne. Dei forti e dei deboli, che su questa dolorosa crosta terrestre sono trascorsi senza ben sapere il senso del loro aver vissuto. Furia e rumore che non significano nulla.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

 
 
 
 
 

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