Creato da fedechiara il 14/11/2014
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Messaggi di Aprile 2021

Scalate ed altre scalate

Post n°1601 pubblicato il 30 Aprile 2021 da fedechiara
 

Del 'dare la scalata al Cielo'. 30 aprile 2020
Non è che la detenzione ai domiciliari, causa corona virus, abbia evidenziato 'il meglio e il peggio di noi' – come scriveva quel tale tout court. Il meglio e il peggio l'avevamo dentro da sempre ed è il troppo tempo a disposizione e il girare per casa in pigiama e senza farsi la barba che l'ha reso manifesto oltre il lecito.
Il bene e il male, il meglio e il peggio delle persone sono anfore mitologiche che stanno nelle cantine di ognuno come gli otri pieni di vento regalo di Eolo a Ulisse e ne attingiamo al bisogno. Ma guai a lasciarli scatenare.
'Esser costretti a farsi anche del male per potere, con dolcezza, perdonare.' scriveva un poeta bolognese scomparso anzitempo.
Per dire di quanto siamo strani e complicati, noi esseri umani e poco capaci di ben bilanciare i liquidi arcani delle due anfore che abbiamo a disposizione.
Sempre attingendo alla biblioteca universale di Facebook:
'I cretini sono sempre esistiti, solo che, prima di F/book, ne ignoravamo i nomi e i visi'.
Intendiamoci: ci sono anche i medici valenti, gli studiati, i volonterosi che fanno volontariato, gli eroi promossi sul campo dell'onore – il meglio e il peggio, insomma, di una umanità varia e diversa che, durando la pandemia, ha mostrato la sua difficile composizione e gli equilibri sociali fragili, come vuolsi dimostrare.
E tra il peggio io ci metto i talebani dei d.p.c.m., gli evangelisti del Profeta che, dalla Mecca di palazzo Chigi, ci ha regalato lungo i due mesi del nostro scontento i versetti dalla sharia pandemica – e i suoi scalmanati evangelisti fuori dalle terrazze, a migliaia, intenti a gridare improperi e 'Untori!' agli sconsiderati che se ne uscivano senza mascherina o appaiati. E quegli evangelisti talebani tuttora imperversano ottusi, malgrado sia palese e irresistibile il 'rompete le righe' di intere Regioni e categorie economiche, e ci fracassano gli zebedei già malandati con la loro predicazione furiosa e gli anatemi e i 'Penitenziagite! col capo cosparso di cenere.
Che, se quella loro predicazione fanatica fosse efficace e irreggimentasse i pochi riottosi, costringendoli alla divisa e rigorosamente mascherati, passi.
Vivremmo in un mondo meno libero e conculcati i diritti fondamentali ai fini della riguadagnata salute, ma così non è, non sarà, perché 'grande è la confusione sotto al Cielo', scriveva Mao tse Dong, il grande condottiero cinese.
E concludeva: '...la situazione è, quindi, eccellente'.
Fuor di metafora: possiamo provare a porre in essere i migliori propositi e tutti i 'lockdown' presenti e quelli eventuali futuri e le mascherine che trattengono gli aerosoli incollate sulle facce di ognuno e tutti, ma è sempre con la grande confusione sotto al Cielo che ci misuriamo - e dovremmo farcene una ragione dei nostri limiti e delle incapacità palesi a risolvere i problemi e guarire d'incanto le pandemie.
Questo significa che dobbiamo essere 'pronti alla morte', come cantiamo durante il nostro inno nazionale, dritti in piedi e con gli occhi lucidi.
E' così – e se qualcosa ci ha insegnato la lunga detenzione e gli ascolti obbligati delle cifre dei contagi e dei morti e dei dispersi della infodemia televisiva è che: 'A chi la tocca la tocca', come gemeva Tonio nei 'Promessi sposi'.
Perché è la morte il nostro orizzonte mentale, ci ricordava Heidegger, e l'obbedienza in guerra agli ufficiali che guidavano gli assalti fuori dalle trincee maledette ce lo ricorda, ma più perché Il Faust delle vane provette e gli alambicchi fumanti e il tentativo di dare la scalata al Cielo degli uomini-semidei ci ricorda quanto vani siano i nostri sforzi di creare le pietre filosofali.
Penitenziagiamo, fratres.
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Viaggio al termine della notte pandemica. 29 aprile 2020
Rieccomi. Appena tornato da un sano giro di mezzo fondo, grazie al fatto che l'ufficio periferico delle Poste è stato chiuso, causa corona virus, e, per arrivare alla Posta centrale, fanno cinque chilometri scarsi andata e ritorno.
E le bollette in scadenza vanno pagate, virus o non virus.
Se poi, lungo il tragitto del ritorno a casa, fate una digressione di chilometri due a semicerchio largo perché nei pressi c'è il Tigotà (prezzi buoni) finisce che vi perdete nel dedalo delle viuzze retrostanti che menano a un lungofiume placido e lento e fitto di rane gracidanti - e capace che i chilometri totali, alla fine, raddoppino. E pazienza per lo scroscio di pioggia che mi accompagna – la primavera è la primavera e, se è bagnata, è fortunata e purifica l'aere, dicono.
E visitare in cotal modo la Mogliano-est dei brutti condominioni e i larghi viali alberati e i licei e il pretensioso centro sportivo è un vero e proprio viaggio nei Sessanta e Settanta delle architetture funzionali e 'sociali', ma che proprio non ci dilettavano con l'idea di bellezza architettonica e armonia urbanistica, ahinoi.
Ma, di questi tempi pandemici e claustrofobici, è bene far tesoro del consiglio di quella psicologa che suggerisce di attivare la curiosità di tutto quanto ci avviene intorno per contrastare attivamente la depressione domiciliare e così io faccio.
E osservo le persone che mi incrociano di età e sesso diverso (pochi e difficilmente riconoscibili i lgbt), quasi tutte mascherate, ma una buona metà con mascherina a mezz'asta – vuoi perché scivola e scopre il naso, vuoi perché ti si appannano gli occhiali, vuoi perché mozza il respiro se hai il naso chiuso o soffri di rinite o ipertrofia dei turbinati, vuoi, buon ultimo, perché ne abbiamo pieni i serbatoi di questa pandemia che è come l'autunno del Cardarelli Vincenzo, valente poeta: '(…) che incede con lentezza indicibile / e lentamente ci dice addio'.
E il frutarolo di via Roma ha anch'esso la mascherina a mezz'asta, ma è simpatico e vende grosse fragole della Basilicata esenti corona virus 'bone da capotarse', scrive in lingua trevisan-casereccia ed è una risorsa, di questi tempi, e va sostenuto malgrado i prezzi perché offre anche merce a km 0 – quella, per intenderci, che sarà bene che compriate/amo per rilanciare l'economia del paese alla fine del viaggio al termine della notte pandemica che abbiamo intrapreso e già ci sembra di vederne l'alba.

