Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi del 08/12/2022
Sono perplesso. La democrazia ha i suoi riti di fondazione e i suoi martiri, ma quello a cui assistiamo, buon ultimo, nell'Iran degli onnipotenti pretoni islamici al potere, mi perplime (mio neologismo) alquanto. Morire per la fede ha le sue ragioni e gratificazioni e consolazioni ultra terrene e non si contano i martiri sui calendari, ma morire per la democrazia – questo supposto e teorico 'governo di popolo' che prevede brogli, corruzioni, sprechi, torti verso la classi popolari meno forti elettoralmente? E quanto succede in Iran mi fa venire in mente quel tempo ormai lontano in cui il governo era di uno Shah, reggente la cosa pubblica quale 'dittatore', si diceva, ma chissà cosa avrebbero scelto gli iraniani che scesero in piazza per destituirlo e premiarono in sua vece il prete nero esiliato a Parigi Komeini – l'uomo delle fatwe assassine contro i suoi pretesi nemici (nemici di un preteso islam), l'uomo della teocrazia dei veli neri imposti alle donne che oggi, a migliaia, gli si rivoltano contro e sfidano la morte e pretendono di godere delle libertà a cui rinunciarono al tempo delle folle oceaniche (tutte maschili?) che tributarono l'omaggio al nuovo dittatore teocratico. Chissà che cosa avrebbero scelto con il senno di poi, considerati i misfatti, le pubbliche esecuzioni degli oppositori e le altre nefandezze del regime teocratico. Certo, possiamo azzardare che tutto si fece in un ambito di gestione della 'cosa pubblica' tutto e solo maschile - bisognerebbe rivedere i filmati delle manifestazioni in cui si osannava il teocrate di nero vestito che salì al potere dopo la fuga dello Shah per poterlo affermare con certezza, ma già ora possiamo dire, ragionevolmente, che la massa di manovra di quegli eventi lontani era effettivamente e maledettamente maschile, in larghissima maggioranza, e le donne chiuse in casa e impossibilitate a dire e recriminare e scegliere. La qual cosa suscita la nostra ammirazione e la commozione per quelle 'martiri per la democrazia' che si sono immolate non solo per togliersi il velo e vestire all'occidentale, bensì per quella somma di libertà essenziali a cui ogni essere umano ha diritto e che riscontriamo nella cornice universale dei 'diritti dell'uomo e del cittadino' di cui alle rivoluzioni d'antan dei progenitori, ma che, di decennio in decennio, richiedono il 'sacrificio di Isacco': lo spargimento di sangue innocente di creature fragili per poterle riaffermare contro ogni maledetta dittatura, teocratica o meno. |
Il pecorino zen - 08 dicembre 2014 Magari è esistito davvero il 'pecorino zen' di cui parla il bel film della Archibugi 'Verso sera'. Di sicuro sono esistiti i professori del tipo impersonato da Marcello Mastroianni nel film: che il mondo e la vita li hanno filtrati attraverso i buoni libri e letture - e della generazione dei figli non apprezzavano o disprezzavano quell'andare a tentoni come ciechi attraverso le regressioni tribali e la vita nelle 'comuni' e la tautologia dell'esperienza 'come viene viene', droghe incluse ed enfatizzate quali filtri dell'intelligere e 'viaggiare'. E lo zen occidentale si identificò con 'L'arte della manutenzione della motocicletta' e alcuni di quei partecipanti alle comuni romane e di altre città divennero adulti e scrittori di successo, artisti e poi padri di famiglia a loro volta e nonni – che di quei loro 'viaggi' e ricotte e pecorini zen tutto disconobbero nell'ascesa dei decenni e, in finale di partita, ebbero finalmente le illuminazioni tardive dei loro nonni e padri che avevano ucciso – nel senso dell' 'uccidere i padri' di cui alla psicologia e psichiatria, talvolta. E chissà di che cosa parlano gli studenti di oggi che occupano le scuole e danno vita ai 'collettivi studenteschi' secondo copione vecchio e stantio – e i libri sono sempre l'ultima ratio e ultimo interesse perché prima viene la vita 'che non è scritta nei libri', a sentir loro. E, forse, chissà, a qualcuno dei nostri studenti veneziani di una qualche 'squola occupata' verrà in mente di proporre e mettere in commercio, a sua volta, le 'sarde in saor zen' - brillante evoluzione dei loro nonni e padri che disdegnarono il testimone della cultura libresca - e rielaborano negli odierni collettivi lodati dal sottosegretario Faraone la nuova realtà generazionale dei mille profili facebook, adeguandola al medioevo di ritorno dell'isis delle teste mozzate e dell'occupazione delle case dei senza lavoro cronici e senza speranza di un mondo che 'si stava meglio quando si stava peggio'. Già. |
