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Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi del 03/07/2023
Dovremmo riconsiderare la forza. Che la forza sia con noi - e con i nostri spiriti e con i valori in ombra dell'Occidente. Dovremmo fare come in Israele – che la forza, armata, la usa e ne ha massima cura, contro i maledetti terroristi palestinesi che, di quando in quando, alzano le loro teste di serpe e fanno gli attentati miserabili contro i civili inermi, ma vengono schiacciate sotto il tallone degli anfibi dei militari ben addestrati. La continuazione della politica con altri mezzi – fino al momento in cui (nel 3023?) subentrerà la ragionevolezza e l'amara constatazione nelle teste dei capi palestinesi che è stupido mandare figli e nipoti a morire nella perpetua mattanza – e un accordo di pace maturerà obtorto collo. E le enclaves europee nemiche fitte di islamo-radicali somigliano tanto ai campi profughi di Jenin – con la differenza che noi europei, ahinoi, non coltiviamo il culto della forza come fanno gli israeliani. Masada. Difendersi o perire. Non ci è bastata la maledetta 'rivolta delle banlieues' del 2005 che ci ha rivelato la guerra intestina e i 'territori (irrimediabilmente) perduti' di Europa. Non ci è bastata la mattanza di civili inermi del Bataclan e la strage dei tir a Nizza e quella del mercatino di Natale a Berlino - e tutto il seguito di attentati in franchising delle troppe serpi in seno che ospitiamo in Europa, terra di colonizzazione islamo-radicale e di rinnegati cittadini. E territorio franco per ogni futura scorreria terroristica e/o sommosse di soldati-bambini e incendi e distruzioni di negozi e scuole e municipi e agenti feriti nelle battaglie. Il mito della forza è importante, se usata 'comme-il-faut' come la si insegna nelle scuole di polizia. La forza ci difende, difende la vita dei cittadini tutti. La forza armata. Le forze dell'ordine. Un ruolo che nessuno si è mai sognato di mettere in discussione prima della aperta dichiarazione di guerra allo stato-ospite da parte dei rinnegati cittadini di seconda e terza e quarta generazione di immigrati. E, se c'è abuso o un errore di giudizio nell'azione repressiva ci sono i giudici e c'è la giustizia dei tribunali della Repubblica. Che non sono ciecamente schierati a favore dei 'bianchi razzisti', come pretendono gli imbecilli notori e gli imam che soffiano sul fuoco della rivolta. Al contrario, troppe sono le sentenze a favore degli immigrati che ricorrono contro i decreti di espulsione e trovano riparo e ricetto nelle tristi 'banlieues' delle ricorrenti rivolte dove la polizia non osa mettere piede. A radio3 ho ascoltato il giornalismo fazioso della sinistra-delle-cause-perse menare pregiudiziale scandalo per la cifra altissima delle donazioni pervenute al poliziotto arrestato – in carcere per aver sparato al 17nne magrebino fermato alla guida di una Mercedes con targa polacca (l'ultimo dei reati a lui, recidivo di una lunga lista, imputato). 5 volte di più di quanto raggranellato dalla famiglia dell'ucciso e destinata in gran parte, suppongo, alle spese legali. Perché, anche in Francia, vale la mitica 'presunzione di innocenza' – violata e rinnegata apertis verbis dalle orde dei bambini-soldato nel corso della sommossa e della guerra civile. E il quadro, preoccupante, nella lotta di fazione che contrappone la ex 'douce France' delle felici frequentazioni turistiche alle 'banlieues' dell'odio degli immigrati male o mai integrati è proprio questo pregiudiziale denegare che possa esserci una giustizia super partes e che il processo che verrà saprà accertare le colpe e punire il colpevole. Nessun riconoscimento istituzionale viene, né verrà da chi non si è mai integrato. Non c'è riconoscimento di giustizia condiviso nei territori occupati, nelle enclaves di Europa ormai in mano nemica, bensì fazioni combattenti, pronte alla prossima guerra non appena pronunciata una sentenza a loro dire 'razzista' e xenofoba'. |
