Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi di Novembre 2021
L'Arte viva e quella morta 28 novembre 2017 ...che poi, la fortuna di queste mega esposizioni, dove puoi passarci un'intera giornata di riflessioni profonde e relative ai massimi sistemi del nostro vivere e morire ed esserci e agire e trovarci un senso (...ma un senso non ce l'ha, cantava a gola spiegata il Vasco nostro nazionale) al diverso disporsi ed accadere delle cose e delle volontà degli uomini, la fortuna sta tutta in una certa aria di festa mobile garantita da tutte queste classi in visita e dai loro commenti leggeri e, a volte, stupidini e ai 'selfie' che si fanno davanti alle istallazioni più eclatanti degli artisti neanche fossero in piazza san Marco fronte basilica o in posa appoggiati alla colonna del Todaro. Che, se volessero o sapessero cos'è vera arte e cosa no, potrebbero in un 'workshop' guidato radunare e organizzare e stampare tutte quelle loro foto-ricordo e incollarle in un pannello grande tutta una parete ed ecco pronta un'altra riflessione/esposizione di vite vissute e ricordi e 'come eravamo' disponibile per le prossime generazioni e classi in visita alla 63sima o 65sima Biennale al padiglione Italia. Che, mutatis mutandi, è quello che ha fatto l'artista coreano Lee Wan raccogliendo migliaia di interviste con gente la più varia e sui temi più disparati delle loro vite più altri dati raccolti nei data-base degli archivi su internet e ne ha ricavato una riflessione/installazione sul Tempo e sulla relatività di Einstein tradotta figurativamente in un'intera parete fitta di orologi ciascuno segnante un tempo diverso come diversi siamo tutti noi che viviamo un nostro tempo interiore commisurato col tempo ufficiale che ci invecchia e ci consegna alle tombe, pare, si dice, si mostra, mannaggia. E ricordo un tempo in cui la Biennale era 'vietata ai minori' per la ragione dell'estrema libertà lasciata agli artisti di mostrare peni mozzati e sgozzamenti e/o patonze e pubi maschili allineati in simpatiche e provocatorie simmetrie sulle pareti di un'intera stanza e adesso, invece, ci sono ragazzini sotto i dieci anni che scorrazzano per ogni dove e toccano le opere esposte e ridono e commentano da par loro e chissà che impressione avranno avuto di quel pannello luminoso che ci mostra lo sviluppo dell'arte astratta in forma di corpi umani trattati come trattiamo gli animali nei macelli: appesi per i piedi e sventrati e ripuliti all'interno pronti per le braci e le fiamme del barbecue. E invano un ragazzino lo mostrava alla maestra chiedendo una spiegazione - e quella lo tirava via per un braccio e cambiava padiglione e discorso perché non tutta l'arte è spiegabile e metabolizzabile per i pargoli in visita scolastica - e ricordo il commento di una tale di fronte a certe fotografie sanguinolente di un certo rito satanico illustrato che continuava a ripetere, sconvolta, al compagno: 'Awful, awful.' Ma viviamo in tempi di libertà totale e incontrollabile, lo sapete, e su internet anche i ragazzini possono incorrere facilmente in scene di violenza o sesso esplicito, malgrado il parental control, che volete farci, questo è quel tempo, domani chissà. Viva l''Arte viva - che a quella morta dei musei e delle Gallerie ci penso io a visitarla e godermela. |
