Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

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Messaggi del 23/10/2022

Sperdimenti.

Post n°2283 pubblicato il 23 Ottobre 2022 da fedechiara
 

Sperdimenti e vecchi imperi - 22 ottobre 2015

E da palazzo Malipiero, luogo pulito e un filo asettico e inespressivo, il padiglione dell'Iran si è trasferito in calle san Giovanni, - in uno dei luoghi desolati dell'abbandono delle attività industriali e artigianali di Venezia che bene esprime e rappresenta l'idea di conflitto e macerie e di guerra permanente che abbiamo, noi lettori dei giornali, di quelle zone dell'Asia unificate, nei secoli lontani, nell'Impero Persiano delle mitiche guerre all'Occidente e alle democrazie delle città-stato elladiche.
E, di stanza in stanza e di artista in artista, si mostra, mal filtrato dal linguaggio dell'Arte, il senso di sperdimento e di sgomento che agita le menti e i cuori dei figli (molti di loro vivono e lavorano in Occidente) di quelle terre disgraziate.
E, se all'ingresso vi accoglie un giocoso (apparentemente) cammello che 'ha fatto le valigie' e si consegna tutto intero a un suo immaginario viaggio e stralunato addio all'esotico deserto delle origini, in altra stanza è una carta geografica che disegna un subcontinente col filo spinato delle sue mille contraddizioni sociali e i conflitti di tutti contro tutti: islamici pachistani versus induisti, sunniti contro sciiti e gli alawiti e wahabiti contro chissà chi e perché e tutti confusamente contro il 'Great game' dei maledetti occidentali di turno e le loro ambizioni geo strategiche e decisioni quasi sempre folli e sbagliate nell'area mediorientale che sono continuo stimolo a disastrose guerre stupide e massacri spaventosi e gli esodi biblici conseguenti.
E chissà se quel capitello mostrato in sezione con gli eleganti caratteri arabi che si mostrano all'interno allude alle distruzioni di Palmira da parte di quei suonati integrali dell'Isis o è gioco artistico concluso nella sua bravura. O se quella foto di gruppo in un deserto di genti tutte chiuse in luttuosi abiti neri esprime un rabbioso: 'Che ci facciamo qui?'- poveri noi, esseri umani che la sorte ha castigato per nascita e condannato alle nequizie delle arabe tradizioni e culture islamiche del conflitto permanente e delle recriminazioni perpetue e inacidite contro l'odiato Occidente che ci ha rifilato Israele.
E l'unica, solare opera d'arte che unisce gioco artistico e ironia e allusioni precise e irridenti col linguaggio delle antiche stampe della tradizione islamo-indiana è un video che incanta e ti incolla davanti per tutta la sua durata e oltre e narra da par suo le trasformazioni del mito dell'araba fenice e lo sfilare degli animali della giungla d'antan coi maragià seduti in coppa agli elefanti che trasfigurano nell'attualità delle guerre dei generali e dei fucili e missili e gli f16 e le bombe 'di precisione'.
Chapeau all'artista e 'Bonjour tristesse'. Com'era bello l'Oriente del mito e dei viaggi esotici di noi viaggiatori che più non viaggiamo in quelle fornaci d'odio e di orrore terroristico.

 
 
 

Del 'farsi una camomilla'.

Post n°2282 pubblicato il 23 Ottobre 2022 da fedechiara
 

Va tutto bene. Facciamoci una camomilla (con poco zucchero). 23 ottobre 2020

Se nel 1919/20 fossero state operative le televisioni e tutto l'apparato informativo e di 'notizie' vere e/o pilotate che gli va dietro la storia dell'umanità sarebbe stata molto diversa.
Provate a immaginare che impatto avrebbe avuto la presente 'infodemia' nelle menti e nei pensieri di popoli e nazioni già stremati dalla guerra - e le famiglie decimate dai milioni di morti in battaglia e nell'infamia delle trincee.
Un continuo stillicidio di morti per la pandemia della 'spagnola', che faceva seguito allo sterminio di massa dei soldati al fronte, quali esiti di depressione e suicidi a catena avrebbe conseguito se amplificato da quella vera e propria macchina di demenza collettiva che è il presente sistema informativo/televisivo?
E, se da un lato il confronto con i nonni e i bisnonni sopravvissuti a quei lontani massacri ci conforta e ci dice che 'ce la faremo' (da sostituirsi al lacrimevole e pietoso 'andrà tutto bene'), dall'altro lato ci fa dubitare che tutto il presente battage di stampa e televisioni sia davvero necessario e utile per il nostro vivere associati e per la nostra salute mentale.
Ne abbiamo una immediata dimostrazione personale se, per qualche giorno o settimana, decidiamo di non sintonizzarci con gli ossessionanti tiggi della presente pandemia, virando in films stagionati e/o documentari di natura o sui programmi di raiscuola.
Un improvviso 'apaisement' si distende sulle nostre vite e i raffreddori in casa tornano ad essere semplici raffreddori e qualche linea di febbre una semplice influenza, metabolizzata negli anni, da curarsi con paracetamolo e vitamina C. Con qualche attenzione in più per i nonni con gli acciacchi e le malattie tipiche della senescenza.
E gli ospedali restano 'l'ultima spiaggia' – come devono essere e sono sempre stati fino a marzo scorso - per gli eventuali sintomi più gravi e le insufficienze respiratorie conclamate ed evidenti.
Ecco, facciamolo quest'esperimento. Clic. Spente le televisioni e/o sintonizzate a volume basso sui programmi del quieto vivere e uguali sintonizzazioni su internet.
E' come sui telefilm degli X-files con Molder e la Dana Scully: nel finale ci si rende conto che c'era un gran bel po' di fantasia/isteria nei fenomeni e negli eventi descritti nel corso del telefilm e che ci provocavano ansie ed angosce. Niente omini verdi e secrezioni concolori che gli escono dal collo e il mutante con la faccia di Conte che ci lancia contro i suoi micidiali d.p.c.m.
Facciamoci una camomilla, va tutto bene.
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