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Post n°86 pubblicato il 03 Ottobre 2012 da non_muoverti

 

 

Sparire , senza lasciare tracce, defilarsi, affermare di nuovo se stessi, il proprio corpo, la propria mente , lasciare al mondo quotidiano la propria assenza, far brillare di luce chiara la libertà…
…Ah…!
Ricordo il caso dello scrittore Michel Houellebecq, sparito per due giorni e riapparso dopo essere mancato a una serie di conferenze, e dato per disperso solo perchè irraggiungibile via cellulare e via mail. L’artista era semplicemente nella sua casa di Parigi, nessuna fuga o cambio d’identità, nessuna rottura con il proprio ruolo sociale e artistico; forse voleva stare solo un po’ fuori da tutte le costrizioni.

Il fascino della sparizione mi ha sempre causato una vertigine. Il pensiero di dover essere parte di questa realtà, dove si ha un nome, una via, uno stato civile, un mestiere, uno spazio, spinge a desiderare un’aria nuova. Provare a combattere i confini, allungare il passo oltre la recinzione, e vedere cosa succede. Missing. Sconvolgimento. Ma perchè tanta agitazione? Nel mondo dove si è rintracciabili anche con un cellulare spento, l’idea di libertà è diventata una cosa oscura; chi non si stringe ad un gruppo, chi non è socialmente competente e sfugge la "norma" va piantonato.
No. Scomparire non è la fine. E’ piuttosto l’inizio.
Houellebecq "è tornato" subito. Ma non è questa la vera brutta notizia?

 
 
 
 
 
 
 

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