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L'infinito viaggiare

Post n°1600 pubblicato il 29 Aprile 2021 da fedechiara
 

CACHI, 25 marzo 2019 – L'infinito viaggiare.
E dell'infinito viaggiare è epitome questo dilatarsi dei paesaggi chiusi in lontananza dalla catena delle cime pre andine dove si sfilacciano le nubi fermate dalle Ande. E la strada vuota, la mitica ruta nacional 40 resa famosa dal giovane Guevara nel suo viaggio iniziatico in motocicletta e dagli epigoni che ne seguirono le orme, è spina dorsale di questo paese che si estende fino al finis terrae della fredda Patagonia ma fa tesoro, a metà del tragitto, del suo clima sub equatoriale e a Mendoza mostra il trionfo dei vigneti che danno un vino-idromele che ben si accompagna alla carne squisita e tenera come un burro.
Ed è vero che 'lascia senza parole' questo susseguirsi di immagini coloratissime del nostro viaggiare e ci incanta tanto quanto ci hanno incantato le nostre Alpi, ma con l'aggiunta di una estensione terrestre che la placca africana-europea nel suo insorgere non raffigura infinita al pari della placca continentale del Pacifico.
E il villaggio di Cachi è silente e vuoto di persone e attraversato dal vento, come nelle colonne sonore dei film 'western' girati al confine con il Messico, e l'architettura coloniale della dominazione ispanica viene ripresa dall'architetto che ha costruito il bell'albergo a cinque stelle dove alloggio e, sapientemente, mescola e compendia in un'unico luogo gli elementi caratteristici della scarsa vegetazione degli altopiani pre andini con risultati eccellenti.
E un buon albergo è parte del piacere del viaggiare e, a sera, negli occhi stanchi delle lunghe miglia percorse, si configura come quella poetica siepe che 'di tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude'.
L'infinito viaggiare del sogno del poeta recluso nella sua Recanati.



