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« Due parole sulla Palesti...Serata in memoria di Sara »

Sara e la Palestina (articolo apparso su Il Nuovo Municipio n°1)

Post n°62 pubblicato il 28 Luglio 2014 da rebeldia.rossa

Come nel post "Sara e la Palestina", ripropongo un altro articolo che la nostra Sara scrisse sul periodico "Il Nuovo Municipio". Era il numero uno, l'anno il 2005, e con questo pezzo lei ci introduceva verso un mondo di cui avevamo sentito brevemente parlare solo dai media, verso una guerra che non capivamo, cominciata ancor prima che la maggior parte di noi nascesse. Ascoltavamo mentre ce lo leggeva e non sapevamo che dietro quelle parole c'era un mondo intero fatto di persone che da noi non erano tanto più diverse, che amavano, sopravvivevano sotto le bombe da sempre e talvolta, purtroppo, morivano. Persone che a dispetto di quanto accadeva nella loro terra, la Palestina, resistevano ad un sistema che non desiderava altro che vederli andare via. Con le sue parole Sara ci ha insegnato tanto ed è bello pensare che un pezzetto di lei viva ogni volta che qualcuno rilegge i suoi scritti. 

Carlotta



ISRAELE – PALESTINA

Di Sara  Chiarello (da Il Nuovo Municipio n°1, anno 2005)

 

 Notizie, report, riflessioni dai territori occupati (e campi profughi) che non vogliono essere un quadro completo del conflitto medio orientale, ma degli spunti che mettano in luce soprattutto quanto poco i nostri media ci trasmettono e lasciano trasparire di tutto ciò che realmente accade. Perché essere meglio informati, nonostante il conflitto non ci tocchi in prima persona e ciò ci fa sentire autorizzati ad ignorarlo, è già un inizio per permetterci di prendere il distacco dal “pensiero unico” (ci lasciano ancora pensare?).

Contro il muro in Palestina e contro il muro dell’ignoranza…

Le notizie arrivano per la maggior parte dal Coordinamento Cappa (Campagna per la Presenza in Palestina), che raccoglie varie realtà (singoli, associazioni, gruppi) da tutta Italia, tutte già operanti ed attive nei territori palestinesi. Per esempio ne fanno parte lo SCI (Servizio Civile Internazionale) presenta ad Hebron, Operazione Colomba che opera a Ramallah, Assopace (Verona, Napoli, Padova, Roma) che ha un presidio fisso a Nablus, le Donne in Nero (delle quali Luisa Morgantini è una delle presenze veramente attive in molti luoghi), Pax Christi, Salama Ragazzi dell’Ulivo che ha un progetto a Gaza, Project Hope, Berretti Bianchi, Agisci, etc.



Dalla Striscia di Gaza:

 

Cari tutti,

  la giornata trascorsa è stata una di quelle nelle quali ti senti trascinato e non riesci a capire quanto vivi e quanto sei vissuto. Ieri notte il concerto dei rumori della guerra non ci ha fatto addormentare sereni, sapevamo che qualche cosa stava succedendo. In questi momenti è la radio che prende il controllo, ti senti stringere la gola, senti il rumore della guerra e tu non puoi fare niente, solo ascoltare, ascoltare il moto pesante dei cingolati e il rumore degli elicotteri. Qualche sparo. Prima di addormentarmi, all’una e trenta di notte, annoto queste parole sul mio squadernino “Notte, un lampo in lontananza, non è un temporale”. Un rombo in cielo, non è un temporale. Rumori sinistri in questa notte che era sembrata tranquilla. Sono gli elicotteri da combattimento Apache in cielo e i Tank a terra. Magari domani mattina ci saranno lanci d’agenzia che daranno i numeri, tot morti, tot feriti, tot case distrutte. Numeri, numeri del cazzo, magari qualcuno in Italia preferirà la hit del momento alla voce del giornale radio che elenca i numeri. Ma queste normalità di numeri e rumori molesti è agghiacciante e non ci dovrebbe essere acconsentito nemmeno a noi, nei nostri comodi letti europei e nord americani, di dormire questa notte. Cristo!

Questi non sono numeri, sono persone, storie, sono cose vere e tangibili. Mentre noi siamo testimoni di questi rumori dal nostro balcone nella casa di Qararah (Palestina), nella strada sfrecciano i taxi che portano i lavoratori verso il confine di Erez. Lavoratori spinti dalla fame a lavorare per uno stato che questa notte tiene svegli i loro figli con suoni di una battaglia che per la sua macabra ripetitività sembra quasi normale qui nella Striscia di Gaza. Questa mattina ci siamo immersi nel vortice di rabbia che è scaturito da questa azione militare. Abbiamo sentito le urla della folla che portava le vittime dell’attacco fino alla moschea. C’erano spari e bandiere. Più tardi siamo andati a visitare i luoghi della mattanza. Un uomo anziano ci racconta come hanno ucciso sua nipote di 50 anni, madre di un’attivista, che si è vista piombare i soldati in casa, ai quali terrorizzata ha sbarrato la porta. La risposta dei militi è stata una raffica che l’ha buttata a terra sanguinante. I soldati hanno ammanettato gli uomini,. Le donne sono state rinchiuse in una stanza. La donna sanguinante è stata lasciata priva di aiuto. La zona è stata invasa dai soldati e dai mezzi corazzati israeliani, nessuna ambulanza ha potuto accedervi fino alle tre e mezza. Per la donna è stato troppo tardi. In un altro posto, sempre nel cuore della notte , delle persone osservano gli elicotteri dal terrazzo di casa e come risposta si vedono arrivare un razzo addosso. Ci sono tre feriti di cui uno grave. Le scale della casa sono tutte intrise di sangue, ed è un’immagine di quelle che ti rimangono stampate dentro, anche i volti delle persone ti si appiccicano al cuore, qualcuno ha ancora gli indumenti sporchi di sangue e gli occhi sono umidi di lacrime.. Poco prima delle quattro, i soldati hanno ripiegato e la gente è scesa in strada probabilmente mossa da un misto di rabbia e curiosità. Molta gente si raduna all’angolo di una strada, ma un razzo assassino colpisce il gruppo. La strage è inevitabile: nove morti, alcuni sono giovani fra i 15 e i 16 anni. I feriti sono circa una settantina. Di questa carneficina troviamo traccia nei continui passaggi di ambulanze che corrono verso Gaza, nei cortei funebri, io ne conto almeno sette. La rabbia si respira nell’aria, la battaglia continua fino alle nove di mattina, come due ciliegine sulla torta pare ci sia un lancio di granata verso un insediamento ad opera di Hamas e dei colpi che colpiscono l’ospedale Nasser di Khan Younis, risultato: un morto e otto feriti. La tv palestinese per tutta la mattina ha trasmesso immagini dell’ospedale invaso sai feriti, sangue, sangue vero, l’ospedale della tv palestinese non è quello E.R. Medici in prima linea. Poi ci sonno inni patriottici e una specie di telepredicatore che consola una donna che chiama la tv piangendo e urlando, fino a sera siamo presi in questo turbine di notizia e del numero di vittime che sale. E’ ormai notte, tutto tace, speriamo sia questa una notte tranquilla. ( Operazione Colomba 09/10/05)

Sara in Plaestina

 
 
 
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