Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

fedechiaraMaheomonellaccio19BornsickNiaYinprefazione09norise1marioca.mcassetta2OsservatoreSaggioorpheus730Viddameabella.itossimoraonly_viruallySognoproibito49
 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi del 03/09/2024

Il metodo della follia e l'Ucraina in guerra.

Post n°3317 pubblicato il 03 Settembre 2024 da fedechiara
 


La follia del mondo presente produce i mostri e gli orchi che ammazzano senza un perché e ce lo vengono a dire tranquilli tramite gli inquirenti. 'Non so perché l'ho ammazzata, ma, prima, le ho chiesto scusa.' dice il giovane con cittadinanza italiana Moussa Sangare.
E l'italiano diciassettenne che ha ammazzato i genitori e il fratellino perché 'Mi sentivo oppresso.' (sic) ci regala un'altra perla di demenza vigile e metodica ('c'è del metodo in quella sua follia' – Amleto) ed aggiunge alla sua confessione il particolare decisivo della parallela follia del mondo 'Volevo andare a combattere in Ucraina.' dice al suo interrogante.
Che relazione di senso ci sia tra il combattere in Ucraina e l'uccidere i genitori è intrigo per menti obnubilate quali sono le nostre, di tutti noi che sappiamo come la narrazione distorta dei filo Nato sulla guerra per procura che hanno promosso laggiù (e la combattono pervicacemente tramite gli eroi folli morituri ucraini) si regge sulla menzogna retorica dell'aggressore e dell'aggredito – e basta andare a ritroso negli anni del 'golpe di Maidan' per venire a sapere degli armamenti americani all'esercito di quel paese prima che scoppiasse la guerra e degli istruttori che vi operavano col preciso disegno di annettere l'Ucraina alla 'cintura difensiva Nato' e stringere l'assedio allo storico nemico russo. (Chiedete ai soloni del Pentagono ed ai dirigenti della C.i.a. le informative in merito – se non temete di fare la fine di Assange.)
Dove la parola 'difensiva' è stupidaggine per gonzi poco informati e il danneggiamento tombale del condotto sottomarino che trasportava il gas dalla Russia all'Europa è stato finalmente attribuito alle mene aggressive del paese che si pretende 'aggredito'.
C'è del metodo in questa nostra follia retorica di paesi succubi dell'Alleanza atlantica i cui lacerti ritroviamo poi nel farfugliare del diciasettenne che voleva 'andare a combattere in Ucraina', come ci riportano gli inquirenti.
La mitica democrazia che andiamo a difendere della retorica menzognera dei filo Nato produce mostri e inquina le private tragedie. Facciamocene una ragione.

Strage di Paderno Dugnano, 17enne che ha ucciso la famiglia voleva combattere in Ucraina: la rivelazione ai pm
NOTIZIE.VIRGILIO.IT
Strage di Paderno Dugnano, 17enne che ha ucciso la famiglia voleva combattere in Ucraina: la rivelazione ai pm
Strage di Paderno Dugnano, 17enne che ha ucciso la famiglia voleva combattere in Ucraina: la rivelazione ai pm

 
 
 

L'orizzonte del futuro di Europa.