 
 
 

Il vento dei villaggi che giunge fino a noi.

Post n°1599 pubblicato il 29 Aprile 2021 da fedechiara
 





Di storie vere, metafore e sogni - 28 aprile 2017
R. Kapuscinsky, in un suo libro, racconta di un villaggio africano dove il vento solleva vortici di polvere e il caldo intenso chiude le persone nel chiuso delle capanne, ma, come un'apparizione, giunge una jeep dal deserto accompagnata da un camioncino e un regista conosciuto dagli abitanti allestisce in velocità coi suoi aiutanti un improvvisato set, parte una musica e, miracolo! ecco gli abitanti del piccolo villaggio uscire a gruppi dalle capanne - e prendono a danzare al suono di quella musica come se un misterioso copione fosse stato distribuito in anticipo.
L'evento dura poco più di un'ora e coinvolge l'intero villaggio - donne e bambini inclusi. Infine il regista e i suoi aiutanti salutano, ripongono le attrezzature e se ne vanno e torna il vuoto nella piazza e i mulinelli della polvere e il caldo africano e gli abitanti di nuovo chiusi nelle capanne in attesa della sera e della notte.
Possiamo partire da questo episodio e farne una metafora di tutto quanto accade da noi, in quei villaggi strani e campi profughi improvvisati sotto l'urto di una immigrazione massiccia e in crescita esponenziale che sono le nostre caserme requisite allo scopo e gli hotels vuoti requisiti dal ministero degli interni - e ne seguono le proteste degli abitanti e dei sindaci contro i prefetti che fanno il lavoro comandato loro dalle cattive politiche degli s-governi dai quali dipendono e ne sono la maledetta longa manus.
E dovremmo narrare - in parallelo alle polemiche sugli incessanti arrivi e sbarchi dai gommoni e i traghetti delle o.n.g. dai finanziamenti opachi che li prelevano a poche miglia nautiche dai porti di partenza - di come vivono quei neri dentro quelle strutture di una assistenza misericordiosa che ci hanno imposto col grimaldello della pietà e di una 'legge del mare' nata per gli occasionali naufragi e applicata invece, impropriamente, alle migrazioni bibliche dei migranti economici, alias clandestini dei naufragi organizzati, che pagano cifre altissime ai trafficanti di uomini e donne e bambini.
E dovremmo narrare di cosa fanno tutti quei giovani neri chiusi li dentro e quali progetti di vita sognano e perché, invece, li vediamo a nugoli aggirarsi per le strade mendichi o ciondolare a gruppi davanti alle stazioni e la chiamiamo 'accoglienza', ma ha tutto l'aspetto di una catastrofe umanitaria che non sappiamo gestire e che ha precipitato le nostre città nelle narrazioni dickensiane della miseria globale oscenamente esibita e della mendicità diffusa e della piccola criminalità urbana che riempie le carceri.
E avremmo bisogno di un regista che apparisse all'improvviso in queste nostre città e villaggi globali della mendicità oscena e povertà e microcriminalità diffusa che ci suonasse un'altra musica e improvvisasse il flash mob del cambiamento e di una vera accoglienza dove quei neri per caso degli sbarchi organizzati e profumatamente pagati e che generano il miserabile business dell'accoglienza italica e delle pelose o.n.g globali trovassero, invece, un lavoro onestamente pagato e una casa in affitto come facciamo tutti noi indigeni - ma qui siamo in un'altra storia e film di una altra epoca futura di cui non siamo sicuri che i titoli di testa preciseranno che è tratta da una 'storia vera'.
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Le mond au revers

Post n°1598 pubblicato il 28 Aprile 2021 da fedechiara
 

 
 
 

Ripartenze caotiche

Post n°1597 pubblicato il 28 Aprile 2021 da fedechiara
 


...che, poi, il dramma che viviamo di zone diversamente colorate secondo il grafico dei contagi non si esaurirà con l'immunità di gregge che auspichiamo e che l'India, con la sua variante e la quantità dei morti in cronaca, dice dubbia e fragile.
Pensate a quale immensa quantità di gente si affollerà negli aeroporti e riempirà gli aerei diretti verso tutte le destinazioni del vasto mondo da qui a qualche mese. Una destinazione qualsiasi, presto, a qualsiasi prezzo, - andrà bene perfino Calcutta e i suoi slums pur di partire.
Ne conseguiranno le 'varianti' nel primo autunno e i 'lockdown' conseguenti? Aiuto!!

 
 
 
 
 

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