Di leggende e dintorni 08 dicembre 2016 Quando prendiamo definitivo congedo dai genitori entriamo e ci stipiamo in quella vasta lounge planetaria dove si smaltisce - con una dolce e ragionata lentezza, per fortuna - la lista d'attesa del nostro stesso congedo corporale. Tocca a noi, ci diciamo - e le notti sono fitte di sogni tormentati e i pensieri molesti, nel dormiveglia, ci spaventano per i troppi misteri del nostro prossimo viaggio e le improbabili e oscure destinazioni, ammesso e non concesso che ve ne siano, - a parte le leggende religiose e le consolanti e/o spaventose figurazioni medioevali che hanno riempito le nostre deboli e condizionabili zucche di bambini fragili e spaventati di tutto. E' una lounge confortevole, in verità, con tutti i comforts che la nostra generazione ha saputo/voluto apprestare per i suoi anziani e vecchi: luoghi di cura e di socializzazione un po' venati di tristezza e rimpianti, ma chi è 'autosufficiente' riesce ancora a progettare viaggi e partecipare con un certo impegno e residua autorevolezza alla 'vita sociale' – e facebook aiuta, certo, pur se è da usarsi 'cum grano salis' e considerarlo un giocattolo un po' stupido e vanesio, quale effettivamente è per molti, troppi di noi. E pericoloso, se consideriamo l'uso distorto che ne fanno i troppi 'bulli' delle nostre scuole e le 'radicalizzazioni' para islamiche contorte e stupide che vi avvengono e, finalmente, vengono monitorate dalle 'intelligences' dei vari paesi sotto attacco terroristico E sarà per il fitto calendario funerario dell'ultimo mese appena scorso, durante il quale ho ficcato gli occhi in quelli spaventati dei morituri - e ne coglievo gli angoscianti interrogativi e le segrete paure - la dimensione dell'Ade, dell'Aldilà mi è diventata familiare e, di recente, ho recuperato quel dialogo sapido e pieno di sensatezza filosofica antica di Socrate con i suoi discepoli e l'ho comparato con tutte quelle promesse di Paradisi e Purgatori (gli Inferni no, non sono più di moda, al tempo di Francesco e del suo Giubileo della Misericordia che si celebra in pompa magna e con gran battage pubblicitario dei media servili e 'più realisti del re') che mostrano la corda delle nefaste e incorrotte narrazioni medievali. E mi è venuto da sorridere quando un radio-giornalista mi ha spiegato che il riferimento antico della 'porta santa' era ad un capro sacrificale – segno che la nostra e le altre religioni non si sono mai troppo distaccate dai tempi mitologici dei popoli pastori che le hanno partorite e riempite delle loro vetuste simbologie e riferimenti rituali e sacrificali, a partire da Isacco, salvato dall'Angelo. E, per i presenti celebranti e i loro plasmabili 'fedeli' dai percorsi mentali labirintici e fittamente nebbiosi, è una manna che la Scienza non abbia saputo produrre altrettanti accattivanti e chiari riferimenti simbolici sostitutivi di quelle leggende fruste e inadeguate a coniugare il presente – che si dibatte, infatti, nei conflitti indotti dallo scontro tra 'verità rivelate' (ebraiche, cattoliche e islamiche) da sempre contrapposte e ugualmente riferite alla pastorizia delle origini e ai belati dei caproni sacrificali. Perché, se la luce della Scienza e relativa Conoscenza, - in questi tormentati decenni di medioevi che ritornano e si scontrano nelle strade di Parigi e nei caffè danesi e musei tunisini e nelle redazioni della libera stampa e negli istituti per handicappati di san Bernardino - se quella luce avesse sfolgorato e prodotto le sue auguste e maestose simbologie di vera e piena Conoscenza non saremmo qui a piangere i nostri morti innocenti e farli benedire in quelle stesse chiese in cui si predicano le verità asfittiche e storicamente violente del nostro scontento (leggetevi la 'crociata contro gli Albigesi' o 'la notte di san Bartolomeo' e le altre guerre di religione su Wikipedia e ne avrete contezza). Luce, fate luce!' si dice che abbia esclamato il Poeta morente. Ce n'è un gran bisogno, in effetti. Non fosse altro che per illuminare il Buio dell'Ade e dirlo il confortante Nulla che ci ha partorito e a cui ritorneremo. Amen e così sia.
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Inviato da: LewisCannon
il 15/08/2024 alle 09:09
Inviato da: cassetta2
il 29/07/2024 alle 22:19
Inviato da: ARCAN020
il 29/06/2024 alle 12:34
Inviato da: fedechiara
il 24/06/2024 alle 06:56
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 16:38