L'Europa che non siamo e non vogliamo. Territori perduti. Come in guerra. Come dalle cronache dell'Ucraina che si prova, invano, a riconquistarli e manda i suoi figli, a centinaia di migliaia, a morire. Ma questa è, invece, una guerra autenticamente europea, la guerra che si è fatta in Francia fino a stanotte: sommosse, incendi, assalti a municipi, scuole, banche, migliaia di auto bruciate. Oltre 1500 gli arrestati, quasi tutti intorno ai 14 anni. La guerra perduta di Macron, il peggior presidente europeo su piazza, il fighetto incapace di schierare l'esercito e imporre il coprifuoco contro i soldati-bambini, come si compiace di definirli un giornale nostrano, da tempo alla frutta e al grappino buonisti. In realtà una strategia di guerra precisa, studiata nelle moschee e nelle madrase dagli imam delle predicazioni infuocate contro l'Occidente - che gli immigrati islamici li ha accolti a milioni, ma mai veramente integrati, ed oggi paga lo scotto delle 'enclaves' nemiche nei territori perduti. E la beffa atroce del governo algerino che chiede, con rabbia, di 'tutelare' i suoi citoyens in trasferta in Francia. I suoi citoyens, notate bene, - a parole e pie intenzioni dei buonisti impenitenti cittadini francesi da decenni. E usano i soldati-bambini, perché sono impunibili, secondo le nostre meravigliose leggi di imbelli ispirate a principi di pretesa 'civiltà' e illusoria redenzione dei reprobi e rei. E Nahel, il pretesto della rivolta e delle sommosse, viene detto anch'esso 'bambino' dai pietosi e pii da un tanto al chilo, ma aveva una lista di reati pregressi da far invidia a dei reclusi di lungo corso. Enclaves, dicevamo, territori perduti interni alle città di Europa fitti di nemici, cresciute, orribili a vedersi ed ad abitarsi come le nostrane periferie (Firenze, il rapimento di una bambina di 5 anni) dove spadroneggia la mafia di immigrazione degli alloggi precari rimediati a fatica e in affanno di sostenibilità con le asfittiche politiche di 'accoglienza' dei tre/quattromila sbarchi quotidiani sulle nostre coste. Meloni dove sei, cosa raccontavi ai tuoi elettori a un tal proposito in campagna elettorale. Prossimamente il fuoco. Anche da noi. L'Europa del nostro avvilimento e rabbia sorda. |
Mio padre. Chi era costui. 03 luglio 2014 E sarà che mio padre aveva dalla sua quella condizione specialissima di sopravvissuto - che, dopo, se sopravvivi, ti senti immortale e puoi tuffarti da una piattaforma di cento metri di altezza a testa in giù e, quando riaffiori, hai un sorriso stampato in faccia e ti avanza di fare l'occhiolino a chi non ti credeva capace. E quando mi diceva: 'Un fià de guera ve voria' capivo bene la mia/nostra condizione di giovanotti privilegiati assolti dalla guerra e nessuna 'prova di iniziazione' mai da affrontare e uscirne vittoriosi e temprati nello spirito. Mollaccioni, eravamo, che delle bistecche di rosbif staccavamo i nervetti e li lasciavamo sul piatto - lui che era stato protagonista, invece, di una sua privata anabasi e, dopo l'otto settembre, se ne era tornato dalla costa francese a piedi e sui carri merci e sui cassoni dei camion scassati e, una volta a Venezia, aveva passato mesi a nascondersi in soffitta da suo cognata e correva di tetto in tetto per nascondersi alla vista dei fascistoni incattiviti della repubblica di Salò che reclutavano a forza i disertori e minacciavano di morte le famiglie che li proteggevano. E quando ascolto i reportages dal passato che si commemora in questi giorni della guerra di trincea che hanno vissuto i nonni e i bisnonni - quel loro vivere nel fango e nel rigore dei ghiacci dolomitici e, coi guanti sbrindellati e le pezze ai piedi, trovavano il tempo di scrivere lettere alle famiglie e alle spose promesse di straordinario nitore e bravura di giovani scrittori in erba. E in gioco era la vita: ad ogni ora del giorno, ad ogni passo che facevi e dimenticavi di abbassare la testa, sentivi il fischiare di una pallottola del cecchino appostato da ore – o non la sentivi, bensì un dolore acutissimo che ti trapassa l'elmetto e il cranio e ti precipita nel buio e ti ritrovi col nome stampato e il grado su una lapide nei 'cimiteri di guerra'. E quando ascolto quei reportages delle generazioni perdute mi ci immedesimo e li faccio miei e capisco bene il senso dei versi di B. Brecht: '(…) voi che siete emersi dai gorghi / in cui siamo stati travolti...' e l'amarezza dell'invito che ci rivolge, - a noi sopravvissuti, 'a coloro che verranno' - di ricordarli tutti, un'intera generazione, di milioni di morti e nemici involontari e per caso. Ricordarli con la necessaria pietas e misericordia. E ridare loro, nei pensieri dolenti, l'effimera vita di un ricordo e di una sentita commemorazione. Amen e cosi sia. |
Inviato da: fedechiara
il 24/06/2024 alle 06:56
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 16:38
Inviato da: fedechiara
il 23/06/2024 alle 15:31
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 12:34
Inviato da: aracnoid.999
il 15/06/2024 alle 10:29