Post n°3316 pubblicato il 03 Settembre 2024 da fedechiara
 

La città futura - 02 settembre 2016
Mi sono aggirato nei labirinti luridi del mio primo slum metropolitano a 20 anni, a Manila e, quando ne parlai a un amico che lavorava nella capitale, mi disse che ero fortunato di esserne uscito indenne. Mi muoveva la curiosità di tutte quelle persone chiuse in quella dimensione urbana di miseria eclatante e fatica di vivere e nessuna speranza, a breve, di uscire da quel ghetto osceno, crudelmente contrapposto alla città di pietra e monumenti e strade pulite ed edifici governativi e ristoranti e cinema, insomma il 'centro': motore della fragile economia metropolitana che tutto sostiene, anche le briciole che si portano via gli ultimi e i marginali: gli abitanti degli slums.
E anche Bruxelles, l'oscena capitale del 'plat pays' cantato da J. Brel (in realtà un paesaggio ondulato e fitto di boschi e foreste) ha il suo 'centro': motore di una economia turistica asfittica e massimamente caotica – e a stento si passa tra i tavoli e le sedie delle strette viuzze e delle piazzette dove fastidiosi 'mettidentro' insistono a rifilarti il piatto del giorno e le altre schifezze precotte di quasi tutti i ristoranti turistici all over the world.
E Bruxelles ha anch'essa il suo 'slum' – l'immenso distendersi di una crosta di periferia urbana oscena a vedersi e a udirsi (diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira) che ieri era dormitorio delle truppe di lavoratori di una immigrazione interna all'Europa, sopratutto italiana (le miniere del Belgio e le attività metallurgiche oggi morte e sepolte) e oggi è il teatro all'aperto di apparenza miserabile e fitto di cartacce e lattine di una immigrazione 'mondialista' come si ama dire.
E, se percorrete la rue Charles Quint in direzione del centro storico, avrete la plastica rappresentazione di come si presenteranno ai figli e ai nipoti tutte le metropoli europee affannate dall'immigrazione selvaggia di questi anni da qui a un decennio. E ancora non mi è chiaro quali mani 'coloured' e barbe arabe e menti future di chissà che provenienza e tradizione e cultura di origine saranno incaricate di gestire gli archivi della cultura europea occidentale custodita nei musei e nelle pinacoteche che visitiamo e chi dirigerà i concerti della meravigliosa musica classica di Bach e Haendel e Mozart nei teatri storici e negli auditorium.
Però abbiamo già i molti sacerdoti neri che cogestiscono la grande chiesa del Sacre Coeur e officiano i riti funebri e vi celebrano i matrimoni – e così ci è chiaro il perché, in tanta 'crisi delle vocazioni' bianche e occidentali, il papa di Roma insista così tanto nel voler accogliere tutti i sedicenti profughi – qualche prete ne uscirà dalle centinaia di migliaia che accogliamo obtorto collo nella tanto generosa Europa vogliosa di mutazioni epocali.
E, se si eccettua la meravigliosa cattedrale bianca che svetta nel suo biancore gotico sopra il suo alto zoccolo di gradoni con-colori, neanche il centro storico e la sua 'piazza grande' danno emozioni estetiche degne di nota. E vien voglia di scappare al più presto per chi, come noi, 'ha visto Gand' e Bruges – scappare con l'amaro in bocca da questa metropoli futura che ci spinge a rifugiarci mentalmente in un impossibile 'ritorno al passato'.
E sarà per l'affanno dalla calura estiva e la quantità inverosimile di turisti - che pare di essere a Venezia nella sua devastata 'area marciana' con le cavallette del 'mordi e fuggi' quotidiano - che lascio mia figlia seduta su un muretto a far riposare i suoi borders e mi spingo in un bar poco distante e ordino una 'Leffe' bionda e chiacchiero con il facondo gestore, un belga bianco per antico pelo sopravvissuto alla mutazione epocale della sua città e gli chiedo come va, dopo la mattanza dei 'radicalizzati sul web' ultima scorsa.
Risponde: 'Bene.' con un suo certo disagio mal celato, ma poi aggiunge: 'On sait bien que ce n'est pas fini.' Sappiamo bene che non è finita, già.
E, cercando la via del ritorno al parcheggio dove abbiamo lasciato la macchina, passiamo per un lungo-fiume dove l'amministrazione comunale, disperata dopo gli ultimi eventi tragici, ha effigiato una quantità di gente multi colore e di etnia diversa tutti sorridenti e, nell'intenzione e nella speranza degli autori istituzionali, ben integrati e contenti di vivere colà - tutti insieme appassionatamente, nel Belgistan dei nostri tormenti e dubbi atroci. Compresi i poliziotti bianchi delle molte auto-pattuglie che sfrecciano ininterrottamente per via Charles Quint e istituiscono i posti di blocco e sorridono tra loro e si danno pacche sulle spalle – forse felici per la quantità di lavoro che viene assicurata loro dalla città futura delle banlieueus multietniche.
Facciamoci gli auguri. Molti radicalizzati sono già tra noi – lo hanno detto in molti articoli i valenti giornalisti bene addentro alle 'intelligences' dei vari paesi sotto attacco - e molti altri ne andiamo a prendere quotidianamente con le 'navi dei folli' di Frontex, giusto a dieci miglia nautiche dalla Libia. Buonismo o masochismo? Chi vivrà dirà. Intanto i cocci di questa ondata di miseria di ritorno (e i morti e i feriti per le strade) sono nostri.

Midas Charles Quint to Avenue Charles-Quint 333, 1083 Ganshoren, Belgium
GOOGLE.COM
Midas Charles Quint to Avenue Charles-Quint 333, 1083 Ganshoren, Belgium

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963