Stati comatosi, tridui e novene. E, insieme al quotidiano Compianto dei Tanti Morti pandemico e ai pistolotti di Draghi e Speranza su quanto siamo bravi noi italiani vaccinatissimi, ma quanto bisogna essere guardinghi e mascherinarci comme-il-faut ovunque quantunque e sebbene, ecco rainews 24, rete ammiraglia del pd di s-governo, regalarci una buffa variante infodemica e un appassionante mistero sanitario da indagare: 'Il Giappone ha contagi quasi zero.' dice lo speaker. E aggiunge: 'Forse è dovuto a un particolare enzima in dotazione alle popolazioni asiatiche.' (Lo ha detto, giuro.). E conclude con un mesto e rassegnato : 'Non lo sappiamo, in verità.' Lo stato comatoso dell'informazione nel biennio horribilis 2020/21. E speriamo che l'anno nuovo non vada a formare un triduo di novene pandemiche con le varianti ecuadoregne e guatemalteche di prossimo conio e annuncio. E il mistero della scomparsa del virus in Giappone si aggiunge a quelli già indagati letterariamente della 'scomparsa di Majorana' in Trinacria e alla 'scomparsa di Patò' e alla 'scomparsa di Eleanor Rigby', di cui al film e alla canzone dedicata ai poveri 'lonely people' che siamo e resteremo - che Dio ci aiuti a ritrovarci e tornare in senno, un domani, dopo tre anni di infodemia e impazzimento collettivo. Intanto, nell'attesa della grazia, godiamoci i Trattati e le Parate dei 'grandi della Terra' (sic) che nulla hanno potuto decidere di decente ed efficace sul clima del pianeta – e nulla di concreto è scritto sul trattato Italia-Francia siglato ieri in pompa magna e strette di mano entusiastiche se non le elencazioni pie e i buoni propositi di cui sono lastricate le strade dell'inferno. E sull'annosa questione dei migranti clandestini meglio stendere un pietoso sipario perché il Trattato – che ha stipendiato menti eccelse per la redazione e la stesura definitiva – recita le miserrime arie fritte di sempre e nessun provvedimento radicale di stop al criminale commercio di vite umane verrà assunto né domani né mai perché è nella natura dei governanti di ogni tempo e luogo il recitare quotidianamente i mantra dell'Inutilità a un popolo bove che gli chiude le televisioni in faccia e bofonchia e si indigna, ma urgerebbe qualcosa di più drammatico e storicamente incisivo per 'mandarli a casa'. |
OTELLO - ATTO QUINTO - SCENA SECONDA Una camera nel castello. Desdemona a letto addormentata. Entra Otello con un lume. OTELLO È la causa, è la causa, anima mia; ma a voi non la dirò, caste stelle. È la causa; ma non verserò il suo sangue né scalfirò la sua pelle più bianca della neve e liscia come alabastro sepolcrale. Pure deve morire, o tradirà altri uomini. Prima spegni una luce, e poi quell'altra; se spengo questa fiaccola, e mi pento, posso ripristinare la sua luce; ma una volta spenta la tua luce, o modello compiuto della perfezione di natura, non so dove si trovi il fuoco prometeico che la riaccenda. Quand'ho svelto la rosa non posso più ridarle il suo rigoglio; appassisce per forza. L'odorerò sullo stelo. La bacia. O alito balsamico, che quasi induci la Giustizia a spezzare la sua spada! Un altro; un altro. Resta così nella morte, e io ti ucciderò, e ancora ti amerò. Ancora un bacio, e sia l'ultimo bacio. Mai dolcezza fu così fatale. Piango, sì, ma lacrime crudeli; è una pena celestiale, colpisce l'oggetto del suo amore. Si ridesta... Cosa possano dire gli uomini a proposito della violenza di genere non è chiaro – e qualsiasi cosa essi dicano è destinata a lasciare i tempi che trova, e le violenze esorcizzate continueranno, ahinoi, a riempire le cronache e avvilirci per l'impotenza di agire, con leggi più severe e 'daspo' intesi a fermare il massacro e disarmare gli assassini della porta accanto. E già Shakespeare ci induceva a pensare, innalzando Otello al rango di poeta e figura tragica dell'assassinio rituale, che una qualche tragica nobiltà fosse contenuta nel gesto di dare morte all'amata - che una 'congiura di palazzo' aveva condannato al calunnioso ruolo di fedifraga. Ma oggi abbiamo superato d'un balzo ogni pretesa motivazione 'd'onore' e nessun assassinio si giustifica neanche se l'amata ha un nuovo compagno o fidanzato migliore di chi non sa farsene una ragione – e la sua mente farnetica di vendette e sogni di morte e coltelli che straziano i ventri e il cuore della pretesa fedifraga. Non c'è nessuna Desdemona innocente e pura, di questi tempi, bensì donne libere di scegliere con chi vivere e amare – e nessun Otello di tragica nobiltà si dà in queste tragedie dell'impotenza maschile a metabolizzare una sconfitta e costruire una storia diversa e migliore; e solo ci resta l'avvilimento per la mancanza di strumenti efficaci in nostro possesso capaci di fermare la mano degli assassini prima che riescano ad abbuiare la loro e la nostra mente con le notizie quotidiane dell'ennesimo 'femminicidio'. |
Osanna religiosi e caudilli. 26 novembre 2020 Guardo i telegiornali svogliatamente da quando impazza il coviddi col codazzo folle dei suoi seguaci e sacerdoti e oggi è stato davvero impossibile non vedere un gol di Maradona di sguincio. Un Maradona infodemico come il coviddi che tanto ci affanna - con l'osanna universale merlettato in video e in voce da tutti coloro che hanno visto in quell'uomo brevilineo e dall'eloquio essenziale la quintessenza delle umane virtù: la velocità e la forza e il suo essere, in campo e nella vita, un potenziale 'caudillo' – tanto amato dagli altri caudilli di cui si diceva amico e sodale: Chavez, Maduro, Fidel. Il prototipo dell'uomo latino-americano nella sua versione apicale. Forse gli dedicheranno un tango. E tocca anche a me misurarmi col soggetto nuovo infodemico, ma, noncurando da sempre il calcio e tutto il seguito dei cori e gli osanna negli stadi e tutto quell'inchiostro sprecato sui giornali, mi viene in mente di compararlo con gli altri morti recenti di quest'anno sommamente disgraziato. Uomini che sono stati icone massime nel loro ambito professionale: Sean Connery, Gigi Proietti, per dirne due. Personalità incomparabili, d'accordo, ma immagini, le loro, che mi solleticano l'intelligenza ironica delle belle interpretazioni cinematografiche e teatrali, il Proietti in particolare, artista sommo di cui ciascuno di noi conserva una sua gag comica prediletta. Per me quella in cui imita da par suo un chansonnier in una sua canzone d'amore tristissima, ma in variante tranchante e un filo burina. Ma convengo con voi che Maradona ha un suo discreto peso nella Storia post moderna e, come riporta Gramellini nella sua omelia di oggi, ha avuto intuizioni formidabili, tipo quella di dare dei 'cretini' ai giornalisti convenuti nello spogliatoio dopo una partita. 'Scusi, Maradona, ha detto stupidi?' lo contro interrogò uno dei convenuti. 'Cretini. Ho detto cretini.' Da spellarsi le mani. E, osservando di sguincio il suo gol del 1986 in Inghilterra, mi veniva fatto di pensare che la sua velocità di esecuzione di un gol poteva compararsi in qualche modo con la notissima equazione della relatività di Einstein in cui si indica l'energia quale portato di una certa massa moltiplicata per la velocità della luce. Non vogliatemene per l'azzardo. Nella fisica quantistica si amano, da sempre, le metafore strane e bizzarre, pensate al gatto di Schroedinger. E mi veniva fatto di pensare anche ai tempi gloriosi degli Olmechi e Zapotechi, che, a nord-ovest dell'Argentina, nelle propaggini giunglesche della catena andina, allestivano i loro campi di calcio ma con finalità religiose. Ed erano talmente succubi di quei loro dei malvagi e vendicativi da sacrificare loro gli stessi giocatori, se perdenti. Dovevano avere abbondanza di campioni, pensavo, e fare un gol, a quei tempi poteva salvarti la vita.
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Inviato da: LewisCannon
il 15/08/2024 alle 09:09
Inviato da: cassetta2
il 29/07/2024 alle 22:19
Inviato da: ARCAN020
il 29/06/2024 alle 12:34
Inviato da: fedechiara
il 24/06/2024 alle 06:56
